Da ristorante a luogo d’incontro, d’arte e di cultura, d’intrattenimento e fashion, un moderno “hub” in un giardino africano a due passi da dove più di cinquecento anni fa arrivò la cultura occidentale a Malindi e dove oggi è ancora possibile godere delle eredità lasciate da questo evento.
Il percorso del Baby Marrow è più recente, ma iniziato già da qualche anno e proseguito gradualmente e in maniera armonica grazie alla passione e alla verve del suo proprietario Maurizio Mogavero, un vulcanico connazionale a cui la semplice etichetta di “ristoratore” sta molto stretta.
Così da subito ha arredato il suo locale, uno dei punti di riferimento culinari della cittadina, con opere d’arte alle pareti e ha spesso ospitato serate tra cultura, musica, creatività locale e commistioni di generi, attività e discipline.
Da quest’anno poi ha dato spazio alla moda, ospitando l’angolo boutique di Miradi Studio, con i capi originali di Simonetta Schiantarelli e si sta “rifacendo il trucco” con numerosi accorgimenti e abbellimenti alla struttura.
Un totem segnaletico con varie frecce indica che a distanza di pochi metri ci si può perdere in un angolo diverso come fosse una destinazione del piacere e della curiosità. E' così che il giardino del Baby Marrow sta diventando un piccolo teatro informale di sorprese e ora inaugura anche la mostra permanente di sculture in pietra africane di Ndoro Sculpture Garden.
Un’altra novità è il “Pizza Corner” creato nel “baby bar” all’ingresso, con tavoli sotto il makuti e nella veranda sulla strada e con un menu di pizze dedicato a prezzi speciali, Kes. 100 in meno a pizza rispetto al listino del ristorante, dove peraltro sarà sempre possibile gustare anche la specialità napoletana cotta nel forno a legna ma dove con la riduzione dei tavoli e la creazione di un ambiente più intimo e confortevole, si raccomanda sempre la prenotazione.
Non si può dunque parlare di “nuovo Baby Marrow” ma di un locale in continua evoluzione, dove al centro di tutto vengono posti la meraviglia, l'inedito, la condivisione. Per non dover dire semplicemente “stasera vado al ristorante”.