Editoriali

L'EDITORIALE

L'elefante attacca per paura se avvicinato

Quella del povero Nando è stata una grave imprudenza

20-09-2016 di Freddie Del Curatolo

Come spesso accade, al dispiacere per la perdita di una persona che si conosceva da anni, si aggiunge la tristezza di vedere mal gestite, distorte se non manipolate le notizie che riguardano il fatto di cronaca scaturito dalla sua scomparsa.
Il povero Ferdinando Mocciola, per tutti a Malindi semplicemente "Nando", per alcune testate italiane è stato vittima dell'aggressione di un "elefante agguerrito" se non addirittura di un "pachiderma killer", che lo avrebbe deliberatamente schiacciato, ebbro di cattiveria. 
In realtà le cose sono andate diversamente e chi è esperto di savana o avvezzo all'Africa e dotato di un minimo di buon senso, lo può immaginare. 
La vicenda peraltro è stata confermata in egual maniera dai tanti testimoni della tragedia, oltre che dall'attivo personale dello Swara Camp che ha cercato prima di dissuaderlo dall'avvicinarsi all'elefante e in un secondo tempo (sapendo come fare) ha fatto fuggire l'animale, evitando che potesse tornare su di lui. 
C'è la percezione che Nando sia sceso al fiume ben sapendo il rischio che stava correndo e probabilmente è stato questo rischio a dargli l'adrenalina necessaria a vincere la paura, a fargli ignorare le avvertenze di tutti e ad approfittare di un attimo in cui moglie e amici erano nelle tende e il personale nella sala delle colazioni per sgattaiolare giù per il sentiero che conduce al fiume. 
E' forse una fine meno gloriosa di quella dei tanti "base jumper" che ultimamente sono morti schiantandosi sulle rocce con le loro tute alari, ma l'adrenalina che sale è più o meno simile. E anche il tremendo risultato finale.
La sfida alla natura è insita nell'animo umano, ma deve avere un senso. 
Stuzzicare un animale selvaggio quindici volte più pesante di noi per fare due foto con il telefonino non è uno sport, non reca nessun tipo di gloria.
Non si deve fare e basta. Ci sono regole ben precise nella savana: gli animali ignorano l'uomo o ne hanno paura, anche quelli più grossi e forti di noi.
E' questa la grande fortuna del genere umano e nei secoli ha fatto sì che la nostra razza non si estinguesse ma che, anzi, continuasse ad evolversi e fare grandi scoperte, guerre, opere immortali e danni quotidiani fino ad oggi.
A parte un carnivoro affamato, nessun animale se non avvicinato o molestato, aggredisce per primo.
Fare un safari è una delle esperienze più emozionanti della vita, ma è anche l'ingresso in un mondo in cui bisogna entrare in punta di piedi, in silenzio, stare ai margini e rispettare abitudini ancestrali.
Dobbiamo essere solo grati agli animali, alla Natura, di farci assistere a questo spettacolo e non comportarci da sconsiderati padroni della terra.
Allo stesso modo però è stupido e superficiale parlare di "Africa pericolosa" o di "animali aggressivi" o assassini, quando accadono episodi del genere. Sono loro ad avere più paura, e non perché gliel'ha messa addosso qualcuno.
E' così da sempre.
E' che viviamo nella società mediatica del terrore, dove regna la paura di ogni cosa. 
Come dimostra la triste vicenda di Nando non è la paura cieca che bisogna coltivare ed insegnare ai nostri figli, paura che l'ignoranza può solo trasformare in azioni incoscienti. 
Sono la conoscenza, l'approfondimento, la cultura e la curiosità consapevole che ci salveranno. 
Se mai vorremo salvarci.

TAGS: elefantiSwara Camp savanaFerdinando Mocciolaelephant kills

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