Reportage

REPORTAGE

Nel cuore dei Mijikenda

Mekatilili Wa Menza Festival 2011

15-08-2011 di Freddie del Curatolo

Sono qui di nuovo a raccontarvi di un popolo, di una cultura, della lotta pacata e dignitosa, ma disperata di un'etnia per conservare le proprie tradizioni e proteggere i saggi anziani. 
Qualcuno, spinto dall’emotività scatenata dalla gravissima situazione del Corno D’Africa, mi ha detto in questi giorni che la cultura non si mangia, non disseta e non salva la vita.
La prima obiezione che mi è uscita dalla bocca è: “se la generosità, l’umanità, l’intraprendenza del resto del mondo non riescono a salvare i propri simili che muoiono di fame e di sete, se la storia ci insegna che siamo sempre stati buoni ad imbandire tavole ben oltre il nostro appetito mentre altre persone crepavano o si scannavano per le briciole, permettetemi di provare, nel mio piccolissimo, ad andare alle radici della questione. L’ignoranza, da sempre, fa solo danni”.
Dite che l’ho presa troppo alla lontana?
a verità è che io mi occupo di cultura, è il mio campo e mi viene spontaneo affidarmi a quest’arma.
Ma è anche vero che, come in amore non c’è sottrazione ma solo addizione, così una filosofia, tradotta in pratica, non esclude l’altra.
A questo penso, mentre ci avviamo verso Bungale, profondo entroterra di Malindi. Un camion pieno di carboidrati e proteine, ci segue cigolante divorando polvere e orizzonte.
La strada per Baricho, che si lascia il Galana River a sinistra, è sconnessa quanto basta. La sabbia bianca di vento e corallo dopo alcuni chilometri cede spazio alla rossa argilla che, in cromatico accordo con la natura, prende colorazioni sempre più violacee man mano che il terreno intorno s’inaridisce.
L’Africa è terra in cui le contraddizioni sono la regola. Baricho è il villaggio da cui proviene gran parte dell’acqua che scorre nelle tubature di Malindi. Grosse turbine, quando la società dell’acqua paga la bolletta dell’elettricità, filtrano il fiume Galana e lo sparano a valle. 
Ci si aspetterebbe di entrare in una lussureggiante oasi, un “aquatic park” con microclima tropicale; invece qui regnano sassi e sterpaglie, formicai d’argilla e tronchi bruciati. Nella stagione più florida, dopo le grandi piogge, a Bungale è già arsura. Il giorno della Celebrazione però è un giorno di festa. Lo abbiamo fatto coincidere con una consegna di cibi raccolti attraverso malindikenya.net. Farina di mais e fagioli. Il centro culturale Mekatilili Wa Menza è la riproduzione di un antico villaggio giriama. Anzi, è quel villaggio. La comunità in cui viveva la “pasionaria” che osò sfidare l’Impero Britannico. Qui la gente sa. Mekatili fu arrestata una prima volta a Malindi. La liberarono i suoi fedeli compagni, guidati dal fido Wanje wa Madori. La seconda volta i governatori di Sua Maestà la deportarono in una sorta di campo di lavoro a cielo aperto, sulla strada per il lago Vittoria. Scappò pure dal lager e, a piedi, tornò a Bungale, per riorganizzare la resistenza. Qui morì, venerata dalla sua etnia, nel 1925. All’interno del villaggio, se escludi qualche telefonino e due paia di scarpe da ginnastica, siamo nel 1925. 
L’avvocato Mwarandu è in piedi in mezzo a un cerchio formato da un centinaio di esponenti di spicco dei Mijikenda. C’è il figlio di Simba Wanje, il “leone di Kaya Fungo”, ultimo sovrano dell’etnia, quando ancora si usava eleggere un re tribale. E’ bardato con una sciarpa rossa in diagonale sul petto e indossa il copricapo di piume d’uccello ereditato dal padre. Ci sono i capotribù dei “mandamenti” di Ribe, Rabai e Jibana. Ad ognuno di loro viene lasciato spazio per presentarsi e ribadire la volontà di pace, di unità e di lotta per la causa comune della sopravvivenza culturale. C’è il giovane capo Duruma, arrivato dalla lontana Mazeras tra mille peripezie stradali. Infine, seduto sul “kihi”, lo sgabello tradizionale di legno, poco più grande di un barattolo, l’enorme Mzee Kahindi Jogolo. Il gallo, viene chiamato. Centocinquanta chili di voce roca, salute precaria e sguardo torvo. Ha preso le redini di Kaya Fungo, luogo sacro dell’etnia non lontano da Kaloleni, dove la regina Mepoho fece i suoi vaticini. Nel suo sprezzo per le novità, c’è la frustrazione di non essere diventato monarca triviale. Mwarandu mi presenta ai convitati. Spiega che ho un nome giriama, che non sono lì per caso o per turismo. Tra poco apriremo il sito internet makayakenya.com e girerò un video sulle celebrazioni annuali. Jogolo scuote la testa, ricorda quando una delle sue venti figlie prese un tedesco come marito e con riluttanza da il suo benestare. Sono il primo uomo bianco ad entrare nel mausoleo di Mekatilili durante la preghiera. 
Senza scarpe e senza vestiti occidentali. Un khanga avvolto alla vita e la sciarpa al collo, come ogni uomo mijikenda. Leni, senza macchina fotografica e con l’hando prestato dall’amica Jumwa.
L’archivista John ci spiega che non si possono fare riprese o scatti al sepolcro dell’eroina giriama. Ai suoi tempi non c’erano questi marchingegni e fino a qualche anno fa da queste parti era abitudine credere che la fotografia rubasse l’anima delle persone e di conseguenza la possibilità di agire da antenati, dopo la morte. 
“Siamo convinti che se qualcuno immortalasse la tomba di Mekatilili, qualcosa di terribile potrebbe accadere ai giriama”. 
Rispettiamo, senza troppo violentarci. 
E’ già difficile raccontare l’atmosfera intorno al sepolcro. Gli anziani pregano, invocano Mekatilili. Mzee Katana Kalulu, uno dei più anziani “kaya elders” ha la voce rotta dall’emozione e il respiro, prendendo corpo nelle corde vocali, fatica ad uscire dai denti storti. Ognuno regala un pensiero alla sua Santa. “Sono tempi difficili, i giovani non ci seguono, la profezia di Mepoho si è avverata in pieno” spiegano a turno i capotribù, lanciando un augurio, una speranza, una richiesta di pace. Mama Kabucheche, un donnone che sembra l’Aretha Franklin mijikenda, guida il gruppo delle donne che escono dal sepolcro cantando, insieme a Tremalnaik, il giriama col turbante della tribù di Bamba, entroterra di Kilifi.
Le celebrazioni proseguono e la giornata andrà avanti come da copione con l’arrivo delle autorità provinciali e la distribuzione del cibo alla comunità del villaggio di cui abbiamo già raccontato. Più che parlarne e descrivere era importante esserci. 
E credetemi, più si riesce a vivere, meno viene da scriverne. 

TAGS: BungaleMekatilili Wa MenzaMekatilili FestivalMADCA

Hai trovato utile questo articolo?

Apprezzi il nostro lavoro quotidiano di informazione e promozione del Kenya? Malindikenya.net offre questo servizio da 16 anni, con il supporto di sponsor e donazioni, abbinando scritti e video alla diffusione sui social e ad una sorta di “ufficio informazioni” online, oltre ad affiancarsi ad attività sociali ed istituzionali in loco.

Di questi tempi non è facile per noi continuare a gestire la nostra attività, garantendo continuità e professionalità unite a disponibilità e presenza sul campo.

TI CHIEDIAMO QUINDI DI CONTRIBUIRE CON UNA DONAZIONE PER NON COSTRINGERCI A CHIUDERE. TROVI TUTTE LE INFORMAZIONI SU COME AIUTARCI A QUESTO LINK:

https://malindikenya.net/it/articoli/notizie/editoriali/come-aiutare-malindikenyanet-con-una-donazione.html

GRAZIE
ASANTE SANA!!!

Oggi a Malindi si celebra l'eroina popolare della cultura Mijikenda Mekatili Wa Menza.
Si tratta della più importante celebrazione tradizionale della popolazione della costa keniana. L'etnia Mijikenda rappresenta infatti le nove tribù che abitano da nord di Malindi fino al confine con la Tanzania.

LEGGI TUTTO L'ARTICOLO

La costa del Kenya ha un’eroina popolare e si tratta di una figura importantissima nella storia del Paese, perché...

LEGGI L'ARTICOLO

Come ogni anno in questo periodo l'etnia Mijikenda della costa keniana ed in particolare i giriama di...

LEGGI L'ARTICOLO

L’uomo occidentale è un animale particolare, perché è capace di non credere a quello che...

LEGGI L'ARTICOLO

Malindi quest'anno ha preparato un calendario davvero succulento di eventi dedicati non solo...

LEGGI L'ARTICOLO

Un evento a base di musica tradizionale della costa, danze popolari ed altre attività all’ombra...

LEGGI L'ARTICOLO

Originariamente era il "Kenyatta Day", il giorno che ricordava la data di nascita di Jomo, primo Presidente del Kenya indipendente, 20 ottobre 1889.
Dal 2010, dopo la stesura della nuova costituzione, la festa nazionale è stata dedicata anche...

LEGGI TUTTO L'ARTICOLO

“Se l’Africa non fosse donna, si chiamerebbe Africo”.
La battutaccia non è mia (per fortuna, ma ho fatto anche di peggio) ma di un...

LEGGI TUTTO L'EDITORIALE

Metti il più grande poeta della costa keniana, la storia della sua terra e le sue leggende recitate con passione. Aggiungi un cantautore che del cuore e delle storie vere ha fatto uno stile di vita, ancor più che un...

LEGGI TUTTO E GUARDA LE ALTRE FOTO

In un’epoca in cui la barbarie e i peggiori istinti dell’uomo, grazie anche alla ribalta mediatica e social, hanno...

LEGGI L'ARTICOLO

Il Malindi Clean Up day, lo avevamo annunciato, non è stato un evento né un iniziativa isolata: la...

LEGGI L'ARTICOLO

Per molti di noi è impensabile intraprendere un'esperienza di volontariato in uno dei bassifondi del mondo, nello slum di Nairobi che rivaleggia con le favelas brasiliane per conquistare la triste maglia nera dell'agglomerato suburbano più povero e derelitto del pianeta.

LEGGI TUTTA LA STORIA

Il 20 ottobre in Kenya si festeggia la giornata degli eroi nazionali, ovvero il "Mashujaa day".
Originariamente...

LEGGI L'ARTICOLO

Il Kenya negli ultimi anni ha dimostrato di essere una democrazia. La sua classe politica, non...

LEGGI L'ARTICOLO E GUARDA LA GALLERY

Una festa senza precedenti per Malindi e la sua gente, migliaia di persone hanno affollato sabato sera lo spazio dell'ex Sinbad di fianco al Casino, ma altre migliaia erano nelle strade e negli spiazzi attigui e sono confluiti lungo tutta...

LEGGI TUTTO L'ARTICOLO E GUARDA LA GALLERY

S'intitola "Giriama Warriors" la mostra che Gian Paolo Tomasi inaugura venerdì prossimo, 15 dicembre, alle 18 presso la nuova galleria d'arte "Artistaste" di Nairobi, attigua al ristorante italiano "La Salumeria".
La mostra, già presentata in...

LEGGI TUTTO L'ARTICOLO