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Coprifuoco e alcolici, le decisioni del Kenya

A fine settimana verdetti e nuove norme

24-08-2020 di Freddie del Curatolo

Una nuova decisione da prendere, settori dell’economia da favorire  o penalizzare, categorie di lavoratori da mettere in ulteriore difficoltà o fa tornare a respirare, situazione sanitaria da rischiare di compromettere o continuare a contenere.
Alla fine di questa settimana il Presidente del Kenya Uhuru Kenyatta è chiamato nuovamente ad esprimersi sulle restrizioni ormai in atto da cinque mesi nel Paese per l’emergenza pandemia.
Dopo aver riaperto parte delle attività economiche e i confini di 5 contee nazionali lo scorso luglio, uffici pubblici, chiese e voli nazionali ed infine ad agosto aver riaperto le frontiere internazionali,  vietando però la somministrazione pubblica di alcolici, ci si attende ora un ulteriore passo avanti per riportare il Kenya alla normalità.
Il freno, come sempre è accaduto in questi mesi, è rappresentato dal Ministero della Salute che peraltro a fine luglio si era schierato contro la riapertura dei cieli al traffico aereo dal resto del mondo e aveva cercato almeno di imporre la quarantena a chiunque arrivasse nel territorio keniano.
Il Ministro Mutahi Kagwe hanno “perso” su più fronti perché le priorità finanziarie hanno prevalso, ma hanno ricevuto in cambio il “contentino” del divieto di alcolici ed il prolungamento del coprifuoco.
Ora la richiesta della maggior parte dei cittadini e delle associazioni di categoria è quella di rimuovere sia il coprifuoco che favorire la riapertura dei bar e la vendita pubblica di alcool. Durante la recente visita lampo del Ministro del Turismo Najib Balala a Watamu per assistere in solitaria allo spettacolo della migrazione delle balene, le associazioni di hotelier e ristoratori che non ha voluto incontrare, hanno chiaramente fatto sapere che molti imprenditori del settore turistico sono in grande difficoltà e faranno fatica a tenere aperte le loro attività, se qualcosa non si sblocca.
In altri Paesi africani il coprifuoco è stato posticipato a mezzanotte.
Potrebbe essere una soluzione temporanea per impedire gli assembramenti notturni, le cattive abitudini ad esso collegate e allo stesso tempo ridare linfa al settore dell’ospitalità, della ristorazione e al turismo in generale.
La situazione assurda di un agosto in cui i ristoranti non possono preparare la cena ai loro clienti e gli hotel possono servirla solo in camera dopo le 7 di sera è qualcosa che secondo gran parte dell’opinione pubblica ha poco a che vedere con il contenimento del Covid-19 e mette ulteriormente in crisi chi non si è mai opposto a protocolli vari e alla tutela della salute di tutti.
Il Ministero degli Interni vorrebbe implementare alcune di queste norme per rendere più semplice, automatica la loro applicazione. Il grande problema di questi mesi infatti è stato far rispettare le regole, non tanto inventarsene di nuove ogni settimana. L’applicazione pratica delle leggi in Kenya si è sempre dovuta scontrare con la pigrizia e la corruttibilità di chi è chiamato a farle rispettare, oltre che dalle malpratiche di una buona parte dei dipendenti delle istituzioni.
Questo causa la paradossale situazione che vede ristoranti, hotel e locali pubblici rispettare alla lettera regole che sono anche costate soldi e sacrifici, per poi assistere allo spettacolo di un popolo quasi totalmente incurante dell’obbligo di mascherina e con difficoltà endemiche ad igienizzarsi, date le condizioni di sempre di acqua e dei loro habitat. Anche a fronte del calo di positivi di questi giorni (e non si vedano i numeri, ma le percentuali rispetto ai tamponi fatti, ieri 246 su 4179, tre settimane fa su analoga quantità di tamponi furono 396) il Ministero della Salute continua a spergiurare che la curva non è in discesa, forse anche perché vede cosa sta succedendo nel mondo non appena allentata la presa. 
Speriamo che in questi giorni il Governo rifletta sulla realtà del Paese e prenda finalmente decisioni coerenti che rispettino il mondo del lavoro e chi ha puntato sul Kenya per crescere e far crescere, sempre nel rispetto della salute e (verrebbe quasi da dire “ahimé) delle tendenze globali.  

TAGS: turismo kenyacoprifuoco kenyaalcolici kenyaregole kenya

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