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EDITORIALE

Viaggi Italia-Kenya, la grande confusione

Tamponi, permessi, traduzioni: quasi impossibile dare informazioni precise

03-10-2020 di Freddie del Curatolo

Difficile, impossibile, anzi improbabile.
Non fossero bastati i mesi di lockdown, non fossero sufficienti le restrizioni, le limitazioni geografiche nei viaggi del turisti, le quarantene al ritorno, i risultati dei tamponi da farsi rilasciare in battuta, le traduzioni in inglese...ormai arrivare in Kenya per chi vi è abituato da anni pur non essendo residente è diventato un terno al lotto, come si diceva una volta, o se preferite un “gratta e perdi”.
Non è solo una questione di regolamenti e decreti che cambiano continuamente, ma anche un problema di interpretazione dei medesimi, specie quando sono tradotti da altre lingue.
Cerchiamo di analizzare la questione dei viaggi Italia-Kenya andata e ritorno per farvi capire non solo come sia diventato praticamente impossibile dare informazioni corrette e perché ci sentiamo in dovere di scrivere che è meglio rispettare tutte le regole, se si vuol venire in Kenya, anche se sappiamo che c’è chi riesce ad entrare nel Paese da turista senza troppa fatica, pur essendo illegale. Così come abbiamo diverse segnalazione di connazionali rimasti a terra a Malpensa e Fiumicino e di qualcuno che ha dovuto fare il diavolo a quattro per non essere respinto all’arrivo a Nairobi e Mombasa.

GLI ULTIMI AGGIORNAMENTI

Da un documento che la redazione di Malindikenya.net ha potuto visionare, da qualche giorno l’Ufficio della Salute dell’Aeroporto di Nairobi richiede il certificato di Tampone PCR non solo tradotto in inglese, ma con 96 ore di validità dall’arrivo in Kenya e non più dalla partenza.
In effetti l’indicazione del Ministero dei Trasporti del Kenya, basata sul Decreto di Riapertura delle frontiere internazionali datato 1 agosto 2020, chiedeva in inglese il tampone PCR con validità “96 hours before travel”, dove l’esatta traduzione sarebbe “96 ore prima di viaggiare”.
Anche il sito Viaggiare Sicuri del nostro Ministero degli Affari Esteri segnala ancora il comunicato ufficiale del 1 agosto e scrive che le 96 ore del tampone si intendono dalla partenza.
Il problema è che all’arrivo in Kenya, l’ufficio immigrazione locale di quel che è scritto sul sito della Farnesina se ne potrebbe tranquillamente fregare.

CHI PARTE UGUALMENTE

Abbiamo ricevuto diverse testimonianze e segnalazioni di italiani che sono entrati in Kenya, arrivando dall’Italia, con il solo visto turistico. Ricordiamo che è l’Italia che a regola non fa partire i propri connazionali verso mete al di fuori dell’Europa Unita per motivi esclusivamente turistici.
E’ anche vero che i controlli in questo caso sono “random”, ovvero occasionali.
Non per una scelta di metodo, ma perché affidati al personale che si occupa del check-in in aeroporto, ovvero dipendenti delle compagnie aeree con cui si volerà.
Dalle statistiche in nostro possesso, basate su qualche decina di testimonianze che riteniamo veritiere, la compagnia più “morbida” in questo senso risulterebbe essere Ethiopian Airways, mentre la più seria e ligia Qatar Airways. Negli ultimi giorni, come scritto anche ieri, si stanno però intensificando i controlli. Come già detto in Kenya l’unico problema è relativo al tampone. Se lo avete datato 96 ore prima dell’arrivo e tradotto in inglese, non avrete sicuramente problemi. Non c’è quarantena e non ci sono altre limitazioni per avere il visto turistico di 3 mesi rinnovabile eventualmente per altri 3. Gli italiani, si sa, appartengono alla categoria dei più furbi del mondo, quindi c’è chi assicura di essere passato all’aeroporto di Mombasa con il solo certificato sierologico, chi addirittura senza niente e magari portando con sé un arma da fuoco.
Oltre agli inguaribili mitomani, è un po’ la sindrome dei giocatori del casinò, che raccontano unicamente delle loro vittorie. In questo caso in pochi si vanteranno di aver dovuto allungare qualche mancetta per ovviare ad una loro mancanza.

CHI VIENE RESPINTO

Chi invece è stato lasciato a terra o ha seriamente rischiato di non partire, difficilmente racconta una bugia. E’ capitato ad un manager di Nairobi, residente, che non aveva il certificato del Tampone PCR tradotto in inglese, così come ad un residente che non aveva il timbro comprovante il permesso di lavoro sul passaporto. Sono già una ventina i turisti diretti in Kenya che non sono stati imbarcati per non avere documenti necessari a motivare un viaggio all’estero oltre l’area Schengen.
Non così pochi per rischiare di perdere il biglietto dell’aereo.

QUARANTENA AL RITORNO IN ITALIA

In questo caso, dai numeri in possesso di Malindikenya.net, la maggioranza di chi dal Kenya è tornato in Italia e non ha fatto un solo giorno di quarantena, è schiacciante.
Anche qui, il problema sta tutto nei controlli aeroportuali.
Il Kenya non richiede nulla per uscire dal Paese, sono le compagnie aeree che obbligano (quasi tutte) a fare il tampone. Ma anche il tampone con esito negativo all’arrivo in Italia secondo il decreto di emergenza non dovrebbe essere sufficiente ad evitare i 14 giorni di isolamento al proprio domicilio.
Il fatto è che all’arrivo negli aeroporti italiani difficilmente viene chiesto nulla e soprattutto le autorità non trasmettono i vostri dati e il vostro arrivo da un Paese straniero all’ASL locale, che di conseguenza non avrà mai il vostro nominativo e numero di telefono per contattarvi e sapere se state facendo la quarantena e magari venire anche a controllare di persona.
Anche nel caso che ci è stato riferito direttamente da due persone, che volontariamente hanno chiamato l’ASL per avvertire che erano arrivati dall’Africa, l’ASL stessa ha detto loro che li avrebbe richiamati per sapere delle loro condizioni, ma non l’ha mai fatto. Dopo 14 giorni sono stati loro a chiamare l’ASL per sapere se potevano uscire di casa...

Capite perché dare informazioni sui viaggi Italia-Kenya attualmente è praticamente impossibile e forse anche un po’ inutile. Noi continuiamo a consigliare a nostro discapito ai turisti di attendere la riapertura dell’Italia ai viaggi per turismo che speriamo coincida con la rimozione della quarantena al ritorno. E a chi quando inizierà a fare freddo sarà pronto di venire i soliti cinque o sei mesi sulla costa keniana di valutare il discorso assicurativo per tutelare la salute e trovare il sistema di motivare in maniera quanto più legale possibile il vostro soggiorno “non turistico”.
Karibu...Bahati Njema.
Buona fortuna!

TAGS: info kenyaviaggi italia kenyaturismo kenya

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