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Quando il mostro del Circeo faceva le pizze a Malindi

Chiuso per sempre il processo e il mistero di Andrea Ghira in Kenya

12-09-2017 di Freddie del Curatolo

Nei giorni scorsi la Giustizia italiana ha archiviato per sempre uno dei capitoli delittuosi più famosi della cosiddetta “Roma bene”, il massacro del Circeo.
Era il 1975 e due ragazze furono violentate e seviziate (una a morte, l’altra si salvò fingendosi tale) da tre rampolli di “buona famiglia”. 
Uno di loro, Andrea Ghira, figlio di un noto campione olimpico di pallanuoto, riuscì a scappare e, secondo l’inchiesta e le ripetute analisi dei suoi resti nel corso degli anni, sarebbe morto per overdose nel 1994 in Spagna, dopo essersi arruolato nella Legione spagnola di stanza in Marocco.
L'appendice del processo cercava di stabilire chi dall'Italia avesse alimentato la fuga e sponsorizzato la latitanza di Ghira per vent'anni.
In quel tempo il giovane assassino sarebbe stato visto in Argentina, in Nord Africa e anche in Kenya. Dopo la sua morte, furono molte le testimonianze in tal senso e la notizia uscì anche su quotidiani e periodici.
Metà anni Ottanta, inizio Novanta erano gli anni in cui tra gli italiani (tutti gli italiani, ma la colonia romana era ben rappresentata) andava di moda la vacanza, se non la fuga, a Malindi.
Quel paradiso esotico senza accordi di estradizione con l’Italia, iniziava a fare gola più del Sudamerica a pentiti, teste di legno e a chi aveva guai d’ogni tipo con la Giustizia. Facevano parte di tutti i connazionali che, per un motivo o per l’altro, volevano rifarsi una vita.
C'erano falliti, divorziati, appassionati di caccia grossa, anche tante brave persone. Ma anche figli di puttana che la metà bastava.
Era uno specchio del Belpaese rosso e nero degli anni di Piombo.
Malindi non era certo il luogo dove continuare a perpetrare malefatte, piuttosto l’Africa poteva essere il “buen retiro” dove riprendere il contatto con la vita vera o coltivare per sempre una nuova identità.
Ma a qualcuno, alla fine, anche la prigione tiepida e dorata all’ombra delle palme, poteva stare stretta.
In quella Malindi, per due o tre anni, fu alimentata la leggenda che Andrea Ghira fosse “Lorenzo”, il gestore di I Love Pizza.
Ovviamente non era cosí, ma Lorenzo era proprio un rampollo romano e c’era chi giurava che avesse una somiglianza impressionante con il “Mostro del Circeo”. D’altronde si sapeva che fosse ricercato in tutto il mondo e che la vittima rimasta viva, Donatella Colasanti, stesse impiegando la propria esistenza con avvocati ed investigatori per trovarlo e farlo marcire in galera.
Ma il Lorenzo “Ghira” di Malindi sembrava troppo tranquillo e disinvolto, re delle notti e della caipirinha (leggenda vuole che fu lui ad insegnarla ai primi barman keniani) per essere ricondotto all’inquieto estremista di destra dei Parioli che aveva partecipato ad uno dei più efferati omicidi degli anni Settanta.
Le pizze di Lorenzo in realtà rivelavano come non fosse del mestiere, perché non erano un granché, ma la sua clientela era quanto di più vario potesse offrire una “Banana Republic”, come cantavano Lucio Dalla e Francesco De Gregori.
Ad “I Love Pizza” (ormai chiuso per sempre, come il processo del Circeo) potevano stazionare nella stessa sera l’ex brigatista rosso Roberto Sandalo, il figlio ribelle di Gianni Agnelli Edoardo, il tennista Nicola Pietrangeli e il delfino di Craxi Claudio Martelli, con Albano e Romina a canticchiare “Nostalgia Canaglia”. Normale che qualcuno vedesse "il mostro" anche dove non c'era.
Era una Malindi assurda, misteriosa, anarchica e per niente candida. Ma così romanzesca e piena di personaggi incredibili che anche un “mostro” ci poteva stare bene, con le dovute distanze. Anche se, come ci hanno fatto sapere i parenti di Lorenzo, nonostante la sua natura di istrione e sdrammatizzatore, di viveur e compagnone, l'ex residente malindino soffrì sempre di quella diceria da fazzoletto tropicale di estradati.
Oggi, con l’estradizione e gli accordi tra polizie internazionali, il Kenya non è più quel tipo di paradiso, ma è anche l’Italia ad essere cambiata.
a Ndrangheta è nei ministeri, la mafia si occupa di marketing ed informatica e i crimini per cui si scappa all’estero sono soprattutto quelli tributari.
Fa ridere chi parla oggi di una Malindi ricettacolo di mafiosi e criminali, più passano gli anni e più la si potrà paragonare alla Brooklyn degli anni Trenta o alla Panama del secondo Dopoguerra.
Ma di Mostri (o presunti tali) a preparare caipirinhe e a sfornare pizze, non ne vedremo più. 

TAGS: Andrea Ghira KenyaCirceo Malindilatitanti Malindicriminali Kenyaprocesso Kenya

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