Personaggi

STORIE DI ITALIANI

Lara e la 'fortuna restituita' alle madri abusate in Kenya

Una psicoterapeuta italiana nelle baraccopoli di Nairobi

06-01-2024 di Freddie del Curatolo

Sono contento di conoscere Lara Aiello.
Nel mio girovagare in Kenya da rabdomante di storie, personaggi veri ed anime speciali, ho incontrato decine di italiani che hanno dedicato e dedicano buona parte della loro vita alle persone più deboli e disagiate o, come riassume chi ha immotivati sensi di colpa “meno fortunate”. Si potrebbe discutere a lungo sul concetto di fortuna, che io solitamente intendo nella sua accezione in linea con quella latina: “sorte”.

In realtà è già sbagliato, semplicistico e generalizzante, accomunare i keniani che hanno indubbiamente bisogno di una mano, chiamarli “ultimi” e metterli tutti sullo stesso piano. Le “fortune” sono così tante e diverse, anche se derivano quasi tutte dalla povertà, che si dovrebbe fare un distinguo, come per i “fratelli figli unici” di Rino Gaetano.
Ci sono gli sfruttati, i calpestati, gli odiati, i malpagati, i sottomessi, i frustrati, i derisi e derubati, i repressi, i disgregati e via cantando la sofferta ballata.
Ecco perché di tutti gli italiani che hanno a che fare con la solidarietà che mi è capitato di intervistare, mi resta nel cuore chi, prima ancora di aiutare, vuole conoscere.

Chi entra nel contesto, nel caso specifico, si cala nella realtà e cerca di capire.
Anche perché sarebbe un errore grave, figlio di una presunzione un po’ classista, considerare i bambini indigenti, le donne vittime di abusi, i giovani sbandati, gli anziani abbandonati, tutti uguali solo perché accomunati dall’immensa e fuorviante scenografia africana.
Lara Aiello è una di queste anime profonde e leggere allo stesso tempo, perché ci vuole anche leggerezza, ottimismo oltre che passione per dedicarsi alle “fortune” altrui.

La psicoterapeuta e operatrice sociale, che da anni si occupa particolarmente di ragazze-madri vittime di abusi nel degrado delle baraccopoli di Nairobi, non si limita a dare conforto alle giovani, ma trova insieme a loro motivi di riscatto.
Non solo (ed una delle storie più edificanti che voglio raccontarvi), Lara si è affiancata al progetto di Koinonia, creato da quel vulcano di sguardo illuminato al sociale che risponde al nome di Padre Kizito Sesana, e ha contribuito acciocché la parola “fortuna” non restasse inchiodata al suo lemma originale, ma diventasse riscatto sociale.

Sono contento di conoscere Lara, Padre Kizito e il Salama Craft Community Center.
Già, perché tra le tante vicende a cui Lara ha assistito e che ha voluto approfondire per capire come dare realmente un valore aggiunto al suo impegno sociale, c’è il progetto Salama.
Lara è venuta in contatto, nello slum di Kibera, con Mulli e Samuel, due bambini di strada del progetto di padre Kizito.
I due, a sette anni, vagabondavano per le strade di Nairobi, nutrendosi più che altro di spazzatura e sopravvivendo come cani randagi.
L’unico conforto della loro esistenza che sembrava irrimediabilmente segnata e che nessun aiuto fine a sé stesso avrebbe potuto cambiare, era essere insieme, nella disperazione di quel destino segnato dalla miseria e dall’abbandono.

Mulli e Samuel si sono sempre sentiti fratelli, e nell’abiezione totale hanno tenuta accesa la fiammella della speranza grazie a questo forte sentimento.
Non hanno mai potuto essere reinseriti in famiglia e hanno vissuto insieme in una casa-rifugio e, grazie al progetto del prete italiano, hanno potuto studiare e sono diventati operatori di strada, tornando proprio dove la loro “fortuna” ne ha incontrata una più forte e consapevole.
Dai viottoli e tuguri di Kibera, Mulli e Samuel hanno deciso. Attraverso Koinonia, di “restituire la loro fortuna alla comunità”, come dice Lara, che si è affiancata a loro nel coordinamento del Salama Craft Community Center. In questo Lara è aiutata anche da amici italiani, Chiara, Cristina e Ferdinando.
A Kibera le giovanissime madri, vittime di abusi, hanno dai 13 ai 17 anni, spesso quando rimangono incinte vengono cacciate dalla famiglia, nonostante la genitrice quasi sempre sia un’ex ragazza madre, ed i loro figli sono destinati ad una vita molto simile a quella dei due ex bambini di strada.

E’ questo che Mulli e Samuel vogliono evitare e su cui Lara ogni giorno impiega il suo tempo da volontaria.
“Se non si rompe il circuito, attraverso l’insegnamento del prendersi cura ed attraverso l’amore, dall’abbandono non può che perpetuarsi abbandono. Queste ragazze sono quasi tutte vittime di abusi, lo slum è feroce” spiega la psicoterapeuta italiana, raccontando che le adolescenti di cui si prende cura, a volte sono costrette a prostituirsi per comprare da mangiare o generi di prima necessità. Così si instilla il pensiero che avere un figlio sia un dramma, uno sfregio del destino, si arriva ad odiarli ed abbandonarli”.

Salama significa “tranquillo, sicuro”, il progetto dei due “fratelli di strada” è volto a “riscattare” le giovani mamme, dando loro un luogo protetto dove parlare e sentirsi accolte, avere un pasto per sé e per i propri bambini e nello stesso tempo seguire dei corsi per imparare un lavoro (parrucchiera, catering, housekeeping). Così potranno rendersi economicamente indipendenti e sottrarsi al destino dello slum.
Lara, che con Mulli e Samuel sta cambiando significato alla parola “fortuna”, sa che è l’unico modo affinché le ragazze madri possano donare la loro ai loro bambini.

TAGS: kizitokiberasocialeslumnairobi

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