Personaggi

ITALIANI IN KENYA

Veronesi, una vita nei ritratti degli animali africani

L'arte delle immagini naturalistiche del fotografo italiano

08-12-2023 di Freddie del Curatolo

“One Life”, la vita di un grande fotografo italiano in Kenya, racchiusa e sprigionata in quella di migliaia di animali africani, una simbiosi che è allo stesso tempo opera d’arte ed affinità elettiva.
La vita di Federico Veronesi è da sempre legata alla natura e alla massima espressione di purezza e umanità che raggiunge nel regno animale dell’Africa orientale. Se oggi il quarantottenne milanese che da oltre vent’anni risiede a Nairobi è tra i fotografi naturalisti più apprezzati in assoluto a livello internazionale, lo deve anche alla passione trasmessa dai genitori.

“Mio padre, che come mia madre amava i viaggi e li fissava con magnifiche diapositive, mi portò per la prima volta in Kenya quando avevo sette anni – ci racconta Veronesi – per me che già amavo il mondo animale e mi cibavo di documentari, fu una folgorazione. Trascorse un po’ di tempo, però, prima di poter unire per sempre fotografia e amore per felini ed erbivori”.
Veronesi si laurea in Economia alla Bocconi di Milano e sembra avviato ad una carriera di conseguenza, ma l’Africa è lì che chiama, con il famoso canto di cui scriveva Karen Blixen, invitandoti a farle conoscere il tuo.

“Erano passati quasi 20 anni dal mio primo Kenya – racconta il fotografo italiano – e si presentò l’occasione di fare uno stage in un’ambasciata all’estero. I miei compagni di ateneo facevano a gara per ottenere una destinazione in linea con le aspirazioni di un neolaureato: Londra, New York…quando vidi nell’elenco Nairobi, non ebbi alcun dubbio”.
Veronesi trascorre 3 mesi nella capitale keniana e appena può scatta, nel doppio senso della parola, nei parchi nazionali. Tanto che al ritorno in Italia, dopo il servizio civile, vorrebbe sfruttare alcuni contatti per trovare un lavoro nel paese africano.

“L’attrazione era forte, non si poteva ignorare – ammette Federico - Dall’altra parte c’era la professione, il lavoro sicuro, quello per cui avevo studiato. Dovetti arrivare fino all’assunzione in una grande società, al giorno in cui in giacca e cravatta mettevo piede nell’ufficio, per chiedermi se quella era davvero la vita che avrei voluto fare. Dopo soli 3 mesi mi sono licenziato ed ho accettato un posto in una Ong basata a Nairobi”.
Nel 2002 inizia a tutti gli effetti l’avventura africana di Federico Veronesi.

Chi lo ha conosciuto in quegli anni, ricorda come ogni fine settimana scappasse in savana per studiare gli amati animali ed immortalarli.
“E’ stato un periodo fantastico, piantavo la tenda alle porte del Maasai Mara e passavo intere giornate a contatto con i suoi abitanti, soprattutto con elefanti e leoni, i miei preferiti. Fino a quando, dopo aver incontrato la mia compagna Laura, non ho preso il coraggio di dedicare completamente la mia vita professionale a loro”.

E’ il 2007, Veronesi decide che il modo migliore per permettersi di vivere di fotografia naturalista è diventare guida professionista di safari, mettere in rete i suoi migliori scatti e proporre safari comprensivi di lezioni.
“Ai tempi nessun italiano lo faceva, e infatti arrivarono molte adesioni – racconta il fotografo – ma le violenze post elettorali del 2008 bloccarono tutto. Passai mesi a vagare da solo nel Mara, a contatto con gli animali. Credo che gran parte delle centinaia di migliaia di immagini che ho, sono di quel periodo”.

Con la ripresa del turismo e con Laura che lo assiste nel lato commerciale e marketing, Veronesi inizia a lavorare in maniera intensiva e a farsi un nome. L’apice a livello internazionale giunge nel 2009 con un fantastico servizio sul caracal. “la lince della savana, uno dei felini più rari e difficili da immortalare, per le dimensioni e le sue abitudini”.
Le sue foto approdano sulla nota rivista BBC Wildlife e si aggiudicano numerosi premi.

Da allora è un crescendo di notorietà e soprattutto la conferma che con ostinazione e fiducia nella propria vocazione si può vivere della propria passione.
E’ sufficiente sentir raccontare dalla sua voce pacatamente accesa d’amore per la natura africana le storie che si nascondono dietro ogni scatto del bellissimo libro dal titolo “One life”, per capire quanto vita e professione di Federico Veronesi siano legate da un filo unico, che unisce anche la compagna e il figlio Giulio, che oggi ha sei anni.

Scatti che sono vere e proprie opere d’arte, non solo per la bellezza dei ritratti degli esemplari in sé, dell’abilità nell’usare i controluce, i contrasti e il bianco e nero, ma per la capacità di umanizzare i suoi protagonisti, raccontandone il quotidiano, l’affettività, gli istinti ed addentrandosi in una sorta di immedesimazione dell’anima, in cui affiorano elementi che difficilmente associamo a felini, elefanti e giraffe: la solitudine, il rimorso, la vergogna, la lungimiranza, l’altruismo. Insieme all’amore dei generanti nei confronti dei generati, restituito in maniera così naturale da provocare inevitabili emozioni.
Crescita, esperienze, formazione, avventure, scelte anche dolorose, passaggi di consegne e stagioni.
La savana come grande metafora dell’esistenza.

“One life non riguarda gli animali ritratti o l’uomo che li ritrae – spiega Veronesi – protagonista è la vita, rappresentata da differenti attori in altrettante scenografie. Ho percorso savane, attraversato foreste, passato giorni interi appostato al cospetto di rocce millenarie, tra Kenya, Tanzania, Zimbabwe e Namibia.
Ho fotografato con il sole cocente, la pioggia battente, la nebbia e il cielo minaccioso, il vento del deserto, la luce dell’alba e quella del tramonto, perché la vita è fatta di momenti ed emozioni contrastanti”.
Emozioni a cui oggi si aggiunge anche la preoccupazione per il futuro del grande teatro naturale africano in cui tutta questa vita entra in scena ogni giorno, da sempre.

“La bellezza naturalistica del Kenya non è minacciata solo dal bracconaggio, che esiste da sempre, ma anche dal conflitto uomo-animale. Non è affatto facile trovare un equilibrio tra il turismo che migliora le condizioni di vita delle popolazioni povere che vivono nelle riserve o a ridosso dei parchi ma allo stesso tempo rischia di far scomparire le specie animali” spiega Veronesi.

Il pensiero va allo spettacolo della grande migrazione, che nelle immagini del fotografo milanese sublimano in epica, un fenomeno che in Kenya sta pian piano scomparendo a causa del sovrappopolamento di strutture e di turismo selvaggio a ridosso del fiume Mara e delle invasioni di bestiame domestico all’interno della riserva. Anche per Veronesi, la soluzione potrebbe essere affidare parchi e riserve a professionisti, organizzazioni e chi, senza trascurare il business ma proprio per questo guardando al futuro, lavori per preservare questa immensa, straordinaria, “One life”.

Il libro fotografico di Federico Veronesi, “One life”, può essere acquistato direttamente dal suo sito e viene spedito sia in Kenya che in Italia. Clicca qui per sapere come fare: https://federicoveronesi.com/book-store
 

TAGS: fotografosavanaanimaliartistaveronesimaasai maraconservazione

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