Amici dello Tsavo

AMICI DELLO TSAVO

Dallo Tsavo a Ngorongoro, curiosità e confronti

Nel parco tanzaniano tanti spunti per migliorare la realtà keniana

10-09-2017 di Adriano Ghirardello

C’è sempre il desiderio in me di confrontarmi con realtà wild oltre confine, non fosse altro per imparare come altri sono organizzati e quanto di migliorabile potrebbe esserci nella realtà dei parchi in Kenya, specie nello Tsavo East.
La nostra potremmo definirla “una gita fuori porta” per gli Amici dello Tsavo : duemila km tra andata e ritorno,con la nostra auto ,attraverso la Tanzania fino al Cratere di Ngorongoro, visitato dopo ben dieci anni, quando ancora la mia curiosità era solo da turista e non da HonoraryWarden del KWS.
Formalità doganali per iniziare: febbre gialla, Visa, e deposito del libretto di proprietà della macchina, stipula di una assicurazione che ti autorizza a circolare nel paese per un mese.Vengo poi favorevolmente colpito dalla pulizia delle strade e dei villaggi, un po’ meno dai numerosissimi bumps e controlli della Polizia locale che ogni 5/6 km ti ferma fosse solo per salutarti, vista una targa kenyana, (l’unica nei tre giorni di soggiorno in Tanzania) tanto per rallentareil viaggio già lungo di per sé stesso. Paesaggi incantevoli paragonabili a quelli del nostro Kenya ma organizzazione eccellente per quanto riguarda l’entrata e la permanenza nella NogorongoroConservancy e la relativadiscesa al cratere.
Colpisce il cartello all’ingresso, BiosphereReserve – World Heritage Site, ma soprattutto incute rispetto per il luogo da visitare.
Non meno interessante il costo per i biglietti d’entrata: solo l’auto, per un peso fino a 3000 kg, paga circa 40.000 scellini kenyani , la discesa al cratere  richiede un extra di altrettanti 40.000 Ksh per un solo giorno mentre i turisti pagano circa 90 dollari per 24 ore. Una cifra importante e che lì per lì ti lascia quasi senza fiato ma poi capisci che questi soldi sono utilizzati al meglio in cambio di servizi di base che in Kenya generalmente non abbiamo.Sorprendente poi il ranger all’entrata del cratere che ti obbliga a scendere dalla macchina per leggere una lunga fila di regole da rispettare, riportate su un cartellone alto più didue metri. Velocità massima 25 km/h, sono ammesse solo guide professionali certificate e con auto 4X4,vietati i fuoripista, tenersi minimo a 25 metri dagli animali, rispettare il suolo e la vegetazione, non buttare per terra immondizie varie, non accendere fuochi e così via. Mentre leggo diligentemente le varie regole con a fianco il ranger al quale che io sia HonoraryWarden del KWS in Kenya poco importa, tra me sorrido e ripenso allo Tsavo East che in fatto di regole è un Far West indisciplinato e a quanto mi costa rimproverare i drivers per richiamarli al rispetto delle regole che ci sono ma che ben pochi rispettano, nonostante siano stati distribuiti anche degli adesivi da attaccare all’interno delle vetturedove sono riportate le“nostre” regole nel parco.
Dopo un controllo rigoroso dei biglietti d’ingresso dove, tutto con regolari ricevute, sono riportati quanto pagato e l’ora di entrata, scendiamo nel cratere circondati da una vegetazione lussuriosa che fa invidia pensando alla siccità dello Tsavo, convinto che, a volte Madre Natura, sia ingrata e distribuisca le proprie risorse in modo iniquo. Ed ecco i primi animali manifestarsi: un gruppo di Land Cruiser perfettamente allineate sulla strada ammira una famiglia di leoni che sta pasteggiando con un povero gnu. Silenzio, motori spenti si sentono solo i clic delle macchine fotografiche. I leoni guardano indifferenti e poco dopo i drivers partono a 25km/h alla ricerca di altre scene da fotografare, con calma senza spintonarsi gli uni con gli altri.
E’ indubbio che gli animali sono in un paradiso terrestre: la stagione anche lì è secca ma ci sono laghetti con acqua sorgiva e fresca, pianure per i numerosi erbivori, una quantità esagerata di iene e sciacalli che dispongono di cibo a volontà e che s’avvicinano anche ai leoni che stanno mangiando, privi di quella isterica e finta soggezione che a volte mettono in atto. I punti di sosta sono ben indicati: i turisti possono scendere dalle loro auto, consumare una colazione o un lunch-box in tranquillità e usufruire di servizi igienici costantemente tenuti puliti dal personale presente dalle sei di mattina fino alle sei di sera, gli orari di aperura del parco. Piccoli servizi che fanno la differenza. I rangers di Ngorongoro pattugliano il cratere stando attenti che le regole vengano rispettate. Davanti ad un'altra numerosa famiglia di leoni s’allineano una ventina di Land Cruiser. Ad una ad una, dopo un ragionevole tempo per dare la possibilità di scattare foto, si allontanano lasciando posto al driver alle loro spalle e così via fino all’ultimo della fila.
Sarà un paradiso per gli animali ma drivers così disciplinati sono un paradiso anche per i rangers deputati al controllo.
Troviamo un leone a bordo strada, visibilmente addormentato dopo un lauto pasto, e mi chiedo se devo incitarlo ad allontanarsi per rispettare i 25 metri di distanza tra noi e lui, sempre nel rispetto delle regole generali del parco.
L’ultima sorpresa me la riserva la strada per risalire dal cratere: l’intero percorso di risalita è stato pavimentato con masselliautobloccanti, un lusso per essere in un parco e penso alla stagione piovosa dove, senza questa pavimentazione, le auto non riuscirebbero a salire e il parco resterebbe chiuso ed inagibile. In ultima analisi ti convinci che gli elevati costi d’ingresso sono giustificati e che una buona manutenzione delle strade ha un prezzo elevato da pagare e a Ngorongoro sembra funzionare tutto al meglio.
La stagione turistica non ha periodi di stasi e da tutto il mondo, specialmente americani e giapponesi, vengono per vedere questa meraviglia, riempendo tutti i lodges presenti all’interno della conservancy e sul bordo del cratere, pagando fior di dollari perché lì una notte non te la regalano. Rientriamo in Kenya con la speranza di condividere la nostra esperienza con chi può far qualcosa per migliorare anche i parchi del kenya , partendo dalla professionalità dei drivers che dovrebbero essere guide di safari autorizzate e certificate: può veramente fare la differenza per il rispetto degli animali e del loro habitat.
Troppo spesso mi sono sentito rispondere da drivers, certamenteimprovvisati come guide di safari, che il parco è terra loro dove poter fare quello che vogliono, compresi vistosi fuori-pista per andare talmente vicino soprattutto ai leoni tanto da percepire il loro respiro, senza capire che gli animali infastiditi si allontanano verso l’interno per stare tranquilli, impedendo ad altri turisti (paganti) di godere delle stesse scene, per non parlare della distruzione del terreno.In Tanzania tutto questo non accade e il mio impegno consiste proprio nel far rispettare semplicemente le regole del parco nella speranza di aumentare quel senso di responsabilità e professionalità che possa fare la differenza anche in Kenya e soprattutto nello Tsavo East.
C’è ancora molto da fare ma è un obbligo morale non dare per perso il raggiungimento di questo obiettivo, ottenibile con la collaborazione di tutti, turisti compresi che spesso fotografando con un tablet o un cellulare incitano i loro drivers ad avvicinarsi il più possibile agli animali non fosse altro per farsi un selfie da postare su Facebook.
Una semplice foto vale più del rispetto per un animale della savana? Non credo!

TAGS: Amici Tsavo Adriano GhirardelloTsavo KenyaSavana Kenya

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