Il mondo cambia e cambia la società, le nuove generazioni hanno aspirazioni e necessità diverse.
Di conseguenza cambiano anche i viaggiatori e i turisti (noi continueremo comunque a fare questa distinzione).
Chi come il sottoscritto vive in Kenya dal secolo scorso (!) se ne rende conto doppiamente, sia per quanto riguarda i connazionali che si incontrano, sia per quelli che scrivono su mail e social che fanno capo a questo sito. E’ tempo quindi di aggiornare i luoghi comuni sugli italiani in Kenya ed assistere al tramonto di certe buone e brutte figure. Specialmente queste ultime che, benchè già in passato danzassero sulla punta di un iceberg che al sole equatoriale facilmente si scioglieva, facendoli galleggiare (e per alcuni di loro era molto facile…), per vari motivi non solo generazionali stanno scomparendo.

I primi a salutare il Kenya sono stati i mezzi malavitosi, gli “scappati” (non di casa, quelli se onesti continuano ad arrivare…) e i poco di buono recidivi. Con l’avvento degli accordi di estradizione, all’inizio del millennio, solo chi era già qui e si è rifatto la fedina, è riuscito a passare inosservato. Resiste al massimo chi ha pendenze nazionali ed aspetta la prescrizione. Intanto, fortunatamente invecchiano anche i tanti italo-avvoltoi che aspettavano certi elementi per fare comunella, e le anime ingenue per spolparle insieme.

Poi piano piano si è affievolito anche il tanto decantato fenomeno del “turismo sessuale” che già per molti italiani che non si accontentavano della “toccata e fuga” (rigorosamente con la “u”) si trasformava in “residenza romantica”, specie quando si incontrava quella “diversa da tutte le altre” o “il padre ideale dei miei figli”.
Oggi i nuovi turisti sembrano più disincantati e meno allupati, sarà la fluidità dei giovani, alla quale il Kenya non si vuole ancora adeguare, sarà la coscienza internautica con tutta l’informazione social che si porta dietro. Fatto sta che tra i nuovi turisti la cottarella non manca, ma a Malindi e Watamu, ad esempio, il mestiere più antico del mondo oggi fa guadagnare meno di quello più recente dell’influencer.
Poi al limite, conoscendosi e frequentandosi bene, si possono offrire i propri servigi sotto altre forme ed apparenze.
Dimostrazione pratica è il calo verticale di certe discoteche da rimorchio di respiro ascellare, specialmente a Malindi, e il successo di coktail bar trendy di respiro internazionale, specialmente a Watamu e Kilifi.

Restano invece inalterati, passate di mano e di bocca come le vecchie usanze o la tradizione orale, altri approcci con figure retoriche intramontabili. I beach boys piacciono tanto anche ai giovani, perché lo scambio interetnico è alla base della società contemporanea, anche se tu ti chiami Gilberto o Martina e lui si fa chiamare Mirtillo o Toblerone.
Così come per molti non è cambiato l’approccio con l’Africa e la sua cultura. Italiani, popolo del “so tutto io”, che prima si traduceva in disavventure scaturite dalle proprie convinzioni, oggi invece per quello che si è sentito dire su Facebook o in un tutorial di Youtube. Come dire, meglio fare figure di M che sono farina del proprio sacco, o farle per interposto coglione?
Gli italiani in Kenya non ci annoieranno mai, questo è sicuro.
Un giorno, statene certi, scriverò qualcosa su di loro.
Ahaha.