Gli italiani in Kenya perdono una grande donna che fino alla fine del suo tempo, dopo una vita da imprenditrice e moglie del creatore di un impero alberghiero da 13 strutture in tutta Italia, gli ha dedicato una fondazione per aiutare i bambini del loro amato Kenya.
A ottantadue anni se n’è andata, in maniera ancora inspiegabile perché nel suo caso, nonostante l’anagrafe, è una scomparsa prematura, Helena Chincherini. Chi ha frequentato Diani negli ultimi vent’anni la ricorda come una persona attivissima, generosa, entusiasta di fare del bene e con un contagioso desiderio di condividere la sua passione e i suoi progetti a tutti, residenti, turisti e comunità locale.
Helena, di origini finlandesi, ma italiana d’adozione da oltre cinquantanni sul lago di Garda dove conobbe il marito, Germano Chincherini, con lui fece il primo viaggio in Kenya all’inizio degli anni Novanta ed entrambi si innamorarono delle bianche spiagge di Diani, ma non poterono ignorare la povertà che, allora come oggi affligge la regione.
Proprio in memoria del marito, Helena creò una grande casa-famiglia a Ukunda, che oggi ospita un centinaio di bambini, specialmente orfani. Una struttura che nel corso degli anni ha fatto crescere questi bambini, dando loro oltre all’istruzione anche assistenza sanitaria, con l’arrivo frequente di medici dall’Italia, svago con attività sportive e interazione, coinvolgendo volontari, albergatori del luogo e tanti amici incontrati durante le sue vacanze che non erano mai fini a se stesse.
I ragazzi e i dipendenti di Nyumba ya Watoto (La casa dei bambini) la chiamavano “Mama Helena”.
Mancherà tanto quella figura materna e allo stesso tempo risoluta nel pensare al loro futuro, con il suo carattere e la sua verve divulgativa. L’ho incontrata solo una volta, ma era riuscita già a calamitare la mia attenzione, raccontandomi la sua filosofia di solidarietà con una lucidità senza tempo e senza età.
Meritava di stare ancora un bel po’ insieme alla sua creatura e ai suoi nipotini.