Più che positiva, divertente e di grande condivisione, la tappa italiana per raccontare gli italiani in Kenya e quella strana sindrome chiamata “mal d’Africa” in musica.
La serata del 23 maggio al teatro Andrea Villa di Milano ha rappresentato una delle tante variabili che Freddie del Curatolo propone, sia nel suo paese di residenza che in quello d’origine. Per farlo, il giornalista e scrittore appena premiato al Salone del Libro di Torino, si avvale da più di dieci anni del musicista e amico Marco “Sbringo” Bigi, ormai regolare frequentatore di Malindi e del Kenya, nonostante (come ha ricordato lo stesso Freddie durante lo spettacolo) non abbia mai “contratto” la sindrome che lega tantissimi italiani al “mondo” Africa.
Nella serata milanese, un “unicum” vista la breve apparizione italica di Freddie, oltre a Sbringo, sul palco è salito il figlio Furio, già presente come polistrumentista nell’album del duo “C’erano una volta gli italiani in Kenya”, di cui sono state presentate alcune delle canzoni più rappresentative.
Ma è stata la poesia a farla da padrona, e gli excursus del direttore di Malindikenya.net: dal celeberrimo monologo sul mal d’Africa, appunto, all’interminabile sequela blues di motivi per cui la presenza italiana può essere talvolta grottesca, così come le ragioni per amare/odiare il Kenya, fino al momento più emozionante della serata, la poesia “Non sarebbe Malindi” con un finale di tastiere e sax da brividi, dopo un recitativo davvero appassionato.
Il pubblico, eterogeneo come sempre sia per età che per appartenenza al Kenya, tra neofiti, “vecchie glorie” e curiosi prossimi ospiti del paese africano, ha mostrato di gradire con applausi fragorosi e la richiesta di bis.