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La guerra in Etiopia e le ripercussioni sul Kenya

Per ora aeroporto non è obbiettivo, viaggi ancora ok

06-11-2021 di Freddie del Curatolo

La crisi etiope sta tenendo con il fiato sospeso la comunità internazionale e può riguardare da vicino anche il Kenya e le soluzioni di viaggio tra l’Europa e gli scali di Nairobi e Mombasa.
La situazione drammatica in via di evoluzione segnala da giorni l’avanzamento di un esercito di ribelli partito dalla regione del Tigray oppressa e attaccata dal Governo di Addis Ababa da un anno esatto. Il Governo etiope ha proclamato lo scorso 2 novembre lo stato d’emergenza nazionale, misura cautelativa per “proteggere i civili dalle atrocità commesse dal gruppo terroristico del Fronte di Liberazione del Tigray (TPLF) in diverse parti del Paese”.
La guerra tra i cosiddetti ribelli del Tigray e il leader nazionale Abiy Ahmed ha assunto toni da sfida finale ma l’esercito tigrino nel frattempo si è ingrossato con altri militanti scontenti dell’attuale Governo.
Secondo alcune fonti starebbero marciando verso la capitale ma conoscono i rischi di entrare nella roccaforte di Ahmed, quindi potrebbero iniziare a valutare le resistenze o la complicità dei cittadini di villaggi e paesi a miglia di distanza dalla capitale.
L’ultima cittadina in cui carrarmati e soldati a piedi hanno fatto il loro ingresso è Kombolcha, a circa 400 chilometri dalla capitale, la marcia parla di 10 km al giorno. 
L’Ambasciata degli Stati Uniti ad Addis, che solitamente guida le decisioni e le operazioni delle altre comunità diplomatiche internazionali, ha avvertito i propri dipendenti che autorizzerà il rimpatrio volontario ma non ha ancora pensato a chiudere gli uffici e organizzare un rimpatrio collettivo.
Tuttavia un dispaccio dell'ultima ora consiglia ai propri connazionali di stanza in Etiopia di lasciare prima possibile il Paese, perchè "la situazione può peggiorare velocemente".
In questa situazione l’aeroporto di Bole, da cui transitano ogni giorno decine di voli diretti anche in altri stati africani come anche il Kenya e provenienti da tutto il mondo, non sta affrontando alcuna difficoltà, Anche gli spazi aerei non subiscono minacce, in quanto i ribelli sono ben distanti dallo scalo internazionale e non hanno armi di gittata tale da poter minacciare i velivoli. Nè pare essere loro interesse destabilizzare il Governo attraverso azioni “di disturbo” del genere, attirando peraltro le ire della comunità internazionale alla quale invece, in tutte le forme possibili, stanno chiedendo da un anno di considerare e condannare i gravissimi abusi commessi dal Governo nei confronti del Tigray e di altre minoranze.
Recentemente il Presidente USA Biden ha lanciato un appello al collega Ahmed, che peraltro prosegue, nell’ottica di allertare il suo popolo contro i ribelli, a sferrare attacchi verbali molto pesanti.
La compagnia aerea Ethiopian Airways non ha rilasciato nessun comunicato e tutto procede regolarmente. Non è credibile l’ipotesi che viaggi, scali e coincidenze si possano fermare da un momento all’altro.
L’insicurezza e i pericoli di questo tristissimo conflitto razziale, di cui si sta macchiando addirittura un politico che per il trattato di pace tra Etiopia ed Eritrea si era guadagnato il Premio Nobel per la pace, e che ha già prodotto migliaia di morti, potrebbero riguardare il Kenya via terra, nelle zone di confine dove già in passato i profughi etiopi si ammassarono sfuggendo da guerre di natura etnica, oltre ad alimentare cattive pratiche come il contrabbando illegale di armi e bloccare la nuova autostrada Addis-Moyale-Nairobi che sta diventando uno svincolo economico importante per l’Etiopia che può accedere ai porti di Lamu e Mombasa.
La situazione più preoccupante, almeno secondo il nostro punto di vista, è data da una possibile catastrofe
Il Kenya è tra i primi paesi che spingono verso una rapida risoluzione del conflitto in Etiopia, paese che rimane uno dei principali partner commerciali del continente.
Il Presidente Kenyatta al recente incontro delle nazioni unite come presidente in carica per l’Africa, ha ricordato gli sforzi dell’Unione Africana per promuovere il dialogo tra le due fazioni. L’Etiopia rischia di uscire malridotta dall’ostinazione dei due schieramenti, tra aggravamento delle situazioni di sanità e alimentazione, creando l’ennesima zona di instabilità nell’Africa nilotica dopo il colpo di stato del Sudan e la grave situazione umanitaria nel Sud Sudan.
Tuttavia al confine la situazione è ancora tranquilla, le forze di polizia nazionale dislocate lungo le zone di frontiera hanno confermato che non ci sono movimenti né avvisaglie di confluenze. Nella giornata di ieri si era sparsa la voce che il Governo keniano stesse decidendo di chiudere il posto di dogana di Moyale, ma la notizia rilanciata da un'emittente televisiva non ha trovato riscontro, anzi è stata smentita dagli ufficiali del posto.
In ogni caso la sicurezza è stata rafforzata lungo tutta la linea di confine, come ha ribadito ieri il portavoce della polizia, Bruno Shioso.

TAGS: etiopia kenyaethiopian airwaysviaggi etiopiaguerra civileaddis ababa

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