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EDITORIALE

Prezzi voli: il principale nemico dei viaggi in Kenya

Settore turismo ha soluzioni da proporre al nuovo governo

22-08-2022 di Freddie del Curatolo

Un tempo, neanche troppo lontano, il settore turistico in Kenya aveva molti “nemici” che limitavano l’afflusso di viaggiatori nel paese.
Noi stessi di Malindikenya.net siamo nati e ci siamo spesi per anni per informare in maniera corretta su quelli che sono sempre stati definiti tabù dell’Africa ed in particolare della parte equatoriale del continente. Prima tra tutte la malaria, con le sue migliaia di vittime all’anno e l’odiosa (oltre che dannosa e parzialmente inutile) profilassi. Poi il terrorismo islamico, con la vicina Somalia e le paure (poco fondate, quando si parla di destinazioni costiere o di savana) aumentate dopo gli attentati al centro commerciale di Nairobi nel 2013 e all’Università di Garissa nel 2015. Infine l’insicurezza politica e relativi rischi di tumulti ogni volta che si arriva a ridosso di elezioni (dove la stampa italiana ha il suo bel merito, rispolverando parole che con il Kenya, in 60 anni di democrazia, non hanno mai avuto riscontro, come “guerra civile”).
Oggi la malaria non è più uno spauracchio: si deve in parte al “chiodo schiaccia chiodo” della pandemia, che da questo punto di vista ha avuto il merito di attirare l’attenzione, anche ingiustamente, solo sul Covid-19 e far passare in secondo piano le piaghe sanitarie endemiche dell’Africa. Ma non è solo quello, già da almeno dieci anni l’incidenza della zanzara anofele nelle zone urbanizzate e quindi anche turistiche è calata almeno del 50% ed anche le mutazioni climatiche hanno contribuito, questa volta positivamente (e per fortuna...qualcosa almeno!).
Del terrorismo non si parli troppo ad alta voce, perché la storia recente ci insegna che i demoni tornano quando meno te lo aspetti. In ogni caso il Kenya è sempre più “attenzionato” da tutte le potenze mondiali, Usa Cina e Russia in testa che poi sono anche i fornitori di armi che arrivano nelle mani dell’islam radicalizzato. Se un tempo, con i potenti sceicchi e seguaci di Bin Laden il Kenya era visto unicamente come una succursale americana e NATO, oggi l’approccio è molto diverso. Lo dimostra il ruolo di Nairobi e del governo Kenyatta come mediatore nelle questioni dei paesi limitrofi (Rd Congo, Sud Sudan, Etiopia e nuovo governo somalo).
Delle elezioni, potremmo parlare all’infinito data la grande maturità dimostrata dal popolo keniano durante votazioni, attesa dei risultati e post elezioni. Ora attendiamo la stessa calma (e il poco interesse a scannarsi per un manipolo di scaltri privilegiati al potere) per quando la Corte Suprema si pronuncerà sui ricorsi.
Ma allora quali sono oggi i nemici?
Il principale, non c’è dubbio, è rappresentato dai prezzi dei voli.
Ed è questo su cui oggi il settore turistico in Kenya dovrà lavorare ed ha già iniziato a farlo, compresi noi, ognuno per le sue competenze e possibilità. Si attende l’insediamento del nuovo governo (ed anche quello di contea, che salutiamo con ottimismo) proprio per andare in quella direzione.
I prezzi degli aerei sono aumentati a dismisura, è sotto l’occhio di tutti.
Ci sono motivi contingenti inopinabili: l’aumento del costo del carburante in seguito alla guerra Russia-Ucraina, delle tasse aeroportuali conseguente ai problemi di gestione degli scali, dei costi vivi delle linee aeree in relazione al minor traffico di passeggeri e alla concorrenza dei voli low cost perché dopo la pandemia la gente ha ripreso sì a viaggiare, ma predilige stare vicino a casa “perché non si sa mai”.

Ergo, le destinazioni a lungo raggio soffrono particolarmente. Le linee aeree possono oggi contare soprattutto sui viaggiatori d’affari ed assidui, quindi tendono a trattare meglio (leggasi “fidelizzare” chi ha accordi aziendali o tessere speciali, piuttosto che chi viaggia una tantum e si affida ad una compagnia come un’altra, cercando il miglior prezzo.
Cosa dovrà fare il Kenya per migliorare la questione e combattere il nemico numero uno del turismo “dei numeri”? Sicuramente tornare all’attacco con il nuovo governo (e ci si augura i nuovi ministri del Turismo e dei Trasporti) per la cosiddetta “Open Sky Policy”, ovvero l’apertura degli aeroporti di Mombasa, soprattutto, e di Nairobi a tutte le compagnie aeree che vorrebbero atterrarvi, offrendo loro anche condizioni vantaggiose per farlo e creare rotte che facilitino la fruizione del Kenya a più viaggiatori di ogni tipo e allo stesso tempo creando quella concorrenza che in maniera naturale abbasserebbe i prezzi dei voli. In secondo luogo riprendere le trattative per rendere operativo l’aeroporto internazionale di Malindi. Il nuovo governatore della Contea di Kilifi Gideon Mung’aro, da questo punto, si può rivelare fondamentale perché in passato ne è sempre stato sostenitore e come formazione viene proprio dal settore turistico.
Per quanto riguarda l’apertura dei cieli a nuove linee aeree, si spera di poter ottenere già risultati entro la stagione invernale e per Malindi...riprendiamo a sognare, con un po’ più di desiderio di svegliarci da un sonno durato troppo a lungo.

TAGS: voliprezziaereiturismoviaggi

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