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La straordinaria storia di Zawadi (seconda puntata)

"se hai bisogno di poche cose per stare bene, non ne cerchi altre".

23-09-2022 di Claudia Peli

Si chinò sul secchio e ci guardò dentro da vicino: sì, era proprio un bambino nudo, aveva solo pelle sulle ossa piccole.
Infilò dentro un braccio e con i polpastrelli toccò la testa del bimbo; udì un vagito flebile.
“Non è possibile. Lo hanno lasciato qui dentro a morire?”
Guardò con disgusto verso le capanne in fondo al sentiero di fango e di rane. Un muro di pioggia cadeva nel mezzo.
Uno squarcio di rabbia le artigliava la pancia.
Quella mattina avevano deciso di uscire dall’hotel ed andare ad esplorare i dintorni della cittadina. C’erano parecchi villaggi africani nel bush, a pochi chilometri dal mare: piccoli insediamenti umani dove la gente viveva una vita semplice e tradizionale.
Giorgia era stufa di trascorrere le giornate in spiaggia, non era venuta in Africa solo per abbronzarsi e comprare souvenir: era lì  per scoprire qualcosa di autentico, qualcosa che la emozionasse.
Ed Edoardo la pensava allo stesso modo.
Gli aveva detto che le pareva di buttare via del tempo prezioso a stare tutto il giorno chiusa in un recinto dorato. La stanza sull’oceano era diventata troppo piccola per i suoi desideri.
L’Africa era lì fuori, bastava aprire  meglio gli occhi e allungare i passi.
“Ci deve essere qualcosa di più vero oltre il cancello.”
“Lo so, domani andiamo a vedere cosa c’è nella foresta.”
“Laggiù dove tramonta il sole ogni notte?”
“Laggiù da dove arriva il suono dei tamburi.”
E lei si era illuminata di gioia ed energia.
Era calata la sera, nel buio guardavano le stelle seduti sul muretto della spiaggia, le gambe penzoloni e le caviglie si sfioravano.
Giorgia disse che era emozionata per la gita in programma, non vedeva l’ora di vedere come vivevano gli africani. Dai documentari in tv aveva imparato parecchio, ma non era la stessa cosa.
“Ho letto che vivono in capanne fatte di fango e di sterco. E i tetti li fanno con le fronde di palma.”
“L’ho letto anche io. Non hanno luce né acqua. Lo sai?”
“E cucinano tutti insieme su un fuoco comune, fuori all’aperto.”
“Vivono nel passato, è pazzesco vero? Se pensi che un’altra parte dell’umanità abita in grattacieli di acciaio e cristallo.”
Stettero in silenzio per alcuni minuti, ognuno immerso nei propri pensieri.
“Non deve essere una vita facile.” Disse Giorgia dopo un po’.
“Per forza, a loro manca tutto.”
“Dipende da che cosa uno necessita veramente.”
“Cioè?”
“Voglio dire che se hai bisogno di poche cose per stare bene, non ne cerchi altre. Se sei abituato da sempre a vivere una vita semplice e povera può andare bene anche così.”
Ma Edoardo scosse la testa, non sembrava troppo convinto.
“Ma cosa credi, che loro non sappiano che c’è un modo di vivere più agiato? Parecchi africani lavorano negli alberghi e nelle case dei bianchi. La differenza tra loro e noi è tangibile e ce l’hanno sotto gli occhi tutti i giorni.”
Lei si strinse nelle spalle, forse aveva ragione lui.
Magari le tribù nomadi e isolate, lassù sugli altopiani, lontane dalla civiltà,  non avevano bisogno di altro e vivevano una vita serena e spartana senza desiderare niente di più.
Lì sulla costa era diverso, se ne erano accorti subito.
In spiaggia c’erano parecchi ragazzi che li assillavano con richieste di soldi e regali. Erano invadenti ed ostinati; pretendevano telefonini, orologi o occhiali da sole. Alcuni si vestivano seguendo la moda occidentale, e quasi tutti quelli con cui avevano parlato avevano un sogno: andare in Europa a fare un bel po’ di soldi.
Edoardo ci rideva sopra e provava a fargli capire che non era poi un paradiso, l’Europa, e che parecchi africani venivano trattati male nel suo paese. Ma qualcuno gli aveva detto che era stanco di vivere in una capanna fatta di merda di mucca. Così lui non aveva più detto niente, perché non era giusto infrangere i sogni altrui.
“Deve essere frustrante.”
“Cosa?”
“Desiderare fortemente una cosa e non poterla raggiungere. Sognare di andare via e restare sempre qui. Non avere la possibilità di scegliere.”
Giorgia gli accarezzò una spalla.
“Mi hanno detto che una ragazza italiana che lavorava nel nostro hotel anni fa ha vissuto in un villaggio giriama per qualche tempo.”
“Intendi dire con loro dentro una capanna?” Chiese lui stupito.
“Sì, ha sposato uno della tribù e si è trasferita da loro. Quella sì che deve essere una esperienza di vita intensa.” E sospirò.
“E’ una scelta troppo radicale; io non credo che ce la farei sai?”
“Per amore si affrontano mille difficoltà. Anche per lei non sarà stata una passeggiata, però lo ha fatto. Io ammiro certe scelte.”
Edoardo annuì, e pensò che sua moglie fosse un’inguaribile romantica.
“Va bene, allora sai cosa ti propongo? Trascorriamo in una capanna del bush gli ultimi tre giorni della nostra vacanza. Al diavolo l’hotel cinque stelle, la beauty farm, il buffet ricco di leccornie e tutto il resto. Cosa ne dici?”
Lei scoppiò a ridere perché sapeva che si trattava di una provocazione.
Il suo Edo non avrebbe mai abbandonato il lusso e la comodità dell’hotel per quattro pareti di sterco e un tetto di paglia.
“Amore ci sono i serpenti e i ragni, lo sai vero?”
E gli stuzzicò il ginocchio con la punta delle dita.
Lui l’abbracciò stretta e la chiamò tesoro mio, e la coccolò sotto le stelle.
La marea stava salendo, ora le onde arrivavano fin quasi sotto il muretto. Erano soli, tutti gli altri stavano assistendo ad uno spettacolo dell’animazione nell’anfiteatro.
Ogni tanto passava una guardia a fare la ronda, gli illuminava le schiene vicine, li salutava con un cenno e proseguiva lungo la recinzione.
La spiaggia era deserta. C’erano solo i granchi che si divertivano a rotolarsi tra le onde, mentre di giorno se ne stavano al fresco nascosti nei loro cento buchi.
Laggiù in fondo, sulla pelle buia dell’oceano si intravedevano le luci fioche delle barchette dei pescatori. Era grazie a quegli uomini che ogni giorno al buffet trovavano il pesce fresco.
“Riesci a contarle?”
“No, appaiono e scompaiono in continuazione. Saranno una ventina.”
“Escono tutte le notti. Hai visto le loro imbarcazioni? Sembrano dei gusci, se le fanno da soli scavando i tronchi.”
“Io avrei una fifa nera a salirci, e loro si avventurano fuori in mare aperto senza paura.”
“Se vogliono mangiare devono spingersi laggiù. Il pesce è gratis e abbonda, basta andare a prenderselo.”
Entrambi pensarono al mare in silenzio.

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