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In un libro la storia di Joe, vescovo coraggioso in Kenya

Mons. Joseph Alessandro, ferito dagli Shifta, è tornato a Garissa e Dadaab

05-05-2017 di Freddie del Curatolo

E' una storia di passione e di una "cicatrice d'amore". Non solo scaturita dal grande spirito cristiano del protagonista e dei suoi compagni di viaggio.
Quella di Monsignor Joseph Alessandro, qui in Kenya conosciuto da tutti semplicemente come Joe, è una vicenda umana che ha molto da insegnare e che alza la polvere rossa dalle strade e dai villaggi del Kenya più remoto, più difficile da vivere e sotto continuo ricatto dell'integralismo islamico.
Ora la storia di Joe è un libro, un "instant book" edito da Velar e Marna nella collana "Volti di Speranza".e distribuito dalla Fondazione Santina.
Erano mussulmani, ma sicuramente più banditi che fanatici, gli Shifta che nel 1993 assalirono Joe insieme ad altri due prelati sulla strada per Lamu, tra Witu e Mpeketoni.
Erano anni in cui era davvero pericoloso inoltrarsi oltre cento chilometri da Malindi.
Nel racconto di Joe, gli attimi di paura dopo le pallottole, ma mai lo sconforto.
“Gli shifta attorno a noi ci ordinarono di scendere subito dall’auto: ma il mio femore era in frantumi, non riuscivo a scendere da solo e mi aiutarono i volontari. Eravamo continuamente sotto la minaccia dei banditi con i loro fucili puntati contro la nostra schiena”. “Mi chiesero dei soldi, dissi loro che non ne avevo e mi presero tutto quello che potevano portare via: occhiali, orologio, cintura, scarpe, persino i calzini… poi, sparirono e fui lasciato lì, nel silenzio più totale. Tentai di strisciare più lentamente che potevo, con la poca forza che mi era rimasta e mi spostai con difficoltà per raggiungere un punto da cui potessi vedere la strada. Non riuscivo ad alzarmi in piedi e sentivo il sangue scorrere dalla ferita. Continuai ad aspettare e a pregare Dio”
Erano mussulmani e sicuramente fanatici terroristi quelli che più recentemente hanno massacrato 148 studenti cristiani a Garissa.
Nella stessa collana del libro di Joe, c'è anche la storia di Janet, una delle ragazze keniote uccise nell'università.
Nel libro del Vescovo maltese, scritto insieme a Monsignor Luigi Ginami, si ripercorrono le sensazioni dell'arrivo in Kenya, ma non si parla della sosta edulcorata a Watamu o della missione di Msabaha (che ancora oggi è operativa), quanto delle strade che diventano pericoli, di bambini in mezzo ai serpenti, di fuori pista quasi mortali, di strade che non portano a Garsen e della prima visione di Garissa, perché come dice bene Joe "in Africa non contano i chilometri, conta la strada".
Ovviamente buona parte del libro è dedicato ai racconti e agli incontri di Dadaab, dove l'evangelizzazione coraggiosa del Vescovo Alessandro si scontra con vicende umane al limite della sopportazione, tra siccità, malattie e faide all'interno del più grande campo di rifugiati del Continente Nero.
Alla domanda "perché sei tornato in Kenya, dopo quello che ti è successo"? Joe risponde con i fatti, con la sua opera di solidarietà che ancora regala speranze a madri e figli innocenti che si sentono abbandonati dal loro Dio e minacciati da quello degli altri. Quella speranza di cui spiega bene il senso nella prefazione del libro Monsignor Dario Viganò: "Sapere che Dio continua ad amare anche chi lo rifiuta è una fonte illimitata di fiducia e stimolo per la missione. Nessuna mano sporca può impedire che Dio ponga in quella mano la Vita che desidera regalarci». A questo amore, ha consegnato la propria vita il Vescovo Joe, quando venne aggredito, gli spararono e, così, ebbe inizio la sua “via crucis” dalla quale è germogliato il perdono per coloro che gli hanno fatto del male".

Gli instant book della Fondazione Santina sono venduti a 5 euro e aiutano i progetti keniani come quello per ragazze sieropositive di Msabaha.

Informazioni qui: http://www.fondazionesantina.org/2017/03/21/joe-7/

E qui: http://www.fondazionesantina.org/2016/03/11/comprehensive-care-outreach-masabaha-kenya/

TAGS: Joseph Alessandro KenyaJoe Dadaab

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