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STORIE KENIOTE

La vita, la morte e il dolore di Njambi: commozione in Kenya

La nota presentatrice ha lottato contro l'endometriosi e l'ignoranza

07-06-2024 di Freddie del Curatolo

In Kenya, e in Africa in generale, la morte è più facile da accettare che altrove, specie nel mondo occidentale. Questo avviene sia per l’idea e la paura della propria, sia per quella degli altri, specie delle persone a cui si tiene.
Vuoi per il senso religioso profondo e sincero (qualcuno leggerà “ingenuo”) sia dei cristiani, sia di animisti, mussulmani e induisti, ovvero i culti più diffusi in Kenya, vuoi per quel naturale fatalismo che accomuna le popolazioni povere africane, che non hanno né la cultura necessaria per mettersi in relazione con malattie che non siano comuni o ancestrali, né soprattutto le possibilità per curarsi.
Nonostante questa premessa, nei tempi della comunicazione accessibile a tutti, i keniani stanno prendendo coscienza che, oltre alla nostra vita terrena a termine e della povertà che spesso la accorcia maggiormente, esiste qualcosa di più negativo: la vita dolorosa di chi ha malattie invalidanti che ti sfiniscono.
Per questo, negli ultimi giorni, i keniani hanno seguito con una commozione ed un trasporto insolito e diffuso la morte della nota conduttrice radiofonica, presentatrice e deejay reggae trentottenne Njambi Koikai, nota anche come Jahmby o Fyah Mommah.
Njambi è deceduta all’ospedale di Nairobi per complicazioni dovute alla malattia che l’ha accompagnata fin dall’età di 13 anni, ovvero dal suo primo ciclo mestruale: l’endometriosi.
I sintomi dell'endometriosi variano da persona a persona, ma in genere includono un forte dolore mestruale che impedisce di svolgere le attività quotidiane, mestruazioni abbondanti e dolore durante o dopo i rapporti sessuali. Il tutto è dovuto dalla fuoruscita del sangue mestruale che crea sacche ed emorragie in particolare sulle tube di Falloppio, sulle ovaie e sui tessuti intorno all'utero e alle ovaie, causando dolori immensi. In più si aggiunge l’adenomiosi, ovvero la creazione di tessuti che ricoprono altri organi fino all’invasione totale del corpo, a distanza di anni, ma con dolori persistenti e non solo una volta al mese.
Nel caso di Njambi, con gli anni, le è stata diagnosticata l'endometriosi toracica, una condizione rara ma estrema che si manifesta con la presenza di endometriosi all'interno o intorno al polmone e che richiede un trattamento specialistico. Per questa malattia, a distanza di decenni, non esiste ancora una cura.
I keniani conoscevano più la sua battaglia che la musica che promuoveva, che pure a partire dal “profeta” Bob Marley, è tra le più amate nel paese. Njambi ha scritto articoli, un libro e soprattutto da vent’anni è attivista per la causa delle donne malate di endometriosi ed adenomiosi.
In un'intervista televisiva, la presentatrice aveva raccontato come la battaglia contro la malattia l'avesse devastata non solo fisicamente, ma anche negli affetti e nelle ambizioni professionali, rendendo quasi impossibili le sue relazioni sentimentali, ma facendole perdere anche amicizie e infine il lavoro.
Probabilmente se non fosse stata benestante più di molti suoi concittadini e non avesse avuto così tanti fan, sarebbe morta molto prima, ma per una donna forte e decisa come lei non sarebbe stato un sollievo.
Qualche anno fa aveva subito un collasso polmonare ed era stata sottoposta a cure negli Stati Uniti, restandoci due anni.
“Lì ho scoperto davvero che la mia condizione era ancora più grave di quanto avessi mai pensato. Ho potuto trascorrere due anni all'estero per curarmi grazie alle persone che mi hanno sostenuto attraverso la campagna sull'endometriosi e gli appelli per ottenere fondi per il mio trattamento” aveva dichiarato la donna.
Soprattutto, Njambi ha pensato a tante ragazze che, seppure fortunatamente in maniera minore, fin da giovanissime hanno a che fare con dolori mestruali ed infezioni, e non hanno neanche il conforto di antidolorifici, perché vivono in luoghi o in condizioni che non possono permetterne l’acquisto.
Ha combattuto contro l'ignoranza sanitaria e su chi, per questioni di comodo, lascia tutto com'è.
Ha spiegato attraverso i social e le radio, le problematiche delle ragazze, instillando la conoscenza del proprio corpo, con modi e parole che in Kenya spesso sono ancora tabù per la società, i medici e gli stessi genitori delle figlie.
"Io ho avuto una diagnosi dopo 19 anni di vita in preda a dolori atroci. Non posso descrivervi quello che ho passato perché non ho parole. La mia adolescenza è stata brutale” raccontava, mettendo in guardia le adolescenti e sensibilizzando le istituzioni a creare campagne di informazione. Lo ha fatto fino all’ultimo, candidandosi anche come parlamentare alle ultime elezioni, senza riuscire a guadagnare un seggio.
I suoi followers l’hanno sempre sostenuta ed anche aiutata economicamente, ma ciò è servito solo a farle portare avanti le sue battaglie e farle raccontare la positività della vita anche in condizioni per le quali in molti preferirebbero abbandonare la speranza e questo mondo prima del naturale sipario.

TAGS: adolescentimalattiebattaglia

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