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Nairobi: lasciati senza tetto nell'emergenza virus

A Kariobangi North si è consumato un paradosso agghiacciante

07-05-2020 di Freddie del Curatolo

Non potevano scegliere momento peggiore, i bulldozer della Nairobi City Water and Sewerage Company, la municipalizzata dell’acqua della Capitale keniana, per eseguire l’ordine di abbattimento di un’intero quartiere povero della metropoli africana, avallato dal Governo con un’ordinanza che inizialmente l’Alta Corte aveva bloccato.
In tempi di restrizioni e di crisi economica e sociale per l’espansione della pandemia Covid-19 che, seppur con dati ancora non allarmanti, inizia ora a mietere vittime anche in Kenya, lasciare senza un tetto oltre cinquemila cittadini disagiati è un’azione priva di ogni senso di umanità e solidarietà.
La notte scorsa centinaia di anziani, madri e bambini hanno passato la prima di tante notti all’addiaccio e presto, quando inizieranno i lavori di bonifica dell’intera area di Kariobangi North, dovranno trovarsi anche altri spazi per costruire baracche con le poche cose che sono riusciti a salvare.
Anche questa è Africa: le ruspe erano pronte in loco da domenica notte ma fino all’ultimo gli abitanti del quartiere hanno sperato che arrivasse un nuovo ordine di stop ai lavori, come più volte capitato da dodici anni fino ad oggi.
Nel 2008 l’area di proprietà della “Nairobi Water” era stata occupata abusivamente da oltre 8000 squatters che con il tempo hanno eretto le loro casupole di legno e lamiera. Baracche dove spesso sono stipate in pochi metri quadri e con piccolissime finestre intere famiglie, anche di sei o otto persone. Il Governo assicura che i residenti di Kariobangi già da tempo sapevano che sarebbe avvenuto lo sgombero e ritiene sia arrivato il momento di utilizzare quel terreno sottratto all’azienda per risolvere l’annoso problema di rifiuti della discarica di Dandora, costruendo un enorme impianto di smaltimento.
Nel frattempo però dodici anni di precarietà erano diventata la regola per tante persone confluite nella Capitale con il disperato sogno di migliorare le proprie condizioni di vita e, nella miseria di una zona che è appena più decente di uno slum, non era mai arrivato loro un vero e proprio avviso di sfratto. E ad ogni tornata elettorale arrivava sempre qualche politico a promettere titoli di proprietà per chi ormai si era insediato stabilmente nella zona.
Un residente di Kariobangi North ha raccontato al quotidiano locale The Star che venerdì scorso, per la prima volta è stata convocata una riunione (con rappresentanti, cercando di rispettare il limite delle “baraza” (assemblee pubbliche) che nell’emergenza Covid-19 è stata ridotta a 15 persone, laddove distanze sociali e mascherine sono quasi totalmente assenti.
Il Prefetto locale ha consigliato agli abitanti di iniziare a cercare luoghi alternativi dove trasferirsi perché in pochi giorni l’intera zona sarebbe stata evacuata e le costruzioni rimosse.
Nessuno dei presenti ha creduto che nel periodo in cui in tutto il mondo, non solo in Kenya, si è lanciato lo slogan #stayhome e dove si chiede ai cittadini di proteggersi e uscire il meno possibile almeno dal proprio quartiere, il Governo avesse potuto permettere che per motivi di bonifica di un terreno, migliaia di persone sarebbero state lasciate al freddo e sotto la pioggia che inizia ad incombere a Nairobi.
Nessuno a Kariobangi North ha titoli di proprietà, è vero. Ma in molti pagano l’affitto a presunti proprietari e cartelli delle zone povere che hanno costruito le baracche. Anche i chioschi e le attività che permettono a tanti keniani di portare a casa il minimo indispensabile per sopravvivere, pagano affitti e licenze per lavorare.
Eppure in poche ore, sotto il controllo della polizia che ha represso sul nascere ogni tentativo di resistenza, hanno visto la loro quotidianità, la loro vita, le loro poche certezze demolite.
Da ieri mattina nel quartiere è montata la protesta: c’è anche chi arriva da zone rurali del nord e non può tornare nel villaggio natio, sia per il blocco imposto dal Governo che ha blindato la Contea di Nairobi dalle altre esterne dove i casi di virus si contano sulle dita di una mano, sia per le abbondanti inondazioni che stanno facendo altri gravi danni.
C’è chi chiede di far aprire i chioschi chiusi per via del Coronavirus alle famiglie indigenti rimaste senza casa e chi chiede al Governo di pensare a strutture alternative, anche perché in queste condizioni le malattie, e non solo il Covid-19, ma anche malaria, colera e polmoniti da freddo specie nei bambini, potranno causare una strage.
L’immagine di Kariobangi North è di quelle che, in un momento in cui ogni azione portata avanti contro un essere umano inerme è doppiamente meschina e feroce, demoliscono la speranza.
In ogni angolo del Paese si chiede ai cittadini di lavarsi spesso le mani e stare a casa.
A Nairobi è un agghiacciante paradosso che l’azienda dell’acqua non solo ti lasci all’asciutto, ma ti tolga anche la casa.
E il silenzio di chi sta invocando il rispetto delle regole fondamentali per combattere e vincere la battaglia contro la pandemia, fa ancora più male.

TAGS: sgombero kenyademolizione kenyanairobi kenya

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