Editoriali

EDITORIALE

BBI: cos'è e cosa sta succedendo in Kenya

Dove porterà il patto tra i due leader politici nazionali?

19-01-2020 di Freddie del Curatolo

BBI è la sigla che chi legge e si interessa del momento politico del Kenya (e chi vive, lavora o frequenta assiduamente questo Paese dovrebbe comunque farlo) vede ogni giorno sui titoli dei giornali o sente nelle parole di chi gestisce o ambisce alla cosa pubblica.
Ma anche di sostenitori, opposizione, Chiesa, associazioni oltre ovviamente all’opinione pubblica.
Ma cosa significa BBI?
BBI è l’acronimo di “Building Bridges Initiative”, letteralmente “Iniziativa per costruire ponti”.
Di fatto è il risultato tangibile della famosa stretta di mano di due anni fa, marzo 2018, tra il Presidente Uhuru Kenyatta e il rivale di sempre, l’ex Primo Ministro Raila Odinga.
I due, dopo essersi fronteggiati alle elezioni, tra accuse di brogli, ripetizioni della tornata elettorale, insulti e colpi bassi, hanno deciso che per il bene del Paese avrebbero dovuto lavorare di concerto e mettere da parte gli interessi personali. Così hanno istituito la BBI.
L’iniziativa ha portato alla formazione di una Task Force di 14 personaggi, tra cui i due leader politici, alcuni senatori della Repubblica, personaggi del mondo religioso, giudiziario e della Società Civile.
Questo comitato ha l’obbiettivo di armonizzare le istituzioni esistenti ed unire gli sforzi per affrontare le questioni più spinose che frenano il Kenya da una crescita sostenibile, e fronteggiare le criticità in maniera inclusiva.
Al BBI è stato dato un anno di tempo per redigere un rapporto e fornire informazioni al presidente e all'ex primo ministro sulla situazione del Paese nei riguardi di tensioni politiche, sociali, tribali e sulla corruzione. La task force ha chiesto più tempo per visitare tutte le contee per raccogliere le opinioni dei keniani e così la scadenza è stata prorogata a settembre del 2019.
Nel frattempo i cittadini hanno applaudito all’iniziativa, ritenendola una grande prova di democrazia, mentre alcuni parlamentari e attivisti hanno severamente criticato la BBI, riducendola ad una “schedatura” di politici non allineati o invisi alla coppia Kenyatta-Odinga.
All’atto pratico la BBI ha ricevuto il mandato di raccogliere dati dai kenioti e di offrire raccomandazioni sulle modalità di attuazione di questioni controverse di vitale importanza per il futuro.

QUESTIONI ETNICHE
Tra le questioni che devono essere affrontate dal BBI, come abbiamo accennato c’è in primis l’antagonismo etnico. Il tribalismo è il grande elefante nella casa Kenya. Il rapporto tra le varie comunità è sempre stato al centro delle divisioni tra fazioni e c’è sempre il rischio che si deteriori con il tempo. Durante le elezioni questo rischio spesso diventa reale. Le comunità si sono inimicate l'una con l'altra e sono spesso in una competizione malsana. Pertanto, il presidente Uhuru Kenyatta e Raila Odinga hanno cercato di sollecitare i kenioti a impegnarsi in una sana competizione priva di profili etnici.
Tutto questo, a livello internazionale, porta all’immagine di mancanza di unità e spirito nazionalista, con il timore che i Governi non riescano a gestire il loro popolo e le sfide del presente e del futuro. Anche se il Kenya sa scoprirsi patriottico, i cittadini non sono mai riusciti a definire e promuovere il loro ethos nazionale. Al BBI è stato  di stabilire come i kenioti potessero godere della nazione e del patriottismo attraverso percorsi  e aspirazioni comuni.

INCLUSIVITA’
L'inclusività è stata identificata come una delle maggiori sfide che i kenioti devono affrontare. La diversità è stata usata per dividere il paese invece di unirlo. I kenioti sono separati, tra le altre cose, dalla posizione geografica, dalla lingua e dalla religione. Molte parti del Kenya si sentono escluse e alienate dalle comunità significative, specialmente quelle che hanno occupato posizioni di leadership. Il BBI è stato incaricato di assicurare che le istituzioni pubbliche siano responsabili e di impatto nei confronti di tutti i kenioti a livello nazionale e di contea.

DEVOLUTION
La devolution è stato uno dei punti cardine della costituzione keniota del 2010. Nella misura in cui ha avuto i suoi successi, diversi impedimenti hanno impedito alle unità devolute di servire efficacemente i loro elettori. Ci sono state richieste al governo nazionale di cedere alcuni poteri e più fondi ai governi delle Conteee. Alcuni governatori hanno persino suggerito che essi dovrebbero essere responsabili dell'apparato di sicurezza all'interno delle contee.
I governi delle contee stanno anche lottando per essere economicamente sostenibili, ma l’ombra della corruzione e della frammentazione di risorse è un pericolo reale che limita le autonomie.
Il BBI è stato formato per lavorare sotto la guida del presidente e dell'ex primo ministro per promuovere un approccio universale che aiuti i keniani a comprendere il vero ruolo della devolution nel contribuire allo sviluppo della nazione.

CORRUZIONE
La corruzione è stata identificata come una minaccia esistenziale per il Kenya.
Non solo sta distruggendo vite umane, ma anche la fiducia e la prosperità delle classi meno abbienti. È un fenomeno generazionale nel Paese sin dall'indipendenza, e ora viene trasmesso alle giovani generazioni. La corruzione è stata identificata come una minaccia esistenziale per il Kenya.
Rischia seriamente di distruggere le speranze dei giovani di vivere onestamente e con orgoglio. Il male ha minato sia le istituzioni pubbliche che quelle private che necessitano di un'azione urgente se si vuole ristabilire una speranza. Questa lotta deve ricevere l'appoggio sia dei leader politici che dei cittadini perché abbia successo.

ELEZIONI
Le elezioni sono una questione emotiva in Kenya. Il ciclo delle elezioni è stato purtroppo accompagnato dalla violenza. Il Paese durante le campagne elettorali si paralizza e lo rimane anche molto tempo dopo che l'esercizio elettorale è stato completato. Questo ha un impatto sugli investimenti e sull'attività economica, oltre ad essere una minaccia per la vita umana. Le elezioni divisorie sono costate ai keniani il lavoro e i mezzi di sussistenza, e la polarizzazione etnica non è adatta allo sviluppo. Con l'aiuto del BBI, il Kenya dovrebbe essere in grado di superare il ciclo negativo comprendendo che, di per sé, un'elezione non è la soluzione alle sfide nazionali.
I kenioti dovrebbero rispettare la loro Costituzione e le leggi. In questo modo, sarebbe facile porre fine all'antagonismo etnico e alla definizione di profili, promuovendo al contempo l'inclusione, la devoluzione e la trasparenza.

SICUREZZA
È un mandato fondamentale del governo assicurare ai kenioti che siano al sicuro. Purtroppo, molti kenioti sono lasciati alla mercé dei disastri naturali e di quelli causati dall'uomo. I kenioti sono in costante lotta contro la fame e la siccità. Le vite sono minacciate, ed è per questo che è necessario avviare sforzi pratici per assicurare che i kenioti in difficoltà ricevano l'aiuto di cui hanno bisogno. Le soluzioni dovrebbero essere avanzate per far sì che le comunità in guerra rifiutino la violenza e abbraccino meccanismi alternativi di risoluzione delle controversie. Il governo deve anche lavorare con i kenioti per unirli contro il terrorismo e le sfide correlate.
In parole povere, il BBI può rappresentare una nuova alba nella politica keniota, poiché la task force cerca di trovare soluzioni a lungo termine a sfide critiche che portano a galla l’anima negativa di una Nazione che ha in sé anche gli antidoti per uscirne fuori. Per questo fa paura a chi ha scheletri negli armadi e a chi prospera grazie all’alibi delle divisioni etniche, alla corruzione e al business della paura, fomentando rivalità e odio. Ed alcuni aspetti e modus operandi noi italiani, li conosciamo bene.
L'atteso rapporto quindi segnerà un capitolo fondamentale e la speranza è che possa unire il Kenya una volta per tutte e guidarlo verso un futuro migliore.

TAGS: editoriale kenyabbi kenyapolitica kenya

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