Editoriali

EDITORIALE

Il Kenya tutto scavi e buche prima delle piogge

Ogni anno scatta la corsa ad evitare allagamenti

19-03-2022 di Freddie del Curatolo

Chi conosce il Kenya e lo ha girato un po’, soffermandosi sui particolari della ciclicità di certe predisposizioni umane e sociali, sa bene che prima di ogni stagione delle grandi piogge, ai bordi delle strade di ogni cittadina ed in molti dossi e ponticelli delle vie anche sterrate, c’è un fermento di vanghe e carriole, se non di escavatori e trapani.
E’ la corsa contro il tempo ostile, che porterà allagamenti e inondazioni, che depositerà ettolitri d’acqua ai lati delle strade a schiena d’asino e trasformerà in piccoli Natron e Magadi quasi tutte le rotonde del paese. Nel mondo alla rovescia dei baobab e dei poveri con lo smartphone ultimo modello, questa è la tempesta prima della quiete. La pioggia è vista da molti come una salvezza, a tal punto che si accettano anche le strade allagate. La quiete prevede anche molta meno gente in giro, molte meno automobili e soprattutto motociclette, che in Kenya sono ormai più delle zanzare.
Tutto nella norma, solo non si riesce a capire perché molti dei lavori vengono rifatti ogni santa stagione, tra marzo ed aprile. Al di là dei tanti appalti affidati alla fantomatica "Ditta Penelope" che al mattino costruisce e nottetempo disfa, per poi ricominciare da capo, ci sono anche dislocamenti di operai specializzati che indossano perfino il caschetto e sembrano compenetrati nella loro missione.
Sono essi progetti complementari?
Sono miglioramenti di lavori fatti in precedenza?
Accorgimenti di qualcosa che ci si era dimenticati?
Oppure, semplicemente, c’è qualche fondo rimasto o stanziato in emergenza da utilizzare e prosciugare...più dell'acqua che arriverà?
A giudicare dall’ardimento e dalla perizia con cui molti di questi scavi e canalizzazioni vengono compiuti e seguiti, propenderemmo per l’ultima ipotesi.
Se regolarmente una buona parte di Nairobi viene chiusa in questo periodo, salvo aspettarsi sempre immagini di interi quartieri con auto galleggianti e baracche come vasche da bagno, vi sono anche riparazioni di buche, non sempre eseguite a regola d’arte ma a volte provvidenziali affinché non si formino innaturali piscine dove un tuk-tuk potrebbe tranquillamente affondare.
Anche Malindi in questi giorni è in subbuglio, con il “roundabout” trasformato per l’ennesima volta in un cantiere a cielo aperto, un polpo scavato da cui si diramano tentacoli di canali che dovrebbero portare al mare. A volte invece è l’oceano a risalire come un salmone. Chissà, con un po’ di culo, a sbagliare i progetti, potremmo avere un’autentica Venezia africana, altro che Lamu...o al limite una bella Malindi con la zona dei Navigli. A questo punto avrebbe senso per i nairobini chiamarla, come in effetti fanno da anni, “Little Milano”.

TAGS: kenya lavorikenya stradestagione piogge

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