Dopo il tristemente celebre spartiacque mondiale della pandemia, il turismo nel continente africano, come in altre mete internazionali, è ripartito bene ma con alcune essenziali differenze, rispetto al passato.
Probabilmente la clausura forzata ha aumentato la consapevolezza dei turisti, con una buona percentuale di questi che, probabilmente “smanettando” in internet ed informandosi sui canali social e, si sono trasformati in potenziali viaggiatori.

Qual è la differenza? Ne abbiamo discusso tante volte: il turista fondamentalmente mette tra le sue priorità la vacanza in leggerezza, la meta scelta in base a requisiti essenziali che sono il comfort, la facilità a raggiungere la destinazione, una serie di agevolazioni (compreso magari un luogo dove si possa parlare la propria lingua), oltre che al relax assoluto e, non ultimo, alla soddisfazione dei piaceri che sono al top della propria lista di “desiderata”.
Ad esempio, chi d’inverno sceglie un viaggio fuori dal proprio paese, solitamente cerca il caldo che nella fascia tropicale, a differenza di quella temperata che investe l’Italia e tutto l’occidente, viene a mancare, con il mare come elemento fondamentale di divertimento.

D’estate invece il discorso è differente, chi decide di uscire dall’Europa e dal Mediterraneo, ovviamente non è così interessato a caldo e mare, se non per i prezzi proposti dal Mar Rosso, ma privilegia paesi che possano arricchire il proprio patrimonio di esperienze, di soddisfazione dell’anima e di animare le proprie passioni.
Dopo il Covid, questo aspetto sembra essersi accentuato e il Kenya, stando alle notizie che ci arrivano riguardo alle prenotazioni per i prossimi mesi, in particolare da metà luglio a fine settembre, viene cercato non tanto per spiaggia e sole, o per la classica vacanza in un villaggio turistico, ma come “esperienza africana”, tuffo nella natura con riferimento soprattutto alla savana.

Ecco spiegato, ad esempio, il ritorno in auge dei safari. Da giugno a settembre all’equatore, terminate le grandi piogge, la natura risorge in tutto il suo splendore e fortunatamente quest’anno, dopo quattro stagioni preoccupanti di siccità, le precipitazioni sono rientrate nella media.
Questo significa savana verde e ricca di natura, animali che riprendono le loro abitudini, con l’eterna lotta tra predatori ed erbivori, le famiglie di animali selvatici nel loro habitat naturale che diventano stanziali nel momento in cui hanno cibo dalle piante rigogliose, oltre all’epica migrazione degli gnu tra il Masai Mara e il Serengeti in Tanzania, che resta uno degli spettacoli a cui un amante dell’Africa e del “Regno degli animali” dovrebbe assistere almeno una volta all’anno.

Le migliori agenzie di safari tra Nairobi e la costa stanno fin d’ora dichiarando il “tutto esaurito” e c’è chi offre anche percorsi inediti, alternativi e particolarmente emozionanti per gli assidui frequentatori del Kenya, con nuovi safari e parchi meno conosciuti.
Ecco che di conseguenza destinazioni come Watamu, Diani e Malindi, conosciute specialmente per i paesaggi di mare, restano appetibili come fulcro (oggi si direbbe “hub”) per potersi muovere alla ricerca delle tantissime e varie emozioni che questo paese può riservare.
Poi è chiaro che una giornata a “chiappe all’aria” ad abbronzarsi e crogiolarsi sul bianco bagnasciuga con vista sulla barriera corallina, non dispiace a nessuno. Ma i mesi di luglio, agosto e settembre, come sempre più ex turisti e neo-viaggiatori sanno, sono quelli ideali per incantarsi di altre meraviglie che rendono il viaggio e l’avventura molto più di una semplice vacanza.