EDITORIALE
28-06-2021 di Freddie del Curatolo
Il Kenya turistico, realisticamente, non attende il prossimo mese di agosto come una liberazione dal “rosso” che regna da ormai un anno e mezzo.
Rosso è il colore delle restrizioni ma anche dei bilanci in perdita delle aziende del settore.
Rosso è il semaforo di ancora troppe nazioni mondiali per volare su Nairobi e Mombasa e rosso per molti sembra essere il tramonto di un certo tipo di viaggi e vacanze.
Ma, come dicono i proverbi, “rosso di sera bel tempo si spera” e come cantava un poeta livornese che non è Armando Tanzini, “spera, spara, spera”. Quindi chi ha fatto i suoi investimenti e conosce da sempre gli alti e bassi di questo paese, delle vicissitudini legate trasversalmente al turismo (malattie, terrorismo, crisi economiche, vulcani in eruzione, guerre civili eccetera), non può che controllare il proprio caricatore e prepararsi a sparare nuove cartucce, confidando nella passione che tanti viaggiatori del mondo hanno del Kenya e della sua natura, nel potere attraente dei climi caldi nella stagione invernale dell’Occidente e degli altri fattori che da sempre rendono l’Africa equatoriale, e specialmente quella meglio attrezzata nel campo dell’ospitalità, appetibile.
Confidando in questi fattori, il prossimo agosto sarà un mese in tono minore ma anche un buon banco di prova per una ripartenza “morbida”.
Come è risaputo, dall’Europa ancora non si potrebbe arrivare per puro turismo. Il condizionale è d’obbligo, perchè per alcune nazioni la discrezione resta al cittadino, mentre comunque si vieta il cosiddetto “turismo di massa”.
In Italia il divieto sulla carta è totale e il termine prorogato dal Presidente del Consiglio Draghi lo scorso maggio e valido fino al prossimo 31 luglio, potrebbe subire un’ennesima proroga di altri tre mesi.
Realisticamente, il 30 ottobre lo stato di emergenza che ha creato diverse fasce di destinazioni accessibili, accessibili con riserve o tabù (la cosiddetta fascia “E” di cui ahimé il Kenya fa parte) dovrebbe terminare.
Ma ciò non dipende solamente dall’Europa, bensì anche dalla sicurezza sanitaria in Kenya e dagli effetti della sua campagna vaccinale.
In questo senso la linea di Nairobi, dall’inizio dell’anno in cui si erano prospettati arrivi di milioni di dosi di vaccino, è molto chiara: “se ce li regalano, li prendiamo e vacciniamo tutti”.
Per ora, a tutto giugno, i vaccini arrivati sono poco più di un milione e mezzo, vale a dire una copertura totale pari all’1.2% della popolazione, considerando che si tratta di vaccini AstraZeneca, quindi in doppia dose per poter garantire l’immunizzazione provvisoria.
Ad agosto è stato annunciato l’arrivo, sempre con pacco omaggio, di 13 milioni di dosi Johnson & Johnson, ovvero vaccino unico, in grado di coprire più del 20% della popolazione. Se così fosse si può sperare che ad ottobre il Kenya sia considerato meta sicura.
Specie se il Governo confermerà la direttiva prospettata lo scorso aprile dal Ministero del Turismo, di far vaccinare tutti i dipendenti del turismo per creare il cosiddetto “corridoio covid-free” per le destinazioni turistiche che è anche una precisa volontà dell’imprenditoria del settore italiano di Malindi e Watamu e di importanti tour operator di casa nostra che sono anche titolari di voli charter, pronti a riprendere già dal prossimo dicembre ad atterrare a Mombasa.
Tutto questo fa presumere che prima di allora non si potrà assistere ad una ripresa “seria” del turismo. Cosa dobbiamo attenderci allora per il prossimo mese di agosto?
In primis, come avvenuto (peraltro in maniera soddisfacente) durante le feste di Natale 2020 e in parte a Pasqua 2021, puntare sulle vacanze dei keniani. Le compagnie aeree nazionali che organizzano voli interni da Nairobi per la costa iniziano a ricevere prenotazioni e così gli hotel.
Oltre a loro ci sono richieste di safari, soprattutto per il Maasai Mara che come ogni anno in questo periodo può offrire lo spettacolo unico della grande migrazione. Gli Stati Uniti hanno da poco riaperto al turismo verso il Kenya e rappresentano il traffico internazionale numero uno per quanto riguarda i safari di alto livello. Purtroppo, da questo punto di vista, la costa non può competere perchè sia il turismo locale, sia quello di “repeaters” che la frequentano in questi periodi di restrizioni, non prediligono la savana.
Per la salvezza dello Tsavo Est e Ovest ci sono i turisti dell’est europeo: Nyali e Diani ricevono charter dall’Ucraina, a Malindi arriveranno polacchi e Watamu si augura di iniziare ad ospitare russi. Popoli che non disdegnano i safari, così come non sono prettamente amanti del mare.
Insomma, vedendo il bicchiere mezzo pieno, l’estate keniana non potrà essere peggio di quella dell’anno passato, vedendolo mezzo vuoto, bisognerà ancora tirare la cinghia e si può comprendere quelle strutture, specie con molte camere, che aspetteranno ancora qualche mese e buone notizie per riaprire. Per tutti gli altri il consiglio è: mezzo pieno o mezzo vuoto che sia il bicchiere, beviamoci sopra che è meglio.
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