Editoriali

EDITORIALE

Watamu, Kenya: è qui l'investimento?

La crescita esponenziale della "perla dell'oceano indiano"

03-02-2025 di Freddie del Curatolo

Il boom è ormai conclamato, almeno per chi conosce e frequenta il Kenya da anni. Però Watamu sta avendo negli ultimi due anni, dopo la ripresa post-pandemia, la sua crescita esponenziale e soprattutto la sua popolarità in tutto il mondo.
All’inizio furono gli inglesi, specialmente quelli che da Nairobi cercavano un buen retiro per le feste comandate alternativo a Diani, evitando una Malindi che iniziava a popolarsi solo di italiani, e di ogni genere dato che ancora non c’era il trattato di estradizione, e le spiagge delle località satellite di Mombasa, appaltate dai tedeschi con i loro albergoni-palazzo e un turismo da calzini bianchi sui sandali.
Non che i britannici fossero tutti stinchi di santo o avessero tutti studiato a Oxford, i loro maggiori pregi sono sempre stati rispettare la natura, costruire villette e non ecomostri o comunque strutture invasive, pensarci sei volte prima di abbattere un albero, dieci volte prima di fare amicizia con un ragazzo locale incontrato in spiaggia e andare con le femmine di nascosto, soprattutto prendendole per quello che sono e non per laureande in vacanza.
Ma queste sono considerazioni del vecchio giornalista ironico che ne ha viste tantissime, anche se sempre di due soli colori.


Dopo l’insediamento degli albionici privati e del Kenya Cowboys, sono nati i primi hotel (ancora non si chiamano “resort”, dovevano prima morire) non solo inglesi, ma anche svizzeri e a metà degli anni Ottanta anche italiani, con il Blue Bay capofila. Da allora, è stata una continua ascesa, con lo sviluppo di due fantastiche zone, quella delle isole, grazie alla famiglia Lenzi che dal Cristal Bay a Paparemo Beach, con poi 7 Islands e relative ville e villette ha creato proposte varie per vacanze e soggiorni anche più lunghi, e la distaccata area della Jacaranda Bay, grazie all’intuizione dell’imprenditore Pasquale Tiritò.

Oggi Watamu propone tutt’altra narrativa, quella di una destinazione turistica dalle tante opportunità, dove se per adesso la proposta di hospitality è arrivata quasi al completamento (almeno per quanto riguarda i lotti sul mare), quella residenziale è ancora in grande sviluppo. Terreni in seconda fila, dall’altra parte della strada litoranea, addirittura nell’entroterra, dove fino a pochi anni fa erano solo rocce e campi di mais.
C’è ancora margine per acquistare i cosiddetti “plot”, con tutte le dovute cautele e i controlli del caso: ormai a Watamu non si può più acquistare a cuor leggero, non si fanno affari veri e propri, ma con intenzioni serie e conoscenza del Paese, si può ancora pensare ad investimenti importanti nel campo dell’edilizia abitativa.

Per chi invece ha solo intenzione di acquistare un immobile per godersi le vacanze, magari continuative o da pensionato, e lasciare quattro mura sotto il cielo africano un domani ai propri figli, Watamu offre già qualcosa che si può comparare con una località turistica organizzata del mondo evoluto, pur con tutte le anomalie e i paradossi dell’Africa (specialmente l’erogazione della luce ed il razionamento dell’acqua).
Le agenzie e i siti specializzati (secondo noi con l’aiuto ormai troppo allettante dell’intelligenza artificiale) nelle loro presentazioni di Watamu, confermano che “con l'aumento dello sviluppo delle infrastrutture e la crescita della domanda, il valore degli immobili a Watamu è aumentato costantemente nel corso degli anni” e con ottimismo suggeriscono che “investimenti strategici ora possono portare a rendimenti sostanziali in futuro”.

Peccato che la “strategia” non sia propria di queste parti, si pensa ancora troppo alla giornata ed è poi difficile correggere in corsa. Come ricordiamo sempre, non è così diretto in Kenya pensare, ad esempio, di acquistare un appartamento per poi “metterlo a frutto”. Meglio venire in affitto e comprare manghi e ananas. Il successo però è ineccepibile: l’espansione di Watamu è chiara, sotto gli occhi di tutti e piena di belle novità ogni anno, cresce con la domanda delle nuove generazioni ma senza disdegnare i bisogni dei “boomer”, tra locali di tendenza e bar da chiacchiere, nuovi centri commerciali e cliniche ospedaliere, ristoranti con proposte sempre più allettanti e vita notturna d’ogni tipo. Tutta da scoprire, tutta da vivere e perché no, da immaginare come meta non per una sola vacanza. Ma come investimento, secondo noi, è ancora un guadagno di pochi e ben piantati imprenditori.

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