PERSONAGGI
19-02-2022 di Freddie del Curatolo
Nove anni di Kenya, vissuti in un villaggio in cui più o meno sei l’unica donna bianca, anche se non lontano dagli agi e dalla leggerezza delle destinazioni turistiche, valgono almeno il doppio in esperienza e meno della metà in invecchiamento.
Tutto questo lo intercetti subito negli occhi vivaci di Laura Scrivani e lo capisci da quello che ha fatto e che continua a fare. Ultima delle tante esperienze a diretto contatto con le comunità locali della costa, un periodo insieme agli anziani Mijikenda nel villaggio in cui vengono protetti dalle minacce di chi vuole ucciderli con il pretesto della stregoneria.
Laura, orafa piacentina, viaggiatrice per passione e per esigenza di un’anima vagabonda e curiosa, ha iniziato a frequentare il Kenya nel 2009, dopo aver girato in lungo e in largo il continente africano, preferendo sempre situazioni vere, inserite nei contesti locali.
“Per me è stato normale anche a Watamu e Malindi l’approccio all’africana, ma senza mai sentirmi un’eroina o rinunciando alle mie origini – racconta – anzi, devo ammettere che uno dei motivi che mi hanno spinto nel 2013 a trasferirmi ed aprire un bed&breakfast è stato proprio l’essere in Africa sentendomi a casa, in un luogo in cui puoi mangiare ogni tanto una pizza, sentir parlare italiano e non essere completamente un alieno”.
Così Laura si è stabilita a Msoloni, nell’entroterra di Mayungu a contatto con la natura, con gente umile e con storie e leggende millenarie: dal potere evocativo dei baobab a quello curativo di erbe come neem e moringa, dall’ancestrale forza delle donne alla tradizione della stregoneria buona.
“Mi sono approcciata con voglia d’imparare e di condividere – conferma – e ho capito che l’ultima cosa che dovremmo fare qui è giudicare. In questi anni sono stata un’attenta ed interessata osservatrice, ho vissuto situazioni di vita reale anche dure da accettare, sulle prime mi sono arrabbiata e indignata, poi ho capito che ci sono meccanismi e ragioni così distanti dal nostro modo di pensare che non possiamo valutarle con il nostro metro di giudizio. Ed è giusto così”.
Nel suo percorso ha ospitato per cinque anni nella sua piccola e curata guest-house “Mimi na rangi” tanti italiani a cui ha trasmesso il suo amore per il Kenya aiutando a comprenderne le contraddizioni e a vedere, come cantava Battiato, “l’alba dentro l’imbrunire”.
Un percorso che si è interrotto con l’arrivo della pandemia e il blocco del turismo.
“In quel periodo ho accettato volentieri la proposta di Karibuni Onlus di occuparmi della costruzione delle capanne tradizionali che avrebbero ospitato gli anziani della comunità Mijikenda che la Malindi District Cultural Association (MADCA) cura e protegge – spiega Laura – mi ero già tristemente imbattuta nella loro terribile storia: da anni contro i vecchi saggi dei villaggi della Contea di Kilifi c’è una vera e propria caccia all’uomo, perché accusandoli di stregoneria e giustiziandoli, i giovani si impossessano delle terre dei loro padri e possono decidere di venderle, cosa che un anziano non farebbe mai, perché la terra per un Mijikenda è tutto, è alla base della vita e della sopravvivenza. L’omicidio nel 2014 del padre spirituale dei giriama, Mzee Katana Kalulu, non lontano da casa mia, mi sconvolse e pensai che prima o poi avrei dovuto fare qualcosa per loro. Io ho perso entrambi i genitori da giovanissima e vedo nei loro sguardi, nei loro modi cordiali e nel loro bisogno di assistenza, la vecchiaia di mio padre e la madre che non ho potuto vivere”.
Il villaggio dei MADCA, vicino alla foce del fiume Sabaki, era più o meno un accampamento di rudimentali capanne che come tetto avevano tende della croce rossa. Grazie alle donazioni giunte a Karibuni sono state costruite cinque grandi abitazioni tradizionali ben strutturate che resistono alle piogge e possono ospitare più persone. Ma Laura non si è fermata qui, ha voluto anche contribuire personalmente al miglioramento delle condizioni di vita degli “elders”, trasformando le bellissime fotografie scattate durante le sue frequentazioni del villaggio, in cui ha anche raccolto storie, curiosità e leggende, in qualcosa di utile.
“Ho pensato di preparare un calendario 2022 con immagini del villaggio e con altri scatti creati per l’occasione – illustra la creativa emiliana – con l’aiuto di Katoi Wa Tabaka, attivista per i diritti dei Mijikenda e musicista, aiuto essenziale per il progetto, ho trasformato il villaggio in un divertente e realistico set fotografico e i suoi abitanti in protagonisti. Un’altra appassionata del vero Kenya, Laura Allegri, dall’Italia mi ha aiutato per la parte grafica, la stampa e la distribuzione e dallo scorso ottobre abbiamo iniziato a proporlo sui social, raccontandone la storia e le finalità benefiche”.
E’ stato un grande successo: in poco tempo sono stati raccolti 5000 euro con i quali sono state arredate le nuove capanne con letti e materassi e forniti utensili, oltre a medicine per gli anziani.
“Tutto quello che è avanzato è stato consegnato ai MADCA che lo utilizzeranno per il sostegno quotidiano agli anziani – spiega Laura – spero con questa iniziativa di avere anche aperto la coscienza di tante persone, anche locali, su questa pagina di storia dei nostri tempi in Kenya che non può passare inosservata. E’ una realtà dura da accettare e io stessa, vivendo in una zona rurale, avverto il pericolo di chi si schiera con gli anziani. Mi è capitato più volte di essere additata come “amica degli stregoni” e di essere stata messa in guardia. Ma non è nella mia indole abbassare la guardia: sempre con rispetto e pacatezza, spiego le mie ragioni e quelle degli anziani che sono i custodi della storia di questo popolo e delle loro tradizioni”.
Il calendario “African Culture Mijikenda” 2022 è ancora disponibile e, come detto, il ricavato andrà all’associazione MADCA, in difesa degli anziani a rischio. Per informazioni potete scrivere a Laura Scrivani, email: miminarangikidogo@gmail.com
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