REPORTAGE
29-09-2021 di Freddie del Curatolo
Nella Nairobi che cresce, che non si affligge né deprime nelle tante discrepanze e aberrazioni di una metropoli africana nell’era moderna, sono tanti gli esempi della voglia di dare un senso di sostenibilità al proprio talento e alla creatività con approccio professionale.
Sostenibilità, parola spesso abusata, nelle varie anime della capitale del Kenya è un concetto tangibile che può fare bella mostra di sé ed avere successo anche di fianco ai colossi dell’investimento sicuro, del cemento a perdita d’occhio, dei “nonluoghi” come li chiama l’antropologo Marc Augé, con investimenti anche minimi.
Nonluogo poco sostenibile è il dispendioso centro commerciale, che si pone come unica deriva per la classe emergente e galleggiante dei keniani di città, nonluogo del tutto insostenibile è lo slum, che rappresenta il polo opposto ma che allo stesso tempo è la più facile, comoda deriva per gli sconfitti, la microcriminalità e le mafie che ci lucrano sopra e poi si ritrovano a goderne nel centro commerciale.
C’è una Nairobi che resiste come naturale, vitale forma di reazione: è quella che convive con la fortuna di avere ancora spazi immensi di verde, terreni fertili da coltivare anche nelle aree urbane, tanti giovani da coinvolgere ed un potenziale pubblico multietnico da trasformare in clientela.
A noi del portale degli italiani in Kenya piace scoprire posti, situazioni e personaggi che vanno in questa direzione positiva, propositiva e speriamo futuribile.
Oggi parliamo di Cultiva, una “greenhouse” nell’oasi verde di Karen, una delle zone di Nairobi più legate alla creatività e al concetto di farm.
In un terreno che fino a pochi anni fa ospitava unicamente serre e capannoni, un gruppo di giovani capitanati da un giovane e promettente chef dell’Equador, Ariel Moscardi e supportati da Peter Sylvester, keniano di origini britanniche che ha messo a disposizione gli spazi, è nato qualcosa di più di un ristorante e di molto simile ad una filosofia di vita.
Dagli orti arrivano in tavola verdure, odori e persino fiori edibili e tra cucina e laboratori a vista vengono prodotti artigianalmente quasi tutti i cibi del menu, con l’aggiunta di pesce fresco per la famosa “ceviche” sudamericana e mozzarelle di bufala d’importazione.
Grande attenzione alla presentazione dei piatti, a cocktail anche analcolici fantasiosi, al vino organico e tanti altri piaceri in un ambiente che già di per sé ti fa stare bene.
Tutto quel che potremmo raccontare d’altro, è ben descritto qui sotto nel nostro videoservizio.
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