Reportage

REPORTAGE

Nel mondo nascosto di Tarasaa, a 2 ore da Malindi

Tra miseria, etnie diverse e l'eterna sfida dell'acqua

27-04-2021 di Freddie del Curatolo

Malindi, tra i molteplici aspetti che ne hanno fatto nei secoli un approdo sicuro per tanti popoli e culture, ha il pregio di essere il punto fisso (oggi i globalizzatori della comunicazione, che hanno scelto l’inglese commerciale come lingua ufficiale direbbero “hub”) in cui fare campo per immergersi in realtà completamente diverse tra loro che, nel giro di due ore di guida lungo strade quasi sempre praticabilissime e sicure, ci trasportano in una dimensione africana a sé.
Questa volta siamo a nord.
Oltrepassiamo il ponte sul fiume Sabaki, superiamo Mambrui e il bivio di Ngomeni (30 km circa da Malindi) che porta alla baia di Ungwana e al noto Centro Spaziale italiano “Luigi Broglio”.
Lungo la strada asfaltata che porta verso Garsen ci imbattiamo nelle saline, vasti spazi bianchi che alla luce del sole appaiono come specchi accecanti da cui partono quotidianamente camion diretti in tutto il Kenya. Poi sfilano i grossi villaggi di Gongoni e Marereni e dove la strada principale abbandona la fascia costiera, usciamo dall’asfalto ed abbracciamo la terra rossa che ci trasporta subito lontano dal tempo e ad una distanza imprecisata dalla civiltà. La strada percorre una terra di nessuno che affianca le prime ramificazioni del fiume Tana nel suo larghissimo delta e porta al mare, in luoghi di paludi e mangrovie dove le bianche spiagge della costa sono un ricordo e il corallo si nasconde insidioso tra distese di fanghiglia marrone che arriva a baciare l’oceano indiano.
Qui notiamo subito che l’etnia degli abitanti è cambiata. I giriama lasciano il posto a keniani di origine nilotica e somala. I pastori nomadi Orma tentano una non facile convivenza con gli agricoltori Pokomo, più stanziali. I primi devono fare molta attenzione che le loro mandrie non invadano i campo coltivati pokomo, questi ultimi non devono con i loro raccolti chiudere le vie d’accesso al fiume al bestiame e ai loro proprietari.
Non sono rari gli scontri anche cruenti tra opposte fazioni e (come per anni erroneamente se non in malafede propagandato dai media) non sono figli di intolleranze etniche e sociali: al centro di tutto c’è il bisogno principale dell’uomo, l’acqua.
Si arriva a Tarasaa, villaggio in equilibrio precario su un niente arido la cui salvezza è costituita dalla lunga linea verde di piante che costeggiano uno dei corsi d’acqua secondari.
Decidiamo di lasciare anche la strada sterrata e addentrarci per scoprire il mondo dietro il velo della sottile foresta. Ed ecco che sbuchiamo nella terra promessa, nell’unica fortuna di queste lande dimenticate, di una miseria rurale che non fa rumore, non fa notizia se non quando quello a cui i nostri occhi stupiti assistono non può accadere, perché anche il fiume è prosciugato.
Famiglie orma e pokomo insieme, come a purificare corpo ed anima nell’ansa più larga del Tana River, prima che diventi impraticabile e sparisca nella jungla che abbonda di coccodrilli e ippopotami e porta alla foce di Kipini.
Una vallata intatta di serenità allo stato brado, fatta di canti di lavoro delle madri che sciacquano i panni, di gridolini di bimbi nudi che sguazzano, di mucche che bevono e ragazze orma che filtrano l’acqua del fiume e la caricano su taniche da venti litri che poi si mettono in testa, pronte a camminate di chilometri e chilometri per tornare al villaggio.
I contadini pokomo fanno lo stesso, ma si tengono rigorosamente a distanza. Hanno bisogno dell’acqua per far vivere i campi e spesso gli ortaggi che crescono vengono venduti al piccolo mercato di Tarasaa anche per gli orma.
Seguendo l’esempio di Monsignor Virgilio Pante, che nel Samburu ha creato i mercati interetnici, per far capire a tribù da sempre in conflitto (e lì i conflitti sono cruenti) le vere ragioni delle faide e come attraverso il commercio solidale si possono risolvere, abbiamo discusso con Orma e Pokomo di questi aspetti e la situazione sta migliorando, nonostante la crisi pandemica abbia aumentato povertà e incertezze. Spesso chi vive in queste zone manda i figli a scuola dai parenti che vivono almeno 200 chilometri a nord, tra Garsen e Garissa sulla strada per la Somalia.
Sono scuole islamiche che spesso permettono con minima spesa anche i pasti comuni e un letto dove dormire. Non un vero e proprio “boarding” ma un aiuto che le scuole cattoliche qui si guardano bene dall’offrire. Con la chiusura prolungata degli istituti scolastici, i ragazzini e le ragazzine sono tornati a casa e bisogna farli mangiare.
Nel primo entroterra di Malindi, ci spiega un vecchio orma, trovi sempre un albero da frutto, buone erbe selvatiche che se le sai riconoscere ti aiutano a superare la giornata (pensate alla parola “sukuma wiki”, una delle erbe di campo più popolari, significa letteralmente “spingere via la settimana”). Qui a Tarasaa non c’è frutta e i pochi campi coltivati sono protetti con i machete dagli intrusi. La fame è qualcosa di tangibile, nella magrezza di molti infanti, negli uomini ricurvi che hanno vissuto mezza vita di stenti, e l’altra mezza non la vivranno.
Procediamo per Galtama e da qui verso il mare.
L’unica risorsa per questa gente potrebbe essere il pesce, ma sono i bajun ad avere le barche e il commercio in mano. Loro sanno come trovare i gamberi nelle ramificazioni del Tana River, li seccano al sole per renderli più saporiti e li arrostiscono a carbone per poi venderli nei baracchini di ogni piccolo villaggio. Qualche orma ha imparato a gettare le reti, ma deve stare attento: anche l’acqua salata è acqua, e porta interessi e vendette.
In mezzo ad un nulla combattuto, controverso e mai privo di quell’umanità che traspare negli sguardi di accoglienza, di bisogno e speranza e quasi mai di ostilità, riservati all’uomo bianco, troviamo anche un piccolo resort aperto da giovani appassionati di kitesurf e di safari tra le mangrovie. Roba da ricchi, perchè oggi sembra che il vero privilegio sia la libertà, il poter staccare dal mondo,  lontano dalla civiltà.
Sperando che questo possa riportare chi lo capisce più vicino al senso della vita, che potrebbe essere molto meno dura e difficile per una buona parte di persone, e più umana ed appagante spiritualmente per l’altra parte.
Torniamo da questo angolo nascosto, certi di aver conosciuto e compreso un’altra piccola e significativa realtà a due passi da quella casa rassicurante, ancestrale, filo-occidentale ma a volte troppo inconsapevole e noncurante che è Malindi.

FOTO GALLERY
TAGS: malindi escursionitarasaa kenyatana riverreportage kenya

Hai trovato utile questo articolo?

Apprezzi il nostro lavoro quotidiano di informazione e promozione del Kenya? Malindikenya.net offre questo servizio da 16 anni, con il supporto di sponsor e donazioni, abbinando scritti e video alla diffusione sui social e ad una sorta di “ufficio informazioni” online, oltre ad affiancarsi ad attività sociali ed istituzionali in loco.

Di questi tempi non è facile per noi continuare a gestire la nostra attività, garantendo continuità e professionalità unite a disponibilità e presenza sul campo.

TI CHIEDIAMO QUINDI DI CONTRIBUIRE CON UNA DONAZIONE PER NON COSTRINGERCI A CHIUDERE. TROVI TUTTE LE INFORMAZIONI SU COME AIUTARCI A QUESTO LINK:

https://malindikenya.net/it/articoli/notizie/editoriali/come-aiutare-malindikenyanet-con-una-donazione.html

GRAZIE
ASANTE SANA!!!

Cambio climatico e pandemia, un mix letale che ha creato 400 mila nuovi affamati sulla costa del...

LEGGI L'ARTICOLO

La raccolta delle uova di coccodrillo sta diventando un business per chi vive nelle zone fluviali del...

LEGGI L'ARTICOLO

E' stato inaugurato a Malindi l'ufficio della Commissione Etica e Anticorruzione (EACC) per la Costa Nord del Kenya. 
E' stato il Vice Direttore Generale della Commissione, Michael Mubea, ad aprire formalmente la sede, dopo una settimana di sensibilizzazione a Kilifi,...

LEGGI TUTTO

Un altro anno difficile è passato, il secondo in cui abbiamo cercato comunque di viaggiare il più...

LEGGI L'ARTICOLO

Una settimana di silenzio: quello sacrosanto di chi indaga sul rapimento di Silvia Romano a Chakama, datato ormai 20 giorni fa, quello rispettoso di chi, come noi, ha scelto di scrivere solo i fatti veri dal Kenya o le notizie...

LEGGI TUTTO L'ARTICOLO

Sono stati rilasciati e già in viaggio per Malindi i due ragazzi italiani fermati ieri dalla polizia del villaggio di Ngao, nella regione keniana del Tana River, dove a loro...

LEGGI TUTTO L'ARTICOLO

Più di quattro giorni di silenzio, di attesa, di ricerche e operazioni coordinate del Governo italiano con le forze speciali del Kenya, di arresti e mandati di cattura da parte della polizia della costa.
Questo il...

LEGGI TUTTO L'ARTICOLO

Sono due le attività di bar e ristorante già chiuse a tempo indeterminato a Malindi, dopo il primo giorno di operazioni incrociate di controllo da parte di diversi uffici governativi sulla costa keniana.
L'autorità...

LEGGI TUTTO L'ARTICOLO

Mentre anche ieri il Ministero della Salute ha annunciato i dati ufficiali delle ultime 24 ore che...

LEGGI L'ARTICOLO

"Silvia Romano è ancora in Kenya, non può essere stata portata in...

LEGGI TUTTO L'ARTICOLO

Da troppi giorni non si hanno più novità riguardo alle ricerche di Silvia Romano, la volontaria ventitreenne dal 20 novembre scorso in mano ai suoi rapitori, che l'hanno...

LEGGI TUTTO L'ARTICOLO

E' una disperata operazione per salvare un centinaio di ippopotami nella regione del fiume Tana, centocinquanta chilometri a nord di Malindi.
Siamo nel distretto di Lamu, dove il fiume più importante del Kenya forma un delta che include anche due...

LEGGI TUTTO L'ARTICOLO

Sono momenti importanti, forse decisivi, per la risoluzione della drammatica vicenda del rapimento di Silvia Romano, da ormai una settimana nelle mani di una banda di criminali nascosti nella foresta di Dakacha, nel profondo entroterra della costa keniana.
Secondo...

LEGGI TUTTO L'ARTICOLO

Il Kenya è una delle destinazioni più varie e straordinariamente ricche di occasioni uniche, emozioni...

LEGGI L'ARTICOLO E GUARDA LE FOTO

L’emergenza alimentare nell’entroterra di Malindi e Kilifi (come peraltro in tutto il Kenya) che mette in grande...

LEGGI L'ARTICOLO

Il Ministero degli Esteri britannico, alle porte dell'alta stagione e delle feste natalizie, ha dichiarato le mete turistiche del Kenya più battute dai propri connazionali, luoghi sicuri (consigliando la solita dovuta cautela da rispettare per chi...

LEGGI TUTTO L'ARTICOLO