REPORTAGE
25-08-2021 di Freddie del Curatolo
Nell’agosto in cui al Kenya sono venuti a mancare moltissimi turisti internazionali, in cui le scuole nazionali sono rimaste aperte e hanno frustrato i sogni vacanzieri di migliaia di famiglie e in cui la crisi economica ha bloccato molti altri residenti, la spiaggia più amata dai keniani è riuscita comunque a tenere botta e regalare alle sue attività turistiche un sospiro di sollievo in attesa di tempi migliori.
Certo, l’atmosfera non è paragonabile a quella degli scorsi anni, fino a quel disgraziato marzo 2020, né l’afflusso di turisti è simile a quello delle scorse ferie di Natale e Capodanno, ma passeggiando per la spiaggia e assaporando temperature non proprio estive, si possono comunque apprezzare momenti di relax, divertimento e tanto sport da parte di una varia umanità che comprende keniani, indiani, tanti ospiti dell’est europa e qualche europeo della comunità, soprattutto francesi e spagnoli. Sulla bianca distesa davanti all’oceano che più azzurro di così sarebbe finto, gli adepti del kitesurf si prendono la scena e si può notare come nel corso degli anni siano aumentati gli istruttori locali di questo sport appassionante per chi lo pratica e piacevole da vedere, ancorché totalmente ecologico. Purtroppo accanto alle volute virtuose dei “kiters” sfilano a distanze dalla riva che sarebbero vietate le moto ad acqua che inquinano e soprattutto costituiscono una seria minaccia per specie rare di pesci e per le tartarughe marine.
E’ una pratica che piace molto ai keniani e la lunga striscia di mare calmo tra la riva e la barriera corallina di Diani è una pista ideale per i motoristi che vivono così il mondo acquatico. Non c’è controllo da parte delle autorità e i noleggi di skyjet si sono moltiplicati e prosperano felici.
Lungo i chilometri e chilometri di spiaggia ci sono anche tante diverse situazioni per il piacere del cibo e per bere un drink. Si va dallo storico Nomad, con i suoi divanetti vista mare tra le fantasie ondulari create da quel geniaccio italiano di Mario Scianna e una cucina internazionale che privilegia il pescato fresco e un’invidiabile cantina di vini, alla cooperativa dei pescatori e il loro ristorante Mwaepe, dove il polpo che viene pescato a chilometro zero e sbattuto sulla spiaggia davanti agli occhi degli avventori, finisce sulla griglia insieme al frutto del lavoro di membri delle stesse famiglie che te lo cucinano e te lo servono in tavola, accompagnato da riso al cocco e kachumbari, la tipica insalata keniana. Vi sono anche altre proposte ma come anche a Watamu e Nyali, impera un nuovo tipo di turismo, accentuato dalla pandemia, quello delle case private con piscina dove gruppi di amici, famiglie e comitive di giovani trascorrono gran parte della loro vacanza, in completa privacy e libertà, senza coprifuoco e distanze sociali, etilometri e cani antidroga, al riparo da chi detta le regole e da chi può dire qualcosa. Cosa succeda in quelle alcove 2.0 si può facilmente intuire dai video che spopolano su social come TicToc e Instagram. Musica “bumbum”, alcool a fiumi e voglia di evadere.
L’unico modo per farlo, paradossalmente, sembra quello di rinchiudersi in una prigione dorata.
Peccato perché ci sarebbero tante cose da fare a Diani e dintorni: dalle nuotate con i delfini al largo di Shimoni, alle passeggiate nei giardini di corallo assaggiando i granchi più buoni del mondo nell’isola di Wasini, dalle pagaiate sulle canoe tradizionali dell’isola di Funzi tra le incantate foreste marine delle salvifiche mangrovie all’immersione nel paradiso naturale delle Shimba Hills, tra cascate, punti panoramici e animali selvaggi, dalla visita al centro che salvaguarda gli splendidi colobi alla foresta sacra della tribù Digo, Kaya Kinondo, tra piante curative e leggende locali.
La speranza è che quando si tornerà a viaggiare con meno restrizioni possibili, molte di queste attrazioni siano ancora a disposizione e che ci sia sempre una buona parte di viaggiatori che le vogliano cercare e le sappiano apprezzare.
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