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MUSICA

Addio a Cesaria Evora, la "Diva Scalza" africana

La sua "voce d'amore" capoverdiana non canterà più

18-12-2011 di Freddie del Curatolo

La sua "voce d'amore" spinta dai venti delle isole di Capoverde non canterà più le melodiose armonie della Morna e non si appoggerà come le barche di Mindelo sulle onde dell'oceano ai ritmi della Coladera.
Cesaria Evora, la "diva scalza" è morta dopo una breve malattia, ma ha lasciato un patrimonio di dischi bellissimi che rappresentano un tesoro per la musica dell'intero Continente e che si adattano a meraviglia anche alle atmosfere, ai paesaggi e ai pensieri dell'Africa Orientale e del Kenya.
Per celebrarla, la ricordiamo e vi invitiamo a riascoltarla, pubblicando una recensione di uno dei suoi album più intensi, "Voz d'amor" del 2003.

La diva scalza cammina per la sua strada, tra l’Africa e l’Oceano che la divide dall’Impero della musica, dall’Occidente.
E’ il 2003, i tempi stanno per cambiare definitivamente.
Anche nel mondo delle canzoni, la globalizzazione esige il suo tornaconto: impone mescolanze di generi, collaborazioni improbabili, duetti virtuali.
Cesaria Evora resta a piedi nudi, rifiuta di indossare qualsiasi suola del compromesso, che gli faccia perdere aderenza con la sua terra, l’arcipelago di Capo Verde.
Ci avevano provato, a fare della poco appariscente e non più giovane Cesaria una stella di prima grandezza: nel precedente album “Sao Vicente de longe” l’avevano convinta a farsi scrivere una canzone da Pedro Guerra, a cantarne una in portoghese con Caetano Veloso, a farsi accompagnare dalla chitarrista e cantautrice americana Bonnie Raitt.
I discografici europei e americani hanno fiutato nella Regina della Morna, una nuova operazione Buena Vista Social Club.
Ricordate il disco arrangiato da Ray Cooder che diventò un film diretto da Wim Wenders?
Come Cuba, Capo Verde in tutto il mondo!
D’altronde il suo capolavoro, “Cafè atlantico” ha venduto ovunque. Hanno anche provato a fare di peggio, remixando alcuni suoi brani in una raccapricciante versione etno-techno, per lanciare la Coladera, il ballo tipico delle isole al largo della Nigeria, in discoteca.
Ma l’antidiva è rimasta a piedi scalzi e ha deciso di proseguire la sua avventura musicale con la Lusafrica, utilizzando le multinazionali soltanto per distribuire i suoi album. Così è nato l’intenso e quanto mai classico disco dal titolo “Voz d’amor”. Uno dei capolavori della musica africana che malindikenya.net vi consiglierà all’infinito alle atmosfere di casa sua, quelle di “Cafè atlantico”, alla malinconia soffusa e lontana delle sue povere isole, al vento a raffiche di chitarre acustiche, alle onde cristalline di pianoforte e ai canti degli uccelli di violino e fisarmonica. L’attacco, “Isolada” è già una meraviglia, pronto a diventare uno dei suoi cavalli di battaglia. Già, perché la forza di Cesaria Evora non è soltanto nella voce espressiva, pulita e sofferta, ma nel fatto che ancora oggi, nonostante la ricchezza sopraggiunta in tarda età, preferisca passare buona parte dell’anno nel suo arcipelago e precisamente nell’isola di Mindelo. In questo modo frequenta compositori e musicisti che hanno da proporle morne nuove e canzoni che in mano a lei profumano intensamente di meraviglia. Così accade quando comincia ad incalzare la danza, in “Monte Cara” e in “Amdjer de nos terra” in cui il sassofono prende il sopravvento, ma la fisarmonica gestisce anche e caviglie tropicali. “Voz d’amor” è un disco suonato magistralmente e tecnicamente perfetto che stupisce per la passione con cui Cesaria interpreta canzoni che a primo ascolto potrebbero sembrare copie di altre del passato, ma la morna è come il blues, vive di intensità e di particolari, il dialogo tra chitarra e violino in “Ramboia”, l’incantesimo di “Milca ti lidia” e l’inafferrabile atmosfera di “Nha curacao tchora” lo confermano. “Voz d’amor” è l’ennesimo bel viaggio a piedi scalzi nella musica di una regina. E quando si è arrivati viene subito voglia di ripartire, magari riascoltando “Cafè atlantico”.

 

 

TAGS: musica africanarecensioni africa

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