PERSONAGGI
21-01-2025 di Freddie del Curatolo
“La mia non è la storia di un uomo bianco che fa del bene in Africa, ma quella di giovani che creano e ispirano un cambiamento profondo e duraturo nelle loro comunità”.
Questo rispondeva Robert “Bob” Munro, scomparso due giorni fa a 84 anni, a chi gli chiedeva di parlare del progetto sociale sportivo più famoso del Kenya, ma soprattutto uno dei primi nel mondo a mostrare un futuro, una via di salvezza usando lo sport come veicolo per “farcela”, attraverso studio e disciplina, in una delle baraccopoli più degradate d’Africa che ospita quasi un milione di persone.
Mathare Youth Sports Association è il più grande progetto continentale di “auto-aiuto” per lo sport giovanile e lo sviluppo della comunità. Avviato nel 1987 nello slum di Mathare, ad oggi più di 14.000 giovani in oltre mille squadre partecipano alle attività sportive del MYSA. Oltre a questo, i giovani partecipano alla pulizia della baraccopoli, mentre l’intero progetto di occupa di prevenzione dell'AIDS, della formazione della leadership, dei giovani detenuti e ha creato scuole di fotografia, musica e ad altre attività di sviluppo della comunità. Altri 10 mila ragazzi e ragazze, non solo keniani, partecipano a un progetto simile di sport e sviluppo avviato da MYSA nel 1999 nel campo profughi di Kakuma, nel nord-ovest del Kenya.
Il successo dell’iniziativa passa anche dallo spirito competitivo: il Mathare United, la squadra di calcio creata come punta di diamante sportiva del progetto, ha giocato per anni stabilmente in prima categoria keniana e nel 2008 ha anche vinto uno storico campionato, passato alla storia come il primo scudetto di una squadra nata da un progetto sociale, in un campionato di massima serie nel mondo.
Il calcio è uno sport di squadra e nulla come uno slum rispecchia l’appartenenza indissolubile delle persone ad una “squadra”, ovvero ad una comunità di anime del tutto simile, con le stesse esigenze, le stesse problematiche, i medesimi sogni ed obbiettivi.
“Non esistono problemi, esistono solo sfide” era il motto di Munro.
Canadese, manager di aziende in patria e tra i primi esperti di soluzioni per l’ambiente, Munro si è trasferito con la moglie Ingrid in Kenya nel 1985. Una visita a Mathare ha cambiato completamente la sua vita ed è nata l’idea di “fare del bene” da una parte con dedizione missionaria, dall’altra con spirito imprenditoriale.
In quasi quarant’anni, il progetto MYSA, oltre ad atleti che hanno ottenuto buoni risultati e si sono mantenuti grazie alla loro attività, ha formato decine di manager, dirigenti e lavoratori in settori anche esterni allo sport e nello stesso tempo, grazie a donatori e partnership, ha potenziato infrastrutture, creato connessioni internazionali, tanto che il programma MYSA si è esteso a oltre venti Paesi ed è rinomato nel campo dello sviluppo.
Non a caso anche le istituzioni keniane lo hanno riconosciuto, Munro è stato insignito del più alto riconoscimento nazionale, Elder of the Burning Spear, proprio lo scorso dicembre dal presidente William Ruto, in occasione delle celebrazioni per l'indipendenza del Paese.
L’esempio di Bob Munro è stato essenziale anche per la creazione del progetto dell’accademia di calcio di Malindi, che il sottoscritto ha creato nel 2009, proprio quando il Mathare United era salito agli onori della cronaca nazionale. L’allenatore che fin da allora ha guidato i ragazzi più piccoli ed oggi segue anche la prima squadra, Real Malindi, Davis Badili Kenga, si è formato proprio al Mathare United, per imparare l’approccio sociale applicato al calcio.
Solo per questo ringrazieremo chi per primo ha pensato a questa formula che è vincente anche quando non vinci, perché mira molto più in alto di un semplice goal. Asante sana, Bob.
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