TURISMO
20-10-2017 di redazione
Il mondo cambia e con esso anche il modo di viaggiare e scoprirlo.
Siamo sempre meno turisti e più escursionisti, avventurieri magari molto social ma anche pronti a provare “brividi” da contrapporre alle ansie e ai timori portati dall’era moderna.
Anche nell’ambito dei safari, che rimangono la principale risorsa turistica del Kenya e di tutta l’Africa, le cose stanno cambiando.
C’è sempre meno voglia di vivere le esperienze in savana come puri momenti di contemplazione, magari chiusi per ore nel fuoristrada, muniti di obbiettivo fotografico o binocolo.
Il safari tradizionale ha ancora il suo fascino, per carità, ma la tendenza di oggi è quella di viverlo in maniera nuova, più interattiva e coglierne aspetti ancora inediti.
A questa naturale inclinazione, che non è solo delle nuove generazioni e degli esperti d’Africa, si aggiunge il desiderio di spingersi “oltre i propri limiti”, provando emozioni adrenaliniche o misurando se stessi e le proprie capacità e reazioni.
Partendo da questi presupposti, due professionisti italiani e un francese, Silvia Boschetti, Alberto Michieli e Jean Pierre Monti, hanno fondato “Afreeca”, dove nella fusione delle parole “Africa” e “Free” c’è il senso di una nuova filosofia di safari.
Afreeca, che viene lanciata oggi tramite il sito afreeca.travel , è una compagnia di safari dinamica e innovativa, che propone ai propri clienti di vivere esperienze totali, calandosi completamente nella filosofia del viaggio nelle pieghe del Continente Nero.
Jean Pierre e Alberto, guide esperte, da anni con “Kenya Safari Explorer” organizzano safari in tutta l’Africa Subsahariana, Silvia ha alle spalle un’importante carriera manageriale in Italia e ha scelto una nuova sfida.
Libertà e abbattimento di ogni tipo di barriera, mentale e fisica, sono alla base della filosofia del team di Afreeca, che infatti è la prima compagnia ad aprire i safari ad ogni tipo di disabilità, offrendo esperienze che pur non essendo dedicate solo a loro, sono state studiate per garantire un’avventura unica e straordinaria.
Ecco i programmi: Afreeca inizialmente presenta otto diversi itinerari, e all’interno di ognuno si trovano alcune attività opzionali. Ad esempio, andando “sulle tracce dei Big 5” tra le riserve di Borana, Solio e Masai Mara con passaggio al lago Naivasha, si può decidere se farsi un giro in mountain bike nel cuore della Rift Valley, una galoppata a cavallo in savana, un volo col parapendio, oppure seguire le tracce del leone e ancora incontrare le antiche tradizioni delle comunità locali. Tutto compreso nel prezzo e senza togliere tempo e spazio al classico safari fotografico e all’emozione di godersi un aperitivo al tramonto o un’escursione in barca sul lago.
Così avviene per le altre avventure in Kenya, tra quella dedicata alla natura e ai paradisi delle biodiversità, il trekking sul Monte Kenya, l’emozionante ripercorrere le orme e la vita di George Adamson e di sua moglie Joy, autrice di “Nata Libera”, nei luoghi dove vissero con i lori leoni e l’esclusivo tour delle missioni della Consolata e delle loro incredibili opere di solidarietà nel cuore del Kenya.
Ognuno di questi programmi porta con sé la possibilità di integrare con attività, esperienze, approfondimenti e svaghi. Senza dimenticare l’indirizzo sociale: una parte dei guadagni di ogni “pacchetto” safari sarà destinata ad associazioni che si occupano di ambiente, progetti per le persone o per la fauna equatoriale.
Oltre al Kenya, Afreeca offre anche safari in Zimbabwe e Botswana (con rafting sulle cascate Vittoria), Rwanda nelle foreste degli ultimi gorilla, e Zambia e Zimbabwe ripercorrendo le vicende di Livingstone e Stanley.
“Il safari è un’esperienza che può cambiare la vita – spiegano i tre fondatori – sicuramente è in grado di migliorarla. Viverla in maniera consapevole, profonda e vicina alle proprie passioni e alla naturale propensione che ognuno ha di spingersi oltre i propri limiti, siano essi fisici o intellettuali, può regalare emozioni incomparabili”.
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