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LUTTO ITALIANO

Dolore immenso a Watamu, muore a 35 anni Riccardo Lenzi

Una breve malattia stronca il figlio dell'imprenditore Roberto

24-11-2024 di Freddie del Curatolo

Per Watamu e per la comunità degli italiani in Kenya è un giorno molto triste. In seguito alle complicazioni respiratorie di una breve malattia batterico-virale, si è spento all’ospedale di Mombasa, a soli 35 anni, Riccardo Lenzi, figlio di Roberto, imprenditore romano molto conosciuto in Kenya e proprietario di due hotel ed altrettanti ristoranti nella destinazione turistica, oltre che membro del Comites Kenya e molto attivo nello sviluppo del turismo costiero. Riccardo lavorava con il padre e da qualche tempo aveva avviato un progetto agricolo ed ambientale nell’entroterra di Malindi.
L'ultima testimonianza del suo altruismo e volontà nel fare del bene è stata testimoniata dall'idea e l'organizzazione da parte sua di dotare di un'ambulanza la comunità di Watamu, come primo donatore e mettendo insieme tanti imprenditori italiani. 
Qui il nostro ricordo.

In quegli occhi verdi che l’oceano, in cui si specchiava quasi ogni giorno, inazzurrava appena, c’era la bontà, la purezza, l’anima semplice di un eterno ragazzo che non voleva contaminarsi con le logiche pesanti e spesso inutili di questo mondo, e l’anima troppo sensibile che non riusciva a sopportare il peso della fortuna che aveva, e che in Africa era più tangibile.
Lo chiamavo ancora Riccardino, perché l'ho conosciuto che aveva vent’anni e come tanti ragazzini di quell’età, si nascondeva nella discrezione di giorno e si scatenavi a ballare con i suoi coetanei la sera.
Bello, tormentato, facile agli entusiasmi come alle depressioni.
Ma Riccardo Lenzi non era un attore, non recitava mai.
Quando lo incontravi ti irradiava di entusiasmo, di progetti futuri.
Ti assicurava che si era messo sulla strada giusta, che almeno ci stava provando e non potevi pensare che non fosse sincero. Lo era, come un angelo dalle ali sempre un po’ accartocciate dalle cadute della sera prima, che non ha perso la voglia di spiccare un nuovo volo.
E’ facile giudicare dall’esterno, specie quando sei il rampollo di una famiglia che si è potuto permettere di avere tutto, a partire da un padre affettuoso e accondiscendente che ti ha sempre dato fiducia e voluto con sé. Riccardo era fiero di far parte della famiglia Lenzi, di essere il nipote di “Papa Remo” e allo stesso tempo sentiva la grande responsabilità di dover proseguire nelle imprese e negli investimenti fruttosi fatti dal padre Roberto in Kenya. Però era ambizioso, ostinato e avrebbe voluto trovare una strada propria, spiazzare chi lo riteneva solo un “figlio di papà” e ne giudicava gli eccessi come figli di eccessiva spensieratezza, di eccentricità. Un percorso a tappe e sfide con sé stesso, anche pericolose, che negli ultimi tempi era approdato a qualcosa di concreto: l’amore per la sua compagna, nuovi progetti più in sintonia con la sua indole cristallina, il bisogno anche fisico di abbandonare certi eccessi.
E ancora tanti obbiettivi da raggiungere, prima tra tutte la serenità di accettarsi e non aver timore di abbracciare la propria fragilità e farne un motivo di vanto, attraverso l’affetto che era in grado di attirare a sé, perché la purezza, specie in questo mondo di maschere da buoni sopra cuori malvagi, ha sempre carisma. Avrei voluto vedere per tanto tempo ancora il mare nei tuoi occhi verdi, i momenti in cui il sorriso non si vergognava di abbandonare la sigaretta e mostrarsi nella sua timidezza, ascoltare i tuoi voli pindarici e i sogni che volevano abbattere tutti i muri, a furia di sbatterci contro.
Ciao Riccardino, non ti bastava diventare grande, sei diventato eterno.

TAGS: LenziWatamuLuttoItaliani

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