TURISMO
13-10-2021 di redazione
Lo capirebbe anche un facocero del Serengeti che il turismo locale non può bastare a tenere in piedi la baracca del turismo nell’Est Africa.
Chiaramente lanciarsi su chi può viaggiare, magari anche evitando aereo e aeroporti o altre situazioni di aggregazioni, in questo periodo, è parsa l’unica logica percorribile, ma chi continua a puntare solo su questo invece di velocizzare le campagne vaccinali e dare fiducia ai Paesi che sono ancora molto scettici sulla sicurezza sanitaria specialmente in Kenya e Tanzania,, non ha ancora capito nulla.
Intanto la East African Community (EAC) ha confermato la perdita del 92% delle entrate nel settore del turismo a causa della pandemia.
Un dato superiore alle già pessimistiche attese, con gli arrivi che sono scesi da circa 7 milioni di presenze a poco più di 2 milioni.
“Il turismo è sicuramente il settore che più ha sofferto della crisi economica relativa alla pandemia – ha dichiarato il segretario dell’EAC Peter Mathuki, aggiungendo che nell’attesa della riapertura al business in generale, tutte le parti interessate a cooperare dovrebbero unirsi per commercializzare meglio le destinazioni e i servizi dell’intera regione e poter assicurare una ripresa più veloce possibile del settore.
“Nonostante il fatto che la pandemia abbia annullato i guadagni che avevamo conseguito nel settore del turismo – ha detto Mathuki - siamo abbastanza fiduciosi che attraverso sforzi collettivi e collaborativi, potremo essere in grado di tornare ai livelli di performance pre-pandemia e persino fare meglio entro un periodo di meno di cinque anni”.
Il limite di questi paesi sembra però essere proprio la capacità di creare un brand unico “Est Africano” per promuovere le unicità della regione, dalla savana e grandi parchi con la loro fauna selvatica, per cui Kenya e Tanzania non hanno rivali nel mondo, alle spiagge bianche dell’oceano indiano, fino a montagne e foreste.
Invece i due paesi insistono con campagne turistiche nazionali o transfrontaliere incentrate sui loro corregionali.
“Come si può notare, la classe media in Africa è cresciuta rapidamente e comprende in gran parte giovani che sono desiderosi di viaggiare ed esplorare – ha spiegato Mathuki - L'Africa orientale dovrebbe essere la loro prima destinazione. Dovrebbero approfittare dei costi e delle tariffe sicuramente preferenziali in quanto cittadini della comunità dell’est Africa”.
Durante l’EXPO di Arusha che si è tenuto lo scorso fine settimana nella città tanzaniana, dedicato al turismo panafricano, il segretario dell’EAC ha esortato gli stati membri a concentrarsi su prodotti trasversali come il turismo delle conferenze, quello sportivo (il golf ad esempio, che sta prendendo piede) e culturale (!).
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