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Il miracolo di Annastaciah, sopravvissuta alla strage di Garissa

Il corpo dilaniato, 36 operazioni e ora una grande conquista

30-09-2021 di Freddie del Curatolo

Ce l’ha fatta Annastaciah Mikwa.
Dopo essere uscita miracolosamente viva sei anni fa dal massacro di Garissa, in mezzo a 147 corpi dilaniati da proiettili e granate, dopo 36 interventi chirurgici che in cinque anni le hanno reso più complicata ma meno dolorosa l’esistenza, dopo i rischi di crollo psicologico, di depressione e disaffezione per il mondo o quantomeno per il suo futuro, la ragazza keniana che si salvò dalla strage che il 3 aprile 2015 un commando di terroristi di Al Shabaab porto criminalmente a termine nei locali dell’università keniana più vicina al confine somalo.
Al mattino presto di quel giorno, Annastaciah sentì l’ultimo respiro delle sue tre compagne di stanza, nascoste come lei sotto il letto.
Tutte colpite alla testa da una raffica di mitra. Non lei, che però al pari delle amiche, venne perforata nel resto del corpo, dal busto in giù, per dare agli efferati terroristi la certezza che tutte fossero morte.
La studentessa universitaria keniana è sopravissuta, ma il suo corpo era come disintegrato.
“Sono quasi completamente distrutta nel corpo – raccontò tre anni fa alla BBC – ma non nell’anima. Ho ancora la forza per coltivare i miei sogni”.
La grande forza della sopravvissuta, qualche giorno fa si è trasformata in una laurea in Matematica e Fisica all’università di Embu. Un riconoscimento che la ragazza ha dedicato a tutti gli studenti che non hanno avuto la possibilità di arrivarci.
E non è stato comunque un percorso facile, inframmezzato da ricoveri in ospedale, ore sotto i ferri e riabilitazione.
«Quando hanno chiamato il mio nome ho attraversato il viale dei ricordi – ha raccontato la ragazza - non riuscivo a credere che mi ero alzata dalla sedia e stavo camminando da sola senza assistenza. Ero arrivata in questa università storpia, torturata nell’anima e spinta su una sedia a rotelle, e ora stavo camminando a testa alta per ricevere la mia laurea e tornare a casa felice».
Fondamentale, per Annastaciah è stata la fede in Dio, lo stesso che pregava quando il commando di terroristi somali strinse d’assedio per 12 ore l’università, uccidendo tutti gli studenti cristiani che non riuscirono a ripararsi dai colpi all’impazzata e salvando solo quelli che fecero a tempo a dimostrare la loro fede nell’Islam.
147, come detto, non sarebbero mai usciti vivi da quell’inferno, altri cento furono feriti e nove di loro sarebbero deceduti in seguito, in ospedale.
«Se qualcuno è sopravvissuto all’attacco, parlo anche degli studenti musulmani, è stato solo per grazia di Dio – ha raccontato Annastaciah - I terroristi volevano uccidere tutti noi che apparteniamo alla fede cristiana. Più di cento studenti sono sopravvissuti ma feriti gravemente, nove di loro sono morti in ospedale. Sono grata a Dio per avermi salvata»

TAGS: garissa kenyauniversità kenyastorie kenyasopravissuti kenyaterrorismo kenya

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