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Settore turismo Kenya chiede più voli diretti internazionali

Appello di operatori e politici per la "Open Skies Policy"

06-10-2021 di Freddie del Curatolo

Gli albergatori, i businessman e le associazioni di categoria dei vari settori del turismo chiedono a gran voce al Governo una nuova regolamentazione al più presto sui voli internazionali.
Dal Governatore di Mombasa Hassan Joho al Presidente della Kenya Tourist Federation Mohammed Hersi, ma anche compagnie aeree, istituti bancari, imprenditori privati ed altri politici, vedono la possibilità di riaprire presto il Paese ed anche la richiesta di compagnie di bandiera, voli di linea e charter di poter arrivare direttamente in Kenya dai loro Paesi e non solo a Nairobi e Mombasa.
Nei giorni scorsi il Ministro del Turismo Najib Balala ha confermato che è previsto a breve il passaggio di status degli scali di Ukunda (che serve la destinazione turistica di Diani e tutta la costa sud del Kenya) e di Manda, nell’arcipelago di Lamu, da nazionale ad internazionale, con l’adeguamento delle strutture e l’allungamento della pista di Manda per poter far atterrare anche aerei più grandi. Quello che è stato promesso da anni per l’aeroporto di Malindi, che è già nominalmente internazionale, ma i cui lavori procedono talmente a rilento che non sarebbe impossibile pensare che ci arriveranno prima altre mete costiere.
“Rinomineremo l’aeroporto di Ukunda “Diani Airport” e quello di Manda “Lamu Airport” per poterli collegare meglio al marketing delle destinazioni” ha detto Balala.
Intanto però c’è chi è seriamente al lavoro per chiedere di poter alleggerire i viaggi verso il Kenya dall’egemonia dei cieli della compagnia di bandiera locale Kenya Airways, che spesso nel recente passato si è trovata a contrastare e mettere paletti sull’arrivo di altre linee aeree, specialmente a Mombasa ma anche a Malindi, per non perdere i benefici dati dai voli interni.
Intanto però l’azienda keniana fa acqua da tutte le parti e la sua storia ricorda quella a noi familiare di Alitalia.
"Ci sono serie questioni politiche che devono essere affrontate se vogliamo cambiare il nostro modo di fare affari  – ha detto il Governatore - per esempio, una “Open Skies Policy” per incoraggiare l’arrivo di molti più voli di linea per Mombasa. Inoltre Kenya Airways dovrebbe essere prudente nella gestione dei suoi affari, non può essere salvata usando i soldi dei contribuenti anno dopo anno".
La Open Skies Policy era già stata tirata in ballo dagli imprenditori di Malindi e Watamu poco prima della pandemia, quando misteriosamente le richieste della compagnia Ethiopian Airways di poter effettuare voli diretti da Addis Ababa a Malindi, con aeromobili Bombardier da 90 posti, erano state dimenticate in qualche cassetto ministeriale.
Ora, dopo che in un anno i visitatori internazionali sono calati del 72% e dai 2 milioni del 2019 si è passati ai 580 mila del 2020, la politica dei cieli aperti a tutte le compagnie che ne facciano richiesta per il settore turistico del Kenya ed in particolare quello della costa, che rimane il fulcro delle vacanze e degli introiti del paese, specialmente da novembre a marzo, sembra l’unica soluzione di sopravvivenza.
“L'industria del turismo del Kenya e più in particolare la regione della Costa è un settore molto resiliente – ha affermato Mohammed Hersi -  abbiamo chiesto più volte nel corso degli anni al nostro vettore nazionale di istituire la tratta diretta Londra-Mombasa, anche una sola volta alla settimana, ma ogni volta abbiamo ricevuto delle scuse. Stiamo negando agli hotel e ai resort da Shimoni a Lamu un'opportunità importante”.
Negli ultimi giorni la richiesta è arrivata anche da un'importante agenzia inglese, Travelport, per voce del suo direttore Nita Nagi, che ha presenziato all'apertura di un ufficio dell'agenzia nella seconda città del Kenya.
"Kenya Airways in tempi non lontani era solita volare da Mombasa a Londra - ha detto Nagi - e speriamo che riprenda questo servizio molto presto, perché molti altri voli inizieranno ad atterrare a Mombasa"
Non si può dire che il Governo negli ultimi tempi non abbia allocato fondi per migliorare gli aeroporti e l’accessibilità stradale ad essi. Oltre al rimodernamento del Jomo Kenyatta International Airport di Nairobi, ultimamente sono stati stanziati 7 miliardi di scellini per migliorare le condizioni delle piste del Moi di Mombasa e rifare l’impianto di illuminazione. Ma se a questi lavori non corrisponde un’apertura ad altre possibilità di accesso diretto dal mondo e non verrà data la possibilità ad altre compagnie non keniane di competere, non ci sarà rilancio e crescita e il turismo continuerà a soffrirne.
“Se dobbiamo pensare che una licenza venga negata per proteggere il nostro vettore nazionale, allora siamo molto delusi – dice ancora il numero uno della Kenya Tourist Federation - Noi tutti sosteniamo Kenya Airways, ma non possiamo proteggerlo eccessivamente a spese degli investitori nel settore. Mentre la nostra compagnia di bandiera ha ottenuto dei salvataggi, mentre gli imprenditori del turismo non hanno avuto accesso a nessun ammortizzatore, né lo stiamo chiedendo. Lavoriamo molto duramente e quello che vorremmo ora è un’azione concreta che faciliti la connettività da parte di altre compagnie aeree che vorrebbero venire in Kenya”.
Al momento, Turkish Airlines, KLM e Qatar Airways sono intenzionate a riprendere i loro viaggi con destinazione Mombasa, mentre Lufthansa opera già due volte alla settimana. La compagnia di charter Eurowings che oltre ai tedeschi, convoglia turisti dall’Est Europa settimanalmente e anche Fly Dubai, la low-cost di Emirates, vorrebbe aprire la tratta Dubai-Mombasa. Senza contare che con l’arrivo dell’inverno europeo e la possibile riapertura ai paesi africani, molte altre compagnie, di linea e charter, vorranno riprendere a volare verso il Kenya.

TAGS: voli kenyaaeroporti kenyadiretti kenya

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