Tra i tanti malanni del settore turistico keniano che stanno sempre più stendendo un velo nero di crisi su un’intera fetta dell’economia del paese africano e su migliaia di salari e opportunità di sopravvivenza, una luce in fondo al tunnel è data dall’esplosione, in questo periodo di pochissimo turismo internazionale e di ripresa di quello interno, del fenomeno agrituristico.
I keniani stanno iniziando infatti a scoprire le proprie risorse naturali e chi le protegge facendone una risorsa e una possibilità di guadagno.
Complici vacanze più brevi e nell’ambito locale e nazionale, specialmente nelle città si guarda ad escursioni della durata di un fine settimana o di ferie brevi e in quest’ottica la scelta di soggiorni in mezzo alla natura sta prendendo piede.
E non si tratta dei classici safari che per dirla tutta ai keniani non interessano più di tanto, così come in pochi sono fanatici di mare, ma di visite e soggiorni nelle fattorie, in strutture create da coltivatori (ad esempio di té e di caffè) per ospitare i turisti e in tenute dove oltre ai prodotti si può conoscere la storia che un luogo racconta.
Insomma, quel che accade in molti agriturismi, aziende vinicole o casearie ed altro in Italia, sta iniziando anche in Kenya.
Così nella rift valley la maggior parte dei proprietari di fattorie ha iniziato ad attirare i turisti nazionali, che avevano dato per scontato le meraviglie agricole all'interno. Alcuni abbinano alla produzione e al commercio di ciò che coltivano, anche negozi con vendita al dettaglio, degustazioni e alloggi. I tour non solo offrono ai kenioti il viaggio esperienziale che desiderano, ma danno loro anche la possibilità di conoscere i loro principali prodotti d'esportazione, assaggiare e comprare i loro prodotti di caffè.
Dalla riapertura del turismo dopo i primi mesi di lockdown, sono apparse nuove farm e aziende che hanno adottato questo metodo, permettendo ai visitatori non solo di effettuare tour delle loro tenute, ma anche di partecipare alle attività agricole e gustare i prodotti a chilometro zero in loco e conoscere tutte le fasi della produzione, dalla semina alla raccolta fino al prodotto finito.
Anche il Kenya Tourism Board, organo di marketing del Ministero del Turismo keniano, ha lanciato programmi promozionali per lanciare l'agriturismo, con il tè, il caffè e i fiori come eccellenze da mostrare nei “farm tour”.
“L'agriturismo può essere una strategia a lungo termine per il Kenya come destinazione - ha detto il segretario del KTB Allan Njoroge - Vogliamo che i turisti sia locali che internazionali abbiano opzioni per esperienze diverse quando visitano il nostro paese. Per questo siamo pronti ad offrire assistenza alle aziende agricole che non hanno ancora sviluppato questo prodotto".
Per quanto riguarda il té e il caffì, due eccellenze del Kenya, l’idea è di creare percorsi e zone protette, come avviene ad esempio in Sudafrica con la regione vinicola dello Stellenbosch.