L'angolo di Freddie

QUELLI CHE...IL KENYA

I paradossi dei 'consigli social' sul Kenya

Tutti sanno tutto e lo sanno meglio...poveri turisti!

15-06-2023 di Freddie del Curatolo

Sono finiti da anni i tempi in cui, quando si decideva di viaggiare in un paese straniero, magari molto lontano geograficamente e dalle proprie abitudini, ci si documentava attraverso libri, film e consultando atlanti enciclopedici (chi se lo ricorda il mitico “De Agostini”?) e, dai primi anni Ottanta, le guide internazionali come ad esempio Lonely Planet e Routard.

Quando poi si aveva la certezza che quella prescelta era la meta giusta, il paese da vedere, il sogno da realizzare, andava in scena l’ultimo atto: il parere dell’esperto, ovvero dell’agente di viaggio.
Allora l’Italia era un paese di gente più umile che arrogante, più rispettosa delle competenze e delle conoscenze altrui e meno “tuttologa”. Nelle librerie, nei negozi di musica, perfino nelle ferramenta e nelle passamanerie, si trovavano esperti ed appassionati del loro mestiere, che solitamente guidavano il cliente nella scelta migliore, tra qualità e prezzo.
Certo, non vogliamo edulcorare il passato come dei “boomer” qualunque, anche allora c’erano i furbi, i truffaldini, quelli “avanti” e chi anteponeva al servizio il proprio interesse, ma quantomeno non era un modus operandi legalizzato e ad eventuali malpratiche rispondeva solo una persona, chi metteva la faccia davanti al pagante e non un centralino telefonico, una chat su internet o l’impiegato sottopagato di una multinazionale.

Perché questa noiosa, barbogia premessa?
Come chi ci legge sa bene e chi ci frequenta da poco imparerà, se ne ha voglia, una delle nostre occupazioni, come “portale degli Italiani in Kenya” con tutte le sue diramazioni mediatiche e social, è rispondere a richieste di informazioni, consigli, preoccupazioni o desideri da realizzare in tema di una vacanza in Kenya (se non addirittura di un trasferimento, un investimento o altro).
Uno sporco lavoro, ma qualcuno lo deve pur fare (cit.)

Con l’avvicinarsi delle stagioni turistiche, quella occidentale da luglio a settembre e successivamente quella tropicale, da dicembre a marzo, fioccano le domande che attendono risposte serie, precise o quantomeno sensate.
Oggi però non si comprano più libri, né si va a chiacchierare con un mestierante che poi magari diventa anche tuo amico ed è lui che ti proporrà la prossima meta. No, oggi siamo IAU, intelligenze artificiali umane, e scopriamo tutto su internet, senza preoccuparci molto se la fonte è un sito che vuole venderci biglietti aerei, creme abbronzanti, paura, hotel o buoni sconto per un centro estetico di Rovigo.

Sempre più frequentemente, proprio per evitare di incappare in informazioni devianti o mediocri, il popolo di poco eroici navigatori e viaggiatori, cerca sui social le pagine e i gruppi che possono fare al caso loro.
Così si imbattono, per ogni angolo del pianeta, in decine e decine di spazi, in particolare su Facebook che rimane l’ufficio delle chat pubbliche e degli sproloqui (che spesso generano in polemiche e litigi, ma tant’è…).
Per quanto riguarda il Kenya, ad esempio, è pieno di cespugli e radure per leoni da tastiera nella sconfinata savana di Facebook. Quasi tutti appartengono a chi ha il fine, dichiarato o meno, di vendere safari, alloggi, bed&breakfast, fedi matrimoniali o altro.
Non sono tanto questi spazi o i loro amministratori (non tutti “iene da tastiera”) a preoccupare, per l’approccio o la scelta finale del viaggiatore interessato al Kenya, ma chi ci scrive dentro e non viene “moderato” a dovere, se non censurato.
E’ quella categoria di “cattivi maestri” che spesso non sono mai riusciti ad essere nemmeno “allievi” della terra d’Africa, in quanto poco hanno capito di dove si trovavano e ne hanno vissuto solo la proiezione dei loro bisogni, di frustrazioni o passioni personali, concedendo poco al luogo in cui si soggiornavano, alla loro gente e alle tradizioni.
In questo caso, i “cattivi maestri” si trasformano in “cattivi agenti di viaggio” che, come quelli atmosferici, possono cambiare le sorti di una vacanza o almeno l’umore di chi vi si imbatte.
Solitamente i “consigliori” da social, si dividono a loro volta in categorie.
Vediamone alcune.

ITALIANI AUMM AUMM
Non è che “sappiano tutto loro” come i tuttologi, ma “sanno come si fa”. Non tanto perché in Kenya ci si debba per forza muovere così, ma perché loro hanno sempre agito in quel modo e ritengono che sia la maniera più comoda, più facile, più utile e alla fine, perché no, la più giusta. E poi c’è il grande vantaggio di potersene lamentare.
Quindi perché rinunciare a portarsi in valigia una coscia di prosciutto crudo, un drone, dieci chili di caffè Lavazza, se tanto basta mettere nel passaporto 10 euro?
C’è chi consiglia di fare lo stesso per ogni eventuale controversia con gli agenti di polizia (ma perché mai bisognerebbe avere problemi con le forze dell’ordine…) e nel contempo consiglia di stare alla larga dai keniani perché sono buoni solo a chiedere soldi. Chissà chi glielo ha insegnato…
Tanto, come scrivono i facoceri da tastiera che masticano il Kenya come fosse una radice di miraa, “se non dai mance a tutti, non puoi fare niente” e “basta pagare e in Kenya si trova tutto”.

INFORMATORI DEVIATI
Sarà lo sbalzo di clima del viaggiare dal tropico del cancro all’equatore, sarà l’atavica incapacità italiana di imparare le lingue straniere, o semplicemente che il Kenya è un paese talmente accogliente che accetta tutti, ma proprio tutti.
La cosa incredibile è che c’è un branco di bufali e bufale (produttori di bufale, soprattutto) da tastiera che pur continuando a fare le stesse cazzate, forse per sentirsi meno soli (il bufalo notoriamente ama restare in branco) le pubblicizzano e le vendono come consigli ineccepibili.
Come si può ritenere attendibile un connazionale che sostiene di frequentare da 20 anni Watamu e ancora suggerisce di non fare il visto online, dicendo che si può fare tranquillamente in aeroporto all’arrivo, con 20 euro di mancia?
Oppure quello che consiglia di affidarsi a un bravissimo ragazzo locale di nome “Francobollo” (perché ti sta sempre appiccicato e non ti molla mai, che bellezza!) per ogni singolo aspetto del soggiorno in Kenya, da cambiare i soldi alle escursioni, dall’acquisto di souvenir ai safari, dalla solidarietà alla scelta del miglior ristorante. Potremmo continuare con l’acquisto di un terreno o di un immobile, le liste degli “italiani affidabili” e quelle dei partner da approcciare o evitare.
Sempre tenuto conto che per loro Watamu o Malindi rappresentano tutto il paese, esattamente come per un tedesco Riccione dovrebbe contenere anche pregi e difetti di Roma, Palermo, Milano e Udine e l’accoglienza o anche la scaltra disponibilità dei romagnoli essere la stessa delle periferie di Napoli o Torino.

DEMORALIZZANTI ANTIDEMOCRATICI
Un altro gruppo agguerrito di “cattivi agenti” che spopolano sulle pagine che dovrebbero invitare gli italiani a frequentare il Kenya, è formato da chi ha preso una cocente delusione dal suo soggiorno all’equatore, e ora si sfoga come un elefante eunuco escluso dal branco. Si tratta specialmente di uomini e donne che, parafrasando Massimo Troisi, “pensavano fosse amore e invece era un coccodrillo” oppure di chi si è fidato e affidato alle persone sbagliate, per eccesso di leggerezza o per quel noto abbaglio del sole africano che fa sbocciare e fiorire la coglioneria latente in ognuno di noi.
Loro sono i primi a rispondere alla verginità di domande semplici e se vogliamo ingenue, di chi è in procinto di prenotare il Kenya.
“Buongiorno a tutti, sto pensando ad una vacanza in Kenya, in che mese il mare è più bello?”
Risposta dell’elefante eunuco da tastiera: “Lascia perdere il Kenya, il mare fa cagare in qualsiasi stagione: vai a Hurgada o alle Maldive se vuoi il mare bello”.
Oppure
“E’ sicuro portare in safari i miei figli di 5 e 9 anni?”
Risposta: “In Kenya non è più sicuro niente, i rapimenti sono all’ordine del giorno e i bambini in savana rischiano di prendere la malaria”.
Quando poi si chiedono spiegazioni di questo nichilismo per nulla costruttivo, guai anche solo ad accennare un contraddittorio.
I democratici elefanti barriscono e alzano le zanne, passando all'offesa e al turpiloquio.
D'altronde, come da ultimo post di chi viene buttato fuori dal nostro gruppo "Italiani in kenya": "Se non si può neanche esprimere un'opinione...".
Pur sempre eunuchi sono...

ESPERTI D’AFRICA

Abbiamo già accennato a chi magari ha anche vissuto in Kenya, a Malindi per la precisione, per più dei canonici sei mesi col visto turistico (poi lo ha rinnovato con metodi artigianali, ma questo è un altro argomento) senza essersi allontanato mai più che da Watamu a sud e Mambrui a nord.
Tra loro si nascondono esperti non solo del paese che li ha gentilmente ospitati, ma dell’intero continente africano! Colti babbuini da tastiera che intervengono per dire la loro in ogni discussione che si elevi un po’ più del normale. Loro sono capaci di dirti dove conviene dormire nel parco dell’Amboseli, in quale ristorante cenare a Kisumu o come ci si deve approcciare con i pastori Samburu. E’ una vera e propria missione la loro, quella di far credere agli altri che hanno girato l’Africa in ogni suo anfratto e la conoscono a menadito.
Salvo poi non distinguere lo Zambia dalla Repubblica Democratica del Congo e dire che in Kenya c’è ancora la febbre gialla.

Quella dei social sul Kenya è una jungla ben più fitta e variegata di quella ai piedi del Ruwenzori, tra Uganda e Ruanda. Il grosso limite degli italiani, lo abbiamo detto più volte, è quello di non conoscere l’inglese, perché quantomeno, cercando informazioni credibili in altri spazi internazionali o keniani, ci si leverebbe di torno tutti i soloni di Malindi e di Watamu.
Fortunatamente ci sono anche persone serie che, anche se spesso non si inseriscono nelle conversazioni o non sputano sentenze gratuite, possono essere interpellate, perché il loro amore per il paese in cui hanno scelto di vivere e lavorare e la loro onestà intellettuale sono superiori ad ogni interesse personale, livore o chissà quale altra stortura mentale che l’Africa, purtroppo, non è riuscita a guarire.


 

TAGS: turistisocialtastieraconsigliinformazioniviaggiovacanzaitaliani

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