L’ultima volta che ho riso, ero già grande, già madre.

Ma non me ne sono vergognata.

Nessuno ci ha insegnato a ridere, quando succede siamo tutti uguali, pacifici, amici.

Se fossimo tutti buoni, quieti, onesti e rispettosi del prossimo, potremmo anche permetterci di essere sempre ridanciani, di farci prendere per stupidi, perché non faremmo male a nessuno.

Te li ricordi i tempi in cui bastava il ruzzolone di un bimbo, il canto rauco di un uccellino sui rami, la battuta stupida del tuo compagno di banco, la sonora scorreggia di una mucca?

Ti ricordi le risate contagiose e moleste, quelle trattenute per non offendere qualcuno, quelle irriverenti, sguaiate, sceme.

L’ultima volta che ho riso, pensavo a tutte le cose che mi hanno fatto ridere.

Quando il nonno faceva l’imitazione del presidente ed era convinto che gli venisse bene, quando la nonna si addormentava appoggiata al bastone, rimestando la polenta, quando le scimmie scappavano e si gettavano nel bidone dell’acqua piovana, inseguite dalle api.

Ti ricordi come ridevamo sotto la pioggia, schizzandoci l’acqua nel laghetto, indossando i vestiti larghi della mamma? E lo spettacolo di burattini della festa di quando andammo in città…

Lascia il tempo di piangere per quando ne sarai costretto e cerca sempre intorno a te qualcuno con cui divertirti.

La felicità vive nel presente, dura sempre troppo poco e la riconosci solo quando è passata.

L’ultima volta che ho riso, non è stata l’ultima.