Negli anni Novanta, la prima edizione dei "Racconti di Nonno Kazungu" vendette migliaia di copie con il passaparola. Allora non c'erano né internet, né telefonini e il Kenya era molto più lontano di 8000 chilometri e di una videochiamata in whatsapp.
Eppure gli italiani che vivevano a Malindi e dintorni erano molti di più di oggi e tante migliaia quelli che venivano in vacanza.
Le storie che nascevano, dall'incontro tra la civiltà occidentale e quella africana non ancora evoluta come oggi, erano tutte da raccontare e, se trattate sotto la lente dell'ironia, tutte da ridere.
Per questo il libro "cult" di Freddie del Curatolo, più volte ristampato (e in un caso anche riscritto e aggiornato, per la casa editrice GVE ed uscito con il titolo "Safari Bar", oggi introvabile) è uno spaccato di un Italia in Kenya che non c'è più, ma senza la quale oggi non ce ne sarebbe un'altra e di sicuro Malindi e Watamu non sarebbero come sono.
"I racconti di Nonno Kazungu" da qualche settimana sono sulla piattaforma Amazon, per chi oggi legge con Kindle o tablet. Un'occasione per chi non lo ha ancora letto, "per chi l'ha visto e per chi non c'era, e per chi quel giorno lì inseguiva un'altra chimera" come cantava Ivano Fossat.
Questo si legge dalla prefazione del libro.
“Malindi non è solo uno dei tanti luoghi da sogno del mondo, diventato meta di vacanze per migliaia di italiani. La cittadina del Kenya dalle bianche spiagge sull’Oceano Indiano è diventata negli ultimi anni una sorta di “colonia” italica, a metà tra Porto Cervo e Riccione. Qui ha casa Flavio Briatore, ha fatto capolino Silvio Berlusconi, passa gente dello spettacolo, del jet-set e della politica di casa nostra. Può capitare che una letterina incroci un calciatore che ancora non conosceva, che un attore inciampi nel produttore del suo ultimo film senza riconoscerlo o che chi pensava di scoprire l’Africa nera e selvaggia si ritrovi in una Romagna con palme e baobab. Ma gli italiani di Malindi non sono solo turisti, qualche migliaio di concittadini hanno scelto di vivere all’equatore. Sono professionisti, pregiudicati, volontari che aprono orfanotrofi, ristoratori, palazzinari e creativi. Uomini e donne, pensionati e giovani, famiglie e single che hanno deciso di cambiare vita trasferendosi in Kenya. C’è chi se la gode, chi arranca, chi si è perso chi e chi si è ritrovato.
Il tutto sotto lo sguardo attonito della popolazione locale, che vive con meno di un dollaro al giorno.
Questa è la scenografia in cui si imbatte ogni giorno Freddie del Curatolo e che anima i suoi scritti”.

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