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Kenya: che tempo non fa

Commenti climatici per patologici meteomaniaci italiani

08-04-2025 di Michele Senici

È bastata una notte di pioggia per cambiare il mondo.
L’umidità soffocante di Marzo, quella che appiccica i vestiti alla pelle e ruba il sudore e le forze se n’è quasi andata dalla costa del Kenya, lasciando spazio alle piogge di Aprile.
Una delle prime domande che mi fanno gli Italiani che vogliono visitare il Kenya riguarda il tempo che farà. Pioverà? Ci sarà il sole?
Le grandi piogge sono grandi nel senso che le gocce di pioggia hanno dimensioni sovrumane? Siamo sicuri che la terza settimana del decimo mese, dalle sette antimeridiane fino ai tre quarti della dodicesima ora, la pressione barometrica resterà compresa tra i 1012 e i 1014 hPa? 
Il vento soffierà proprio da Sud-Est o magari arriverà sì da Sud ma un pochino più da Ovest?
Ritenevo noto che gli Italiani fossero ossessionati dal cibo ma, in tutta onestà, quasi mai ho ricevuto domande sulla disponibilità di parmigiano o pasta in Kenya. A livello internazionale ci meriteremmo piuttosto il titolo di meteomaniaci.

Fatico sempre a rispondere a questo genere di domande.
Anzitutto perché con i cambiamenti climatici del doman non v’è certezza, figuriamoci della prossima stagione, e in secondo luogo perché io sono innamorato di ogni clima e vivo ogni cambiamento metereologico con la sorpresa di un bambino che attende Babbo Natale (o Santa Lucia per i bresciani come me in ascolto).
A Gennaio non vedo l’ora che sia Aprile.
La pioggia leggera e incessante che batte sul tetto, le foglie che paiono velluto su cui riposano le gocce quando torna il sereno, i fiori che si aprono e chiudono dissetandosi, il mare che mette la spiaggia a riposare sotto un piumone di alghe.
A Maggio sogno Agosto col suo clima mite e pacifico, i fiori vestiti di tutto punto e le chiome degli alberi acconciate alla perfezione, il mare tiepido che fa stretching e qualche volta si incazza, la pioggia che arriva all’improvviso per dirne quattro alle vacche che pascolano incoscienti ai lati della strada.
A Settembre attendo con ansia il ritorno del Kaskazi, il vento che sospinge i velieri sull’oceano da Novembre a Marzo, le palme che si lasciano spettinare, le rondini che nascono nei nidi che hanno costruito anni fa sulle travi del balcone, il sole acceso a cuocere le uova nei tegamini sul davanzale, le zanzare che discutono sull’opportunità di uscire o meno, e sull’eventualità di portarsi un cappotto, considerate le piogge brevi.
Detestavo Marzo, lui sì. Lui e la sua maledetta umidità, mese che ha cacciato dai suoi giorni il Kaskazi e che s’è rifiutato di accogliere il Kuzi, che non arriverà dunque prima di Aprile. Mese di nuvole che ti afferrano al collo quasi a volerti soffocare, una valle di boccheggi e sudore.
Ma in fin dei conti, anche quest’anno gli sono sopravvissuto, e dunque credo che Marzo abbia un ruolo nel mio amore per le piogge di Aprile e perciò vada almeno apprezzato. La bassa stagione con le sue piogge indomite mi fanno sentire a casa e per questo così tanto le amo. È difficile da spiegare ma per me funziona così: la pioggia inizia a cadere.
Una, due, tre volte. Il vento torna a soffiare fresco e la temperatura si abbassa di tre o quattro gradi: irrilevanti per i turisti, l’inverno che incombe per me e per i kenyani con cui vivo e lavoro.
Tiriamo fuori calzine e teli maasai da mettere sul letto, giacchette e sciarpe, cucino persino lo sformato di patate e accetto di buon grado gli inviti per un chai bollente a discapito dell’espresso.
M’è capitato che qualcuno mi deridesse, o nella migliore delle opzioni che mi domandasse spiegazioni: “che ci fai con le maniche lunghe, fa caldo!” Quel riuscire a sentire fresco quando ci sono soltanto tre gradi in meno rispetto al resto dell’anno mi fa sapere che ormai appartengo qui.
Che il mio corpo s’è dimenticato delle estati torride e degli inverni rigidi della pianura padana, che le mie ossa non più attendono il ritorno tiepido del sole in primavera e che la mia anima puù non si appresta a deprimersi per l’autunno incombente.
E perciò nutro rispetto per le piogge che mi spiegano dove sia Casa. Non chiedetemi e nemmeno chiedetevi che tempo farà! La natura sceglierà come esprimersi e come rivelarsi. E voi venite in Kenya domani, a Maggio, per Natale, a Novembre e sempre.
Stupitevi del sole che tramonta sempre alle 18.30, della spiaggia piena di alghe che ieri non c’erano, del vento freddo che di sera vi fa indossare un maglione sull’oceano, delle maree che si mangiano la sabbia e restituiscono granchi e conchiglie.
Fermatevi a osservare quanto una pianta sappia cambiare colore se coccolata dal temporale.
Fatevi arrostire dal sole, lenire dalla pioggia e rincorrere dal vento. Per quella settimana di ferie in cui volete così tanto staccare, staccate per davvero! Via l’orologio, via l’app del meteo, via l’agenda. State nel tempo dei minuti che scorrono e delle nubi che danzano e vedrete che anche le vostre anime fioriranno di meraviglia.

••• Michele Senici, 1993. Educatore, insegnante, coordinatore di progetto. Ho aperto Casa Hera a Diani perché non sapevo dove continuare la mia vita. L’ho capito ora? Certamente no, ma va bene così, almeno osservo, penso, scrivo.

TAGS: climameteopioggevacanzeconsigliopinioniSenici

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