Opinioni

RETROSCENA

Malindi Vs Alberizzi: Una lunga storia d'amore

La storia dell'avversione di un giornalista verso gli italiani di Malindi

04-12-2009 di Freddie del Curatolo

RIASSUNTO DELLE PUNTATE PRECEDENTI: Massimo Alberizzi è un bravissimo ed esperto giornalista del Corriere della Sera, in età pensionabile. Da anni è inviato e corrispondente per l'Africa e fa base a Nairobi. E' stato l'artefice della liberazione di dipendenti dell'Agip in Nigeria da parte dei ribelli di quel paese, ha commentato il golpe in Liberia e parecchie guerre civili. E' stato rapito e poi rilasciato in Somalia, ha rischiato di morire in un tentativo di rapina a Nairobi. Per motivi un po' etici e per un po' di sano snobismo, detesta la Malindi italiana. Parlare male di Malindi, da chiacchera da bar di Nairobi, è diventato per lui un luogo comune. Un po' come dire "governo ladro". 
Certo, lui ricorda la genesi della colonia italiana degli anni Settanta: gli scappati, gli inquisiti, poi i socialisti eccetera. Una delle sue "non verità" più celebri è che esiste un sito dove ci sono i nomi di tutti i pregiudicati che vivono a Malindi. Non esiste nessun sito con quell'elenco, ma a lui piace raccontare questa balla perché evidentemente lo diverte. Oggi, per carità, come in tutte le comunità italiane all'estero (Alberizzi probabilmente non è mai stato in Costarica, in Brasile, in Thailandia) anche Malindi ha i suoi ex galeotti, qualche uomo d'affari non proprio raccomandabile e via dicendo. Qui sono arrivati amici degli amici della banda della Magliana, qualche bancarottiere fraudolento, e diverse "teste di legno". Pensate che in giro ci sono perfino dei sampdoriani. Ma questo non vuol dire che sia un far west, che si viva senza legge e che non vi abitino invece tante belle e brave persone che fanno di tutto per condurre una vita serena e in sintonia con i kenioti (cosa che a Nairobi tra italiani e locali difficilmente avviene). 
No, per Alberizzi Malindi è tutto uno schifo, così facciamo prima. Le quattro o cinque rapine all'anno diventano "frequenti attacchi ai turisti", considerando turista anche chi vive in ville da favola e tratta la servitù come nemmeno gli inglesi negli anni Venti. Considerando turista anche chi torna a casa e lascia sul tavolo la sua vincita al Casinò, che corrisponde a vent'anni dello stipendio di un houseboy. Considerando che molti di questi turisti, lettori del suo Corriere della Sera, comprano la villa a Malindi perchè se ne prendessero una uguale in località balneare In italia spenderebbero quindici volte tanto e sarebbero visitati da albanesi, rumeni e perché no, italiani, una volta al mese. Salvo avere porto d'armi, rottweiler e sistemi d'allarme peggio del Louvre.
Nella "pericolosissima" Malindi ci adattiamo con un maasai provvisto di arco e frecce come nell'Ottocento, abbiamo postazioni di sicurezza che farebbero ridere qualsiasi città italiana. Il porto d'armi non è diffuso e soprattutto, conosciamo i nostri polli e sappiamo che se non ostentiamo, se siamo gentili e rispettosi, se ricordiamo a noi stessi ogni mattina che siamo ospiti di questa terra e fortunati di goderne, sarà molto difficile subire una rapina con metodi violenti. A me più volte in vent'anni hanno rubato qualcosa. Non più tardi di due giorni fa un ragazzino è saltato dal muretto del retro e si è portato via il telefonino e le scarpe dell'houseboy...e ho dovuto ricomprargliele. Ad Alberizzi non importa sapere queste cose di Malindi, ha già le sue verità. Peccato, perchè persone che entrambi stimiamo lo hanno invitato più volte da queste parti, gli hanno raccontato, spiegato, mostrato la bella Malindi italiana. Al suo editore non interessano queste storie, basterebbe ammetterlo. Invece Alberizzi è talmente aziendalista (prossimo alla meritata superpensione) che continua a sostenere di sapere tutto di Malindi, pur frequentandola due giorni ogni due anni, soprattutto per mangiare gamberoni e aragosta. Io, ad esempio, non dirò mai di conoscere Nairobi come la conosce lui. E se lo considerò un posto orribile, me lo tengo per me. 

PUNTATA ODIERNA: Sul portale, sono tornato a criticare Alberizzi giornalista per una sua affermazione all'interno di un articolo che riguardava la povera donna francese morta dopo essere stata rapita da criminali somali a Manda, nell'arcipelago di Lamu. Nel dire che Lamu e Kiwayu (posto assolutamente d'elite, frequentato da miliardari dove Alberizzi si fregia di essere stato...io maaagari!) prima d'ora erano stati sempre luoghi sicuri, il nostro fa un bel gratuito paragone con Malindi "dove invece sono frequenti gli attacchi ai turisti". 
Il mio articolo è anche un atto dovuto dalle tantissime e-mail (più di trenta) che ho ricevuto dai lettori del portale. 
in più ho allegato anche una lettera aperta del giornalista Bruno Angelico, direttore del quotidiano City, stesso gruppo editoriale del Corriere. A differenza di Alberizzi con Malindi, Angelico è una persona obbiettiva, che ha casa nella cittadina keniota e vi passa diversi mesi all'anno. E non ha nessun business e nessun altro motivo per difendere Malindi, se non la sua onestà intellettuale. 
In aggiunta a ciò, ho inviato un mio messaggio personale a Massimo Alberizzi, sulla sua mail di Facebook. 
Personale, intimo, dettato dall'istinto e dal rapporto di amicizia professionale che mi lega a lui. 

L'ARTICOLO: Le truppe keniote sono in Somalia, la turista francese rapita a Lamu è morta per mancanza di medicine. C'è da parlare di problematiche con cui Malindi ha ben poco a che fare. Ma se sul Corriere della Sera scrive Massimo Alberizzi, che ha licenza di dire quel che gli pare sul Kenya come lo conoscesse meglio di chiunque altro, e soprattutto della costa su cui viene solo in vacanza e viene sempre trattato benissimo, c'è sempre spazio per lanciare una frecciata a Malindi. Nell'articolo che parla appunto della residente francese, Alberizzi lancia con perfidia che a Malindi "sono frequenti gli attacchi ai turisti". A parte che una cosa del genere, detta in un contesto in cui si parla di terrorismo è già quantomeno fuorviante, ma la notizia è anche palesemente falsa. A meno che per "attacchi" intenda le rapine nelle case, in cui si racimolano due telefonini, spiccioli di euro e qualche braccialetto. Quest'anno si sono contate sulle dita di una mano e sono quasi tutte viziate da situazioni particolari. Dov'è la frequenza? Secondo voi noi di Malindikenya.net siamo di parte? Sentite cosa scrive un autorevole collega di Alberizzi, il giornalista Bruno Angelico, direttore responsabile di City, gruppo Rcs come il Corriere della Sera. 
"Scusa Massimo, leggo sempre i tuoi articoli su una zona del mondo troppo dimenticata e che amo in modo particolare. Oggi, nel pezzo a pagina 17 del Corriere della Sera sulla sfortunata turista francese uccisa dalle milizie somale, fai però un riferimento a Malindi come località dove “gli attacchi ai turisti sono frequenti”. Non so che informazioni tu abbia, ma chi scrive frequenta Malindi da oltre dieci anni (come molti altri italiani) e non mi pare che questi “attacchi ai turisti” siano poi così frequenti (non più che a Milano, per non dire Napoli o qualsiasi altra città nel mondo). La gente di Malindi è nella stragrande maggioranza socievole, disponibile, lavoratrice, pur vivendo in una situazione difficile come quella africana. E vive principalmente di turismo. Scrivendo cose simili con leggerezza non fai che danneggiarla. Con immutata stima". A parte la stima, siamo completamente d'accordo con lui. 

APRITI CIELO!: La risposta di Alberizzi non si fa attendere. Il giornalista del Corriere scrive in privato a Bruno Angelico e mi mette in copia. 

Ciao Bruno, ti ho cercato ieri al telefono, ma senza successo.
Conosco bene Malindi e conosco bene Lamu, e li amo anch’io. Scusa, ma In tema di sicurezza i due villaggi sono completamente diversi. Immagino che anche tu conosca Lamu. Io sono stato anche a Kiwayu (nei bungalow non ci sono neppure le porte) e ho dormito a Manda, all’aperto, in una villa accanto a quella di Marie.
A Nairobi (ora sono in Italia) ho anche l’elenco “ufficiale” degli attacchi ai turisti. Certo, molti sono assalti per catenine o cellulari. Peccato che Freddie si scordi di dire che si tratta di rapine a mano armata con un coltello puntato alla gola. Non sono esperienze del tutto entusiasmanti per un turista.
Poco meno di un anno fa in pieno centro a Nairobi (certo non a Malindi) sono stato assalito, mi hanno rubato la borsa con i computer. 
C’è stata una sparatoria: morto un ladro e morto un poliziotto.
Francamente a Napoli e a Roma non mi è mai successo. Lo so che potrebbe accadermi domani in piazza San Pietro, ma a Nairobi, ne converrai, è molto più frequente.

(Ndr. Ma che c'azzecca Nairobi con Malindi? E' come se stessimo parlando di sicurezza a Fregene e Alberizzi mi viene a dire di essere stato scippato a Castellamare di Stabia...boh?) 

Ecco comunque la lettera che ho postato a Freddie.
Ci tengo che la legga anche tu
Un abbraccio con grande affetto
Massimo

Freddie Del Curatolo era un giornalista della Provincia di Como. Poi si è rotto le scatole della città, ha piantato tutto e si è trasferito armi e bagagli a Malindi, dove gestisce un portale, http://www.malindikenya.net/.
Ultimamente malindikenya.net ha criticato un mio articolo sulla morte in prigionia di una donna francese rapita da criminali somali a Lamu, a nord di Malindi
http://africaexpress.corriere.it/2011/10/a_lamu_marie_dedieu_la.html

Quel mattacchione di Freddie, mi ha anche scritto una mail: eccola
"Ciao Massimo!
Hai nuovamente cagato fuori dalla tazza, come dicono a Cambridge. Con la tua affermazione di una leggerezza che non ti si confà (a Malindi sono frequenti gli attacchi ai turisti) ti sei di nuovo rivoltato residenti e villeggianti contro. Sto ricevendo valanghe di mail di gente che se ti incontra per strada, stavolta, non ti stringe di certo la mano. Proprio nell'anno del record negativo di rapine a Malindi...le rapine per portare via un telefonino, due lire vinte al casinò, un braccialetto...gli unici episodi di "attacchi" ai turisti.
Da collega ti dico che stai invecchiando.
Da amico, ti dico invece che a volte sei proprio uno stronzo."

E questa la mia risposta.
Caro Freddie,
tu facevi il giornalista e conosci perfettamente la differenza tra propaganda e informazione. Tu fai propaganda, io informazione. Sei bene che nell’articolo sulla morte di Marie Dedieu non si parla di terrorismo – come tu sostieni - ma di feroce criminalità comune.
Ovvio che hai pubblicato la mail di Bruno Angelico, ma non pubblicherai le due che ti mando qui sotto: ripeto tu sei pagato per fare propaganda e io per fare informazione.
Ognuno ha il suo padrone: io i miei lettori, tu i tuoi editori che, guarda caso, hanno interessi ben precisi per difendere Malindi e la sua rispettabilità. Lascio perdere gli insulti, che forse ti faranno guadagnare qualche punto in più al loro cospetto. Li vedo già che ti battono una pacca sulla spalla: “Bravo: gli hai detto il fatto suo a quel mascalzone (che poi sono io)". Ahi, cosa si fa per guadagnarsi la pagnotta.
Ovvio anche che non mi daranno la mano a Malindi, lo so già. I tuoi amici, però. Non i miei, che non solo mi daranno la mano, ma mi saluteranno con affetto e mi inviteranno a casa loro a cena, senza avvelenarmi. E mi forniranno anche le notizie necessarie a scrivere i miei pezzi. Non so che farci se non ti piacciono, Freddie.
La mia risposta sul merito, l’affido invece a un paio di email che mi hanno mandato i miei lettori. Scommettiamo che non le pubblicherai mai su Malindi Kenya?
Ecco la prima delle mail. Si intitola, “Il solito Freddie”:
"Caro Massimo, leggo solamente adesso le farneticazioni di Freddie su "Malindikenya.net" dove critica il tuo articolo che racconta della turista francese morta durante la prigionia. Ma questo "pirla" sa leggere? A casa sua, a Malindi, dopo il tramonto, tiene le porte di casa spalancate, o come tutti noi paga il servizio di sicurezza dalle 6 di sera alle 6 di mattina? Dopo il tramonto passeggia per le strade tranquillo e indisturbato? Ha mai sentito parlare di assalti alle case dove oltre a rubare tutto quello che possono poi picchiano i malcapitati?
Si è forse già dimenticato che lo scorso settembre a Diani è morto un uomo che, dopo essere stato rapinato lo hanno massacrato di botte? 
Sicuramente Freddie, come tutti quelli bene informati (che a me fanno sempre una gran impressione!!!), diranno che sotto c'era una "qualche storia poco chiara". Rimane il fatto che "il tizio" è morto.
Mi rendo perfettamente conto dello sforzo che tutto lo "staff" di Malindikenya fa per cercare di promuovere il turismo a Malindi e dintorni, ma non si può non guardare in faccia la realtà e non porsi delle domande sul futuro. Non si possono edulcorare le notizie o pubblicarle parzialmente.
Ti faccio l'esempio dell'incendio di un paio di settimane fa dove sono bruciati 1 albergo e 260 abitazioni di turisti.
Sul sito di Freddie la conta dei danni si è fermata ad 1 albergo e 40 case.
E non è la prima volta.
Per sapere come erano andate veramente le cose sono andata a vedere il sito "portalekenya" e facebook.
Vai avanti così che noi siamo dalla tua parte, cioè dalla parte della verità.
Un abbraccio”

(NDR. Massimo non mette nome, iniziali...potrebbe essersela scritta da sé, ma ci sta benissimo che sia vera, intendiamoci. Così come può essere vero che Facebook e un blog ne sappiamo più del sottoscritto...che era sul posto) 

Guarda un po’, Caro Freddie. Eccone un’altra:
“Noto con piacere che Lei è interessato alla situazione e posizione degli Italiani a Malindi.
Negli ultimi tempi la situazione sta decisamente degradando, concordo con Lei che Malindi non è più una meta idonea per investimenti, il malaffare e gli abusi sono all'ordine del giorno. In attesa del suo prossimo articolo Le porgo distinti saluti.”

A Malindi ci vengo poco, Caro Freddie, anche se, tu lo sai, ho il mio ristorante preferito, il mio bar preferito e tanti amici. Per andare al mare preferisco Watamu, Diani, le spiagge di Mombasa o, prime fra tutte, Kiwayu. Kiwayu è splendida, ma, secondo te, dopo il rapimento della signora inglese e l’omicidio del marito devo scrivere che il posto è sicuro e che quello è solo un incidente? 
Ciao Freddie, guardati allo specchio stasera, prima di andare a dormire.
E pensa a me.
Alla prossima
Massimo

E perché mai non dovrei pubblicare tutto quel che scrive il caro collega Alberizzi? Lui è un signore...mi definisce mattacchione! Mica "a volte un po' stronzo" come l'ho definito io...(cosa di cui chiedo scusa, anche se ho specificato che era rivolto a quella particolare situazione e considerando un certo rapporto sincero e guascone che c'è da anni tra noi). 
Quindi da mattacchione scrivo e dico quello che mi pare anche perché a differenza sua, e di quel che ha scritto a Bruno, io non ho padroni, se non la mia coscienza. Anche in questo caso, come nel caso di Malindi, Massimo è male informato. E anche in privato si mette a fare i confronti tra il barbaro omicidio e rapimento di Kiwayu e le collanine delle signore bene di Malindi.
Il fatto è che quel "signore" di Massimo Alberizzi ha pubblicato il nostro carteggio privato sul suo profilo Facebook (si vede che non credeva così fortemente che non avrei pubblicato nulla...bravo Massimo, dimostri di conoscermi bene!) ma senza la mia risposta finale. 
Ma Alberizzi è nel giusto, quindi può farlo...
La differenza sostanziale tra me e Massimo è che lui non vede l'ora di poter godere quando per caso verrà versato del sangue italiano a Malindi.
Perchè è un giornalista di guerra, di intrighi, che ha il male radicato nel modo di pensare. Mi immagino già l'articolo...

Questo mondo diventa sempre più violento e in Kenya la differenza tra ricchi e poveri è sempre più marcata, questa è la verità. Vediamo almeno a Malindi di dimostrare non solo ad Alberizzi che si riesce a vivere in una dimensione più umana. Per rispondere allo sconosciuto che mi definisce "pirla"...io a casa mia chiudo la porta solo prima di andare a letto, cosa che a Milano, a Como e nelle altre città italiane in cui ho vissuto non ho mai fatto. Se poi devono arrivare i somali, gli ugandesi, i bergamaschi o i rompicoglioni che si devono lamentare di qualcosa a tutti i costi...che arrivino pure. Le mie idee non cambieranno. Malindi fondamentalmente è un luogo pacifico. 

LA RISPOSTA DI FREDDIE AD ALBERIZZI: Caro Massimo, come nel caso di Malindi e in pochi altri casi in cui l'irruenza di grande (ex) inviato di guerra e situazioni critiche ti sale alla testa, sei male informato. Io non sono al soldo di nessuno, se non della mia coscienza, perché da più di un anno il portale malindikenya.net è unicamente mio. Non mi paga nessuno per andare avanti ma grazie ai miei 1500 lettori circa al giorno riesco a farlo da solo. Come sempre butti nello stesso calderone Nairobi e la Somalia con Malindi. Pubblicherò tutto, caro Massimo. Anche alcune delle trentaquattro mail che mi sono arrivate contro di te (quelle meno cariche di insulti gratuiti, che peraltro non condivido). Ma io lo farò aggiungendo nome e cognome dei firmatari, previo loro consenso. Perché non sono solito inventarmi niente, non sono pagato da chi deve fare sensazione per vendere copie.
Inutile dire che la querelle tra me e te è squisitamente di tipo "professionale", mentre a livello umano rinuncio a capirti, dato che continuo a stimarti per le cose che hai fatto e scritto in passato. 
A Malindi non servono gli specchi, ho talmente tanti amici che mi basta confrontarmi con i loro occhi.

Ti stimo come giornalista (a parte la questione Malindi) e ti considero anche un amico, e da amico ti ho dato dello "stronzo", ma palesemente per questa particolare situazione. Se l'hai presa come un'offesa generale o come un insulto gratuito, di questo mi dispiaccio e ti chiedo scusa.
E mai avrei voluto renderla pubblica. Ciao 

LE MAIL: Tengo le mail giunte in redazione per la prossima puntata, ho chiesto a chi le ha scritte di poter citare i loro nomi o almeno iniziali o riferimenti. Se mi daranno il loro benestare, pubblicherò degli stralci.
Alla prossima, caro collega che ce l'ha con Malindi!

P.S. A molti lettori del portale questa querelle avrà annoiato almeno quanto sta già annoiando me, ma amo troppo Malindi per non difenderla da chi gratuitamente la denigra. Anche a costo di passare dalla parte di chi un giorno avrà torto. A tutti gli altri chiedo scusa per aver dato troppa importanza a chi non la merita, a scapito di Malindi, del Kenya e dei tanti argomenti edificanti di cui solitamente mi occupo. 

TAGS: Alberizzi MalindiMassimo Alberizzi KenyaBruno AngelicoFreddie del CuratoloCorriere Malindi

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