Racconti

RACCONTI

La straordinaria storia di Zawadi (prima puntata)

"Sentiva il cuore che gli batteva forte..."

20-09-2022 di Claudia Peli

La trovarono in un secchio abbandonato sotto una tettoia di mabati nella foresta.
Un secchio rosso senza manici, sfregiato da una crepa nera.
Era una mattina di fine luglio, aveva piovuto tutta la notte e c’erano fango e pozzanghere ovunque. Le rane andavano a caccia d’insetti sugli specchi d’acqua; le scimmie tra i rami dei manghi spiavano il villaggio degli uomini.
Dopo l’alba il vento aveva soffiato via le nuvole  ed era spuntato il sole, e il cielo era diventato così azzurro e puro come può esserlo solo in Africa.
Lontano da lì, in una stanza affacciata sull’oceano, Edoardo aveva sbirciato fuori dalla finestra e le aveva chiesto:
“Allora si va nella foresta?”
“Io sono pronta.”
Giorgia aveva sorriso infilandosi la macchina fotografica al collo.
La tettoia di mabati era in fondo al villaggio, lontana dalle capanne, e pareva non venisse usata per alcuno scopo.
C’era odore di urina, e qualche escremento animale.
Forse ci andavano a dormire i cani randagi del bush la notte.
Il mabati era arrugginito e si era imbarcato al centro, sotto il peso di un grosso ramo spezzato; le scimmie qualche volta ci saltavano sopra e facevano un gran chiasso, poi arrivava qualcuno a tirar loro le pietre.
Il villaggio si chiamava Lalehe e lì non arrivava il profumo del mare, e neppure la  sua brezza.
Lì c’era terra secca che sotto il sole si alzava in polvere e andava negli occhi  degli uomini, mentre sotto la pioggia diventava palude.
Giorgia aveva scelto Lalehe per scoprire un pezzo autentico di Kenya, le era piaciuto il suono dolce del nome, le era piaciuto il fatto che fosse un angolo di terra isolato dalla civiltà del cemento.
Il tassista le aveva detto che non c’era niente laggiù da vedere, ma lei aveva fatto finta di non sentirlo.
Aveva cominciato a piovere all’improvviso: non si erano neppure accorti delle nuvole scure che erano arrivate da sud.
L’aria era diventata buia e fredda e il verde luminoso della natura si era spento. Il loro taxi era lontano, perché si erano addentrati a piedi  nella foresta, e nemmeno correndo  ci sarebbero arrivati asciutti.
Gli uomini del villaggio si erano rintanati nelle loro capanne, nessuno aveva offerto un riparo ai due wazungu che  erano corsi a cercare un po’ di asciutto sotto la chioma di un mango.
“Speriamo che passi in fretta.”
Lei aveva guardato in alto, ma il cielo era nero e basso.
Lui l’aveva stretta di più per ripararla dalle raffiche di vento. La pioggia però cominciava ad insinuarsi tra le foglie fitte e a cadere sulle loro teste.
“C’è una tettoia laggiù, sotto quella grande pianta, la vedi?” Le chiese.
“Sì, se corriamo come gazzelle non ci bagneremo troppo, eh?”
E le scappò da ridere.
Edoardo la prese per mano, contò fino a tre, e corsero insieme verso il riparo.
Non c’era neanche una panca per mettersi un po’ comodi, solo un secchio rosso e sporco. Magari a ribaltarlo ci si poteva sedere sopra.
Edoardo gli diede un calcetto, una nuvola di mosche si alzò ronzando nell’aria. E si sentì un rumore, una specie di verso soffocato.
“Hai sentito? C’è qualcosa lì dentro.”
“Stai lontana, magari è un serpente.”
“I serpenti stanno zitti, non lo sai?” Lo prese in giro.
Lui sbuffò.
Si avvicinò di nuovo al secchio e lo mosse con cautela col piede.
Era pesante, c’era qualcosa dentro.
“Passami la torcia, dai.”
Allungò una mano dietro.
Giorgia si avvicinò e disse che voleva fare lei, che non aveva paura.
Si sporsero entrambi sopra il secchio e lei lo illuminò.
Il fascio di luce colpì una piccola sagoma scura.
Era grinzosa, ossuta, e si muoveva.
Giorgia indietreggiò intimorita.
“E’ un animale?” Gli chiese.
“Credo sia una scimmia, ma non capisco bene. Aspetta.”Spezzò un rametto dalla pianta e impugnò la torcia, poi con delicatezza mosse la creatura nel secchio.
“Stai attento, fai piano.”
“Oddio no …”
Si portò le mani alla bocca, la torcia gli cadde per terra.
“Cos’è amore? E’ una cosa brutta?”
Gli appoggiò una mano sul braccio.
Lui deglutì e scosse la testa.
Sentiva il cuore che gli batteva forte.
“Lì dentro c’è un neonato.”  Sussurrò incredulo.
Giorgia  inorridì, gli occhi e i pensieri si riempirono di sgomento.

TAGS: raccontibambina

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