PERSONAGGI
09-01-2025 di Freddie del Curatolo
La vita di Jimmi Rugami gira come un vinile sul piatto della metropoli più vibrante d’Africa.
E se quando lui era più giovane, consumava le giornate e soprattutto le notti alla velocità dei 45 giri che faceva suonare nei locali in cui da deejay portava divertimento a suon di musica africana, oggi alla soglia dei sessant’anni il presente si vive a 33 giri, come gli album che vende nel suo negozio di vinili, una mecca sorprendentemente unica in tutta l’Africa orientale, e non solo.
Jimmy è il “guru dei vinili”, così lo chiamano da sempre e così ha chiamato il suo shop (Real Vinyl Guru, così lo si trova anche sui social media), che in realtà sono tre, uno di fronte all’altro, tanti sono i dischi di seconda mano stipati dentro, tutti rigorosamente suddivisi in generi e disposti in ordine alfabetico.
“Ormai non li conto più – ci racconta il Guru Jimmi – sono decine di migliaia. Tutti come figli, perché ognuno non racchiude solo musica e canzoni, non unicamente la sua origine, ma la storia di come è arrivato nelle mie mani”.
La storia di Jimmi è di quelle da raccontare in un romanzo in cui ci sono mezzo secolo di crescita e conquiste del Kenya libero. Ed è lui a narrarla, come appoggiasse delicatamente la puntina sui solchi di un concept album.
“Finita la scuola secondaria, nel 1980, dalla mia città natale di Thika alle porte di Nairobi, mi trasferii alle pendici del monte Kenya, dove mio fratello aveva trovato lavoro. Lui aveva un rudimentale giradischi e un mangiacassette, in casa si ascoltava musica. Io mi arrabattavo vendendo materiale di cartolibreria, ma pensavo che sarebbe stato bello poter commerciare in dischi. A Meru, la città di riferimento, c’era un solo Music Store, e non era niente di speciale. Nelle altre cittadine, che erano in piena espansione, il nulla.
Contemporaneamente in Kenya stava crescendo un’interessante scuola musicale legata ai ritmi e alla musica tradizionale, riarrangiata con gusto moderno, soprattutto per ballare: la Rhumba, il Benga del Lago Vittoria, o il Lingala che arrivava dal Centrafrica. Decisi che avrei aperto un negozio di dischi tutto mio.
Andai a Nairobi e investii i miei risparmi in 45 giri. Così iniziò quest’avventura”.
In poco tempo Jimmi diventa un punto di riferimento per l’intera regione ed inizia ad accumulare così tanti dischi che i nascenti locali da ballo non solo di Meru, ma della vicina Nanyuki e della meno vicina Isiolo, lo vogliono per farli suonare.
“Acquistai due buoni giradischi, un mixer e un impianto da discoteca e, prima di potermi permettere un’automobile, caricavo tutto sugli sgangherati autobus che mi portavano a destinazione. Dopo poco tempo, ero così famoso e ricercato che i proprietari dei locali venivano a prendermi con i loro mezzi, pur di avermi”. Jimmi racconta di serate con suoni africani e balli sfrenati fino a notte fonda, di belle ragazze per cui lui era la star, di vita spesso al limite in cui faceva un lavoro bellissimo, anche se un po’ usurante.
“Poi arrivò l’AIDS, la peste africana del secolo. Avevo già famiglia…anzi due perché sono poligamo, e figli. Le ragazze dei night club erano una tentazione sempre più pericolosa. Così decisi di lasciare l’attività di deejay.
Era il 1989, ormai avevo così tanti vinili che il negozio a Meru era sprecato. Decisi di trasferirmi a Nairobi.
In quel periodo arrivarono i CD, e tanti piccoli record shop della capitale decisero di convertirsi. Andavo in giro come un rabdomante e facevo offerte al ribasso, ma irrinunciabili, e glieli compravo tutti. Mi sentivo un commerciante, ma allo stesso tempo un collezionista, un cultore”.
Il Guru. Jimmi non si accontenta di Nairobi, inizia a viaggiare in tutto il Kenya, acquista una Peugeot giardinetta che è costantemente piena di dischi. Transita a Kampala, in Uganda, a Dar Es Salaam, in Zambia, arriva fino allo Zimbabwe e alla Namibia. E’ un “cacciatore di vinili”, e proprio come i cacciatori, vive avventure anche pericolose.
“Una volta, in Namibia, mi avvertono che c’è una coppia sudafricana che è pronta a vendermi cinquemila vinili in un colpo solo, anche rari. Ci incontriamo alla frontiera, come contrabbandieri. Quel che non avevano detto loro è che ero un nero del Kenya. Per due sudafricani razzisti, inaccettabile vendermi anche un solo vinile. Ma io ero arrivato fino a lì per quello. Alla fine per dissuadermi, il marito estrasse una pistola e me la puntò alla tempia. L’affare non si poteva fare. Mi consolai acquistandone qualche centinaio in un magazzino dello Zimbabwe”.
In trent’anni Jimmi si è guadagnato non solo la fama continentale (ci sono solo altre 3 cattedrali del vinile in Africa, in Nigeria, Egitto e Sudafrica) ma anche quella internazionale, dopo essere stato inserito tra i più importanti negozi di vinili del mondo, citato anche da Michael Barnes nel best seller “Il giro del mondo in 80 vinyl store”. Ma quella di Jimmi è una passione che non si placa, quasi una malattia buona.
Una passione contagiosa che ha trasmesso alla famiglia. Il figlio Ndegwa e la figlia Wangui, ora gestiscono con lui l’attività. Ma anche gli altri 4 e i 12 nipoti conoscono il valore della musica, assicura nonno Jimmi.
“L’ultima messe di dischi è arrivata con la pandemia – conclude il suo racconto – molte discoteche purtroppo hanno deciso di chiudere per sempre e mi hanno chiamato disperate. Sapevano che ero l’unico che poteva acquistare in blocco tutti i loro dischi. Alcuni erano vissuti come anziani ex combattenti, altri erano arrivati nudi alla meta, senza copertine. Altre migliaia di figli. In più durante il periodo di clausura, la gente ha ripreso ad ascoltare musica in casa e molti hanno riscoperto vecchi giradischi, quasi tutti rotti.
Così ho iniziato a ripararli, e mio figlio è diventato un bravissimo meccanico. E mi sono messo a cercare e comprare anche quelli, per rivenderli”.
Sempre più guru, tanto che ormai il suo negozio, all’interno dello storico Kenyatta Market nella zona popolare di Mbagathi, è sempre affollato soprattutto di stranieri e non solo nostalgici, ma anche molto giovani. Da lui puoi trovare di tutto, con priorità alla musica africana che lui ama maggiormente.
“Blues, African Jazz, Manu Dibango, Hugh Masekela, i Ladysmith Black Mambazo. Amo le registrazioni dal vivo con le big band, come quelle del congolese Franco. Oggi la musica si fa in casa con un computer, che tristezza, puoi correggere ogni errore, le stonature, ma non c’è più autenticità, non c’è sudore, il talento e la bravura diventano optional”. La concessione ad un po’ di nostalgia era inevitabile, ma anche naturale per uno storico della musica africana come lui, che ormai lascia volentieri la parte commerciale del lavoro ai figli e si dedica a masterclass con gli studenti in cui racconta la storia del vinile.
“E non smetto di ricordare loro, e a tutti i visitatori del mio negozio, che la musica, in particolare il jazz e il blues americano, è nata in Africa e qui deve continuare a sopravvivere”.
Apprezzi il nostro lavoro quotidiano di informazione e promozione del Kenya? Malindikenya.net offre questo servizio da 16 anni, con il supporto di sponsor e donazioni, abbinando scritti e video alla diffusione sui social e ad una sorta di “ufficio informazioni” online, oltre ad affiancarsi ad attività sociali ed istituzionali in loco.
Di questi tempi non è facile per noi continuare a gestire la nostra attività, garantendo continuità e professionalità unite a disponibilità e presenza sul campo.
TI CHIEDIAMO QUINDI DI CONTRIBUIRE CON UNA DONAZIONE PER NON COSTRINGERCI A CHIUDERE. TROVI TUTTE LE INFORMAZIONI SU COME AIUTARCI A QUESTO LINK:
GRAZIE
ASANTE SANA!!!
LUTTO IN KENYA
di Freddie del Curatolo
La musica benga del Kenya e la comunità luo della regione del lago Vittoria hanno perso una delle...
EVENTI NAIROBI
di redazione
Una serata vintage a Nairobi per assaporare le atmosfere musicali dei fantastici anni Ottanta, che...
MUSICA
di redazione
Una compilation europea, un tributo di jazzisti americani al genio di Ayub Ogada e una serie di pubblicazioni celebrano in questo periodo la musica tradizionale Benga del Kenya.
In un panorama attuale keniano composto quasi esclusivamente da musica hip-hop e...
LIVE MUSIC
di redazione
Poco meno di trentasette anni fa, nel settembre 1983, la formazione reggae inglese degli UB40 dava...
EVENTI MALINDI
di redazione
Dopo il grande successo del pranzo in musica con i due tenori italiani Max Barbolini e Claudio Mattioli, per Natale...
APPUNTAMENTI
di redazione
L'alta stagione di Malindi porta musica, incontri e buone bevute insieme.
Proseguono gli appuntamenti in musica dell'Osteria "di terra" a partire dall'ora dell'aperitivo.
NEWS
di redazione
Finalmente anche la piattaforma musicale Spotify è approdata in Kenya.
Ci siamo...
LOCALI
di redazione
Un weekend lungo di divertimento, musica, aperitivi e stuzzichini sulla spiaggia a Malindi, per...
MUSICA
di Freddie del Curatolo
Gabriel Omolo è stato uno dei grandi musicisti keniani.
Suonava il "benga", uno dei ritmi caratteristici della zona del Lago Vittoria, una musica centrafricana ...
OPINIONI
di Marco "Sbringo" Bigi
Mi piace contraddirmi, sono un amante degli...
LOCALI
di redazione
Non sempre, per fortuna, accade come in "La musica è finita", la canzone scritta da Umberto Bindi e Franco Califano che Ornella Vanoni portò al successo:
A Malindi la musica non finisce mai, anche se qualche amico se ne va.
INIZIATIVE
di redazione
Quando c’erano una volta i dischi, molti li chiamavano album.
La definizione...
MUSICA
di Freddie del Curatolo
Oggi in Italia, come per tanti settori ed aspetti che riguardano l’arte e la cultura...
LOCALI
di redazione
Vigilia di Natale con cena a là carte, il solito ambiente piacevole sul lungomare di Malindi al...
LOCALI
di redazione
Una location unica, a partire dall'ora del tramonto, una musica magica adatta all'atmosfera elegante ma informale dell'Osteria Beach sulla spiaggia di Silversand a Malindi. Terza puntata per l'aperitivo in jazz del locale gestito dal mitico Walter Cigni, un martedì di classe...