Ambiente

FAUNA

Gli elefanti si chiamano per nome, ricerca in Kenya

Le scoperte di un'università americana con 2 organizzazioni nel Samburu

11-06-2024 di redazione

Una ricerca degli studiosi della Colorado State University (CSU) compiuta in Kenya insieme con le organizzazioni “Save the elephants” e “Elephant voices” e pubblicata sulla rivista “Nature Ecology and evolution” ha stabilito che gli elefanti potrebbero chiamarsi per nome ed associano le differenze di suoni vocali e di versi in base a chi li emette e come.
Studiando sul campo gli elefanti keniani allo stato selvaggio, i ricercatori hanno constatato che si rivolgono l'un l'altro con richiami simili a nomi, una capacità rara tra gli animali non umani.
Lo studio si è avvalso di riproduzioni di chiamate registrate da altri elefanti che li chiamavano in maniera “personalizzata”. Quando hanno usato questo sistema, gli elefanti chiamati in causa hanno risposto affermativamente alle chiamate indirizzate a loro, richiamando o avvicinandosi all'interlocutore, mentre altri non si sono mossi.


“I nostri dati suggeriscono invece che gli elefanti non si affidano all'imitazione dei richiami del ricevente per rivolgersi l'uno all'altro, il che è più simile al modo in cui funzionano i nomi umani” ha dichiarato uno dei ricercatori sul sito dell’università del Colorado. Non solo: secondo lo studio gli elefanti, che sono molto loquaci, usano la voce per comunicare, oltre alla vista, l’odore e il tatto come fanno gli altri animali. Così è provato che i loro richiami trasmettono diverse informazioni, non solo l’identità di colui che lo emette, ma anche l’età, il sesso e lo stato emotivo.
“Se potessimo solo emettere rumori che assomigliano a ciò di cui stiamo parlando, la nostra capacità di comunicare sarebbe molto limitata”, ha dichiarato uno degli autori dello studio, George Wittemyer, professore del Warner College of Natural Resources della CSU e presidente del comitato scientifico di Save the Elephants.
Wittemyer ha affermato che l'uso di etichette vocali arbitrarie indica che gli elefanti possono essere capaci di pensiero astratto.
“L'evoluzione dell'elefante e quella dell'uomo si sono separate decine di milioni di anni fa, ma entrambe le specie sono socialmente complesse e altamente comunicative. Gli elefanti operano all'interno di unità familiari, gruppi sociali e una struttura di clan più ampia, simile alle complesse reti sociali degli esseri umani” spiegano sul sito della CSU.


Ora gli studiosi vorrebbero usare queste conoscenze per poter interagire con gli elefanti nell’ambito della loro salvaguardia e della conservazione della specie, che è continuamente in pericolo, sia per il fenomeno mai sopito del bracconaggio, sia per l’insorgere del conflitto uomo-animale, specie nel caso in cui i pachidermi invadano terreni agricoli sviluppatisi a ridosso della savana.
“È difficile vivere in sintonia con gli elefanti, quando ci si muove in un territorio condiviso e loro mangiano i raccolti dei campi”, ha detto Wittemyer -, mi piacerebbe poterli avvisare: 'Non venite qui. Se venite qui verrete uccisi”. Chissà che questo non possa avvenire in futuro.
 

 

TAGS: elefantiuniversitàricercabracconaggioconservazioneambiente

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