Amici dello Tsavo

TSAVO EST

La savana si prepara alla nuova stagione turistica

Verde e animali nello Tsavo per uno spettacolo meraviglioso

18-06-2023 di Giovanna Grampa

La savana si prepara ad accogliere i suoi ospiti in attesa della imminente stagione turistica. Gli animali hanno avuto il tempo per rilassarsi, disintossicandosi dai rumori e dall’aria inquinata dalle numerose Land Cruiser che hanno attraversato i sentieri rossi della savana nei primi mesi dell’anno.

Un doveroso restyling delle principali strade sterrate rende ancor più piacevole percorrerle: appianate le profonde asperità del terreno corrugato, colmate le rugose cicatrici e i pericolosi dislivelli, si viaggia in modo più confortevole, senza scossoni e sobbalzi.

La stagione delle piogge è iniziata ed entrando al parco ci si aspetta di vedere distese di verde paradisiaco e fiori che profumano di vaniglia. Non è così! Da Sala Gate fino ad Aruba il paesaggio è quasi completamente secco, inospitale, tanto che nemmeno gli uccelli osano posarsi sui rami secchi di quei bassi e grigi cespugli. Le poche pozze d’acqua, disseminate lungo questo percorso, si sono completamente asciugate.

Per fortuna, oltrepassato l’Ashnil Lodge, si apre uno scenario decisamente diverso in grado di regalare emozioni uniche. Lo Tsavo ha ricevuto pioggia sufficiente per rinverdire una vasta area fino alle colline di Voi e lo straripamento dei fiumi stagionali ha creato prati verde smeraldo e alberi dalle chiome lussureggianti che attirano un gran numero di erbivori che si rifocillano, specie nelle ore più fresche della giornata.

Elefanti maschi giganti con enormi zanne si muovono lentamente nelle distese erbose come solenni imperatori mentre le famiglie, con cuccioli che trotterellano attaccati alle zampe delle madri, preferiscono le zone boschive nella fitta vegetazione. Si vedono branchi in lontananza intenti a cibarsi, quasi immobili, belli tondeggianti e in salute. Gli erbivori si mescolano liberamente tra loro: bufali, impala, gazzelle, facoceri, waterbuck, zebre e tra loro numerose giraffe che conferiscono eleganza, con il loro incedere ieratico, al paesaggio della savana. Tutti presenti, pronti per farsi ammirare con i loro manti lucidi e gli occhi vividi.

Ci sono zone poi dove le giraffe presentano una concentrazione eccezionale: mai viste tante giraffe abbeverarsi tutte insieme e parliamo di vari gruppi di dieci-quindici unità. Alcune bevono mentre altre, annusando l’aria con circospezione, si guardano attorno per controllare che non ci siano predatori nelle vicinanze, consapevoli della loro estrema vulnerabilità quando si chinano a bere. Una danza elegante di lunghi colli sinuosi che s’alternano dondolando con delicatezza: su e giù con impressionante elasticità a ritmo pacato e sicuro. Lo sguardo non riesce a staccarsi da tanta bellezza e il tempo scorre lentamente in loro compagnia.

I predatori sono sempre in agguato. Sotto un albero, circondato da ospitali cespugli, troviamo sei leonesse sonnecchianti, ben pasciute e dall’aria soddisfatta. Hanno ucciso, il giorno precedente, un piccolo elefante, divorato in 24 ore. Per me un tuffo al cuore e una profonda tristezza, ma la legge della savana è crudele: ogni giorno morte e vita coesistono inesorabilmente ed ogni giorno si ripete il dramma del cacciatore e della preda.

Del povero elefantino non è rimasta nemmeno la pelle e le iene che si aggirano intorno hanno ripulito alla perfezione la scena del delitto mentre i loro ululati, simili a risate isteriche, risuonano fino a tarda notte. Le leonesse se ne stanno sdraiate, indolenti con le loro pance gonfie guardandoci con curiosità indifferente e muovendosi solo per sbadigliare o per leccarsi muso e zampe.

Al tramonto un ghepardo dalla perfetta linea sinuosa attira la nostra attenzione: fermo sul ciglio della strada emette strani miagolii quasi un cinguettio, un richiamo forse per i suoi cuccioli, lasciati ben nascosti, per potersi allontanare e procurarsi del cibo. La bellezza del suo manto maculato, unito all’eleganza nell’incedere, ci lascia senza fiato ed emozionati. Ma la savana ci regala, il giorno dopo, la visione di un altro splendido ghepardo seduto su un termitaio, incorniciato da un caldo cielo azzurro, in una zona vicino al fiume Galana, totalmente arida. Sembra immobile come una scultura, ma con lo sguardo scruta il paesaggio in tutte le direzioni osservando quello che a noi è precluso per la fitta concentrazione di cespugli tristemente secchi. Dopo qualche minuto, inarca la schiena e con un balzo felino, scivolando morbidamente, scende dal suo punto di osservazione e si allontana mimetizzandosi alla perfezione in una macchia di arbusti, scomparendo così alla nostra vista.

Ovunque regna un clima di tranquillità: gli animali non sono stressati per l’invasione del loro habitat, non fuggono per allontanarsi dalla strada e la vita in savana sembra procedere ad un ritmo rallentato, quasi sospeso in attesa dei turisti che, secondo le più rosee previsioni, saranno numerosi. È un’atmosfera che ti fa capire la differenza tra ciò che è bello e ciò che è magico: non spezziamo questo incanto nell’osservarli troppo da vicino, magari andando fuoripista per fotografarli con i cellulari, creando negli animali situazioni di stress, alterando il ritmo della loro vita. Non dobbiamo mai dimenticare che quando entriamo in un parco siamo “ospiti”, non turisti perché gli animali ci aprono la loro casa, non la nostra.

La savana è una entità selvaggia che non smette mai di affascinare, di incredibile bellezza e fragilità: un valore e un patrimonio inestimabile che tutti noi abbiamo il dovere di rispettare e di proteggere.

 

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