Editoriali

OTTO MARZO

Anche il Kenya è donna, come questo continente

Cinque figure femminili nazionali da ricordare l'otto marzo

08-03-2024 di Freddie del Curatolo

In un’epoca in cui la barbarie e i peggiori istinti dell’uomo, grazie anche alla ribalta mediatica e social, hanno seppellito i buoni sentimenti, che invece di trasformarsi in azioni, vengono relegandoti al ruolo falso e plastico di un emoticon, la donna dovrebbe essere celebrata, rispettata, cantata e perché no, adulata (senza stalking, mi raccomando) ogni giorno dell’anno.
Figuriamoci in un continente-femmina come l’Africa, figlio (anzi figlia) di una società matriarcale fino all’arrivo della schiavitù e del colonialismo.

Visto che esiste ancora l’otto marzo, festa che ricorda al mondo le disparità ancora presenti e celebra la fierezza del genere femminile e i suoi diritti, noi ci uniamo prendendo ad esempio cinque figure femminili che, negli ultimi cento anni, hanno rappresentato ideali, aspirazioni e concretezza in un paese difficile per loro come il Kenya.

MEKATILILI WA MENZA

Mekatilili è stata la prima donna a dare al suo popolo un primo impulso rivoluzionario, posando la prima pietra lungo la tortuosa ed insanguinata strada che avrebbe portato il Paese all’indipendenza dall’Impero Britannico.
Mekatilili wa Menza era una giovane giriama nativa dell’entroterra di Kilifi che, dopo aver subito il rapimento dei due fratellini minori da parte di mercanti arabi che li avrebbero venduti come schiavi, decise di ribellarsi e di creare il primo movimento di resistenza della costa keniana, arruolando contadini e pastori da Kilifi a Mambrui. La storia tramanda il suo coraggio e il suo carisma, come poche altre figure femminili nel mondo.
Per due volte fu imprigionata dagli inglesi in campi di lavoro simili a lager, e per due volte riuscì ad evadere e a tornare nel “bush” dentro Malindi.
Grazie a lei ed alla sua rivolta, i Mijikenda ottennero migliori condizioni di vita e poterono lavorare la loro terra senza vederne confiscati gran parte dei frutti.
Altre grandi donne hanno partecipato, magari dietro le quinte di una battaglia di uomini e soldati come fu quella che portò alla Repubblica del Kenya.

MICERE MUGO

Studiosa e commediografa, incarcerata durante la rivoluzione Mau Mau e autrice insieme al grande scrittore Ngugi Wa Thiongo del libretto “Il processo a Dedan Kimathi” (il capo dei Mau Mau assassinato dagli inglesi e tradito da molti suoi compagni di lotta).
Micere è stata la prima donna a studiare in un college keniano, creando di fatto le scuole miste e ha sempre lottato per la libertà di idee e di opinioni, tanto che anche sotto il Governo Kenyatta fu costretta all’esilio, prima in Zimbabwe poi negli Stati Uniti, dove è stata docente universitaria e dove è morta all’età di ottant’anni nel giugno del 2023.

WANGARI MAATHAI

Una delle donne più famose del Kenya a livello internazionale. La sua voce, in tempi non sospetti, è diventata un manifesto non solo dell’impegno femminile, ma di tutto il movimento per salvaguardare l’ambiente africano e per spingere l’occidente ad interessarsi alla protezione dell’intero pianeta. Per questo le è stato assegnato il Premio Nobel per la pace nel 2004, non solo per il suo contributo all'ambiente, ma anche allo sviluppo, alla democrazia e alla pace. 
Wangari nasce come veterinaria, ma negli anni si appassiona all’ambiente, creando il movimento delle “cinture verdi”, che ha combattuto per anni per salvare la foresta di Karura dalla scomparsa, durante lo sviluppo urbano di Nairobi, e sensibilizzando via via il mondo intero sulla difesa di tante altre situazioni in pericolo nell’Est Africa.

MIRIAM WERE

La professoressa Miriam Were, da anni si occupa in prima linea della salute dei suo concittadini vulnerabili.
Nel 2022 è stata nominata per il Premio Nobel per la pace, per il suo instancabile lavoro di congiunzione, fin dagli anni Settanta, tra governi, autorità sanitarie e settore privato per finanziare programmi culturalmente sensibili e sostenibili. Ha lavorato nella sanità pubblica per oltre 50 anni.
“Una leggenda vivente che a più di ottant’anni continua a servire la sua patria e la sua gente” ha detto di lei la televisione nazionale KBC che le ha dedicato uno speciale recentemente.
“Occuparsi di sanità in Africa è come spazzare il pavimento sotto un rubinetto che perde – è una delle sue frasi più significative – io mi occupo della resistenza del pavimento, ovvero della salute delle comunità più colpite”.
Tra il suo impegno, ultimamente, anche gli sforzi per convincere alle vaccinazioni il suo popolo.
 

NICE NAILANTEI

Infine, la più giovane tra le donne da celebrare, considerata dieci anni fa tra le 100 donne più influenti del mondo dal Times. Nice Nailantei è un’eroina dei nostri tempi. Fuggita per ben due volte in giovanissima età dalla sua famiglia maasai, ai piedi del Kilimanjaro, per evitare la pratica tradizionale della mutilazione genitale, ha deciso di combattere in prima persona l’ancestrale e atroce rito di iniziazione delle adolescenti africane, causa oltre che di mutamenti della sessualità, anche di gravi infezioni, diventando un simbolo mondiale della lotta alle mutilazioni genitali femminili. Da anni gira il mondo per sensibilizzare paesi e istituzioni sul problema. 
Il suo impegno assieme all’associazione Amref, che da sempre si batte per i diritti sanitari dei popoli africani, le ha permesso di salvare più di 2600 donne di diverse comunità tribali.


Forse l’Africa che piace a noi è più donna, perché le donne sanno darsi da fare e fin da quando sono state costrette a trasportare grossi carichi semplicemente mettendoseli sulla testa, sanno camminare a testa alta, con fierezza.
Come scrisse, all'inizio del Novecento, il pedagogista e missionario ghanese James Emman Aggrey: «Se educhi un uomo, avrai educato un individuo. Se educhi una donna, avrai educato una Nazione»
Auguri donne, auguri Africa! 

TAGS: donnaeroinefemminileinfibulazionemekatilili

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