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Piero e lo stile "Afrocubita" di Malindi

Le raffinate canzoni d'amore e di vita di Verriello

24-01-2021 di Freddie del Curatolo

Oggi i dischi si fanno per passione o forse non ci si pensa neanche e arrivano un po’ di canzoni come tasselli di un mosaico che va a riempire il vuoto epocale di chi vive di sentimenti nobili.
Per chi non la fa per professione, la musica resta un gioco, una passione, un modo di raccontarsi e di entrare in relazione con le persone.
Per Piero Verriello, malindino d’adozione e giramondo per urgenza dell’anima, scrivere canzoni è sempre stato un modo di accarezzare l'esistenza come si fa con la donna amata. Versi liberi e sinceri che testimoniano come vivendo a Malindi si possono ancora rincorrere piaceri e si trova il tempo di coltivare quello che ci fa restare giovani e puri.
Ma il piacere il simpatico "Pedro" lo dispensa anche all'ascoltatore, non è un esercizio fine a sé stesso. I brani si fanno ascoltare, la sua voce calda e schietta ricorda quella dei “crooner” confidenziali di casa nostra, da Nicola Arigliano a Fred Bongusto e il suo modo di parlare d’amore è naturale, spontaneo.
E’ come starlo a sentire durante una cena malindina, quando nel mezzo di un’insalata di granchio e di un bicchiere di vino, imbraccia la chitarra e intona una melodia.
Non è un caso, dunque, che nel suo ultimo “omaggio” (perché lo “zio” Piero gli album è solito regalarli agli amici) non poteva che entrarci la sua serena vita attuale.
“Afrocubita”, ovvero africano, cubano e italiano. Questo il titolo del disco, con la legenda "Frammenti di una vita".
Ex imprenditore amante delle atmosfere di mare e dei Paesi caldi e immersi nella Natura, Piero ha vissuto a Cuba, in Messico, in Brasile e, senza mai dimenticare l’amata Puglia, è approdato da tempo a Malindi che ama e rispetta come una bella donna...magari non un’amante focosa, ma un’amica capace di regalare emozioni.
Per confezionare le sue ultime composizioni, che parlano dei luoghi a lui cari e (se lo conoscete, sapete che sarebbe impossibile non farlo) delle donne amate e desiderate, si è avvalso di un musicista vero ma altrettanto innamorato della costa keniana.
Marco “Sbringo” Bigi, polistrumentista e arrangiatore, ha vestito le composizioni di Piero legando le sue anime, quella latina e quella figlia della tradizione del pop italiano più elegante, colorando con i suoni della tastiera, della chitarra e del flauto i racconti di vita vissuta che spesso attingono dal quotidiano dell’autore.
E’ il caso della canzone che apre il disco, “La camminata” che parla del piacere di svegliarsi a Malindi, passeggiare in riva al mare e “sentirmi sano vivo e contento”. Il piano di Bigi dipinge un pop alla Elton John dove si assorbe la leggerezza della brezza sull’Oceano Indiano.
Ma è in “Il Mare parla d’amore” che esce la Malindi amata, con un tappeto latino che accomuna ogni sud del mondo e ribadisce il piacere di vivere dove si gode “l’oceano senza dimensione tra alta e bassa marea” e si può “bere acqua di cocco”, perchè “sotto il sole di Malindi è bello passare una giornata al mare. E’ quasi una “coladera” capoverdiana alla Cesaria Evora.
In “Afrocubita” c’è parecchio della tradizione della musica leggera italiana, dove la classe di Bigi incontra il modo caldo e sentimentale di raccontare storie di Verriello, “Con te” ricorda la Vanoni o il Battisti di “Una donna per amico”, atmosfere che ritornano in “Amico sincero”, canzone che chiunque vorrebbe avere in dedica da un sodale, da un complice di vita.
C’è anche l’anima latina, bandolera, “gigolosa” nel mondo compositivo dell’Afrocubita: la Cuba di Buena Vista Social Club di “In volo”, che evoca “i racconti, la musica la gente” e i tanti viaggi di un nomade in amore che oggi sa cantare con la serenità di chi è innamorato e quel pizzico di nostalgia per i tempi andati. Storie di mare, d’amore, di musica che in “Si tu quieres” canta direttamente in spagnolo e che in “Lo sai” racconta a tempo di tango, musica del romanticismo estremo in cui raccomanda alla sua donna ideale di “non perdersi per niente al mondo lo spettacolo d’arte varia di uno innamorato di te”, come avrebbe detto Paolo Conte, e più insinuante e trascinante con belle chitarre in “Rosa un fiore e un colore”. Piero mescola ricordi cubani d’amore e poesia, lingua italiana e spagnolo come fossero rum e coca cola nella rumba habanera “Ninha buena”, o una fresca caipirinha nella bossa di “Amica mia”.
Ma il disco si chiude con la sincerità e l’eleganza del sentimento che meglio Piero sa raccontare, l’amore.
Il flauto traverso di Bigi percorre la poesia di versi come “Mi innamorai di te quando avevo sogni da realizzare, negli anni del cielo in una stanza” e “Quando non ci sei, ti invento”.
E’ proprio vero, come chiede in  “Amami perché”, Piero bisogna amarlo per quello che è, tra una passeggiata, una bevuta e una canzone a Malindi.

TAGS: canzoni malindipiero kenyadischi kenya

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