REPORTAGE
22-12-2022 di Freddie del Curatolo
Quando il 13 agosto del 1914, al confine tra Kenya e Tanzania, gli eserciti di Germania e Regno Unito di Gran Bretagna ricevettero la notizia di essere diventati nemici, molti degli ufficiali dei due schieramenti, fino ad allora impegnati nella sola opera di presidio delle loro colonie africane, si conoscevano e si frequentavano.
Il Commissario distrettuale britannico Hugh La Fontaine, dal suo avamposto di Taveta, spesso si recava a Moshi, alle falde del Kilimanjaro, per respirare l’aria di montagna e bere una birra artigianale prodotta dai tedeschi, in compagnia del comandante della “Shutztruppe”, Tom Von Prince e del sergente Fredrick Broecker.
Von Prince era un personaggio particolare, figlio di un diplomatico scozzese e di madre tedesca, era cresciuto nell’isola di Mauritius, prima di trasferirsi con la madre in Germania e frequentare l’accademia militare.
Quando ricevette dal generale Von Lettow-Vorbeck l’ordine di invadere la colonia britannica, preparò il suo esercito per prendere Taveta, cittadina strategica al confine ed importante stazione della ferrovia che collegava Moshi a Voi e di conseguenza al porto di Mombasa, da dove arrivavano rifornimenti di ogni genere anche per i tedeschi.
Dall’altra parte, La Fontaine fu avvertito di una possibile invasione tedesca e allertò le sue truppe, scarne e misere in confronto a quelle dei neo-nemici.
Il giorno dopo, pur intuendo che avrebbe dovuto prepararsi alla ritirata, dal suo ufficio sparò lui stesso al primo battaglione che gli si fece incontro e, oltre ad alcuni africani mandati allo sbaraglio, uccise un ufficiale tedesco, che fu ufficialmente il primo europeo morto nella Prima Guerra Mondiale in Africa. Era il suo compare di bevute Broecker.
Gli scenari mutavano bruscamente e tutto intorno i tanzaniani e i keniani assistevano ignari a quella che da un giorno all’altro sarebbe diventata un sanguinoso conflitto all’interno della Grande guerra.
I tedeschi radunarono schiavi zambiani e mozambicani e soldati sudafricani, i britannici che erano più numerosi ma meno organizzati militarmente, si affidarono ad indiani, keniani e ugandesi.
Il 14 agosto iniziò l’offensiva teutonica e l’esercito della Regina fu costretto a ritirarsi trenta chilometri verso Voi, lungo la ferrovia.
L’avamposto era la stazione di Maktau, non distante dalle colline di Taita.
Qui si consumò una delle battaglie più cruente della storia del Kenya.
I tedeschi, che avevano conquistato Taveta, fecero saltare un ponte lungo la ferrovia e cercarono di chiudere ogni passaggio dei britannici, per costringerli alla ritirata totale.
Da allora furono quattro anni di continui attacchi e rappresaglie e l’esercito di sua Maestà, rinforzato nel tempo, a Maktau riuscì a creare un fortino che era una vera e propria città, con 20 mila soldati e 15 mila tra portantini, uomini di fatica e di servizio.
Quasi tutti erano indiani e molti di loro morirono tra il 1914 e il 1916.
Oggi Maktau non rivela quasi nulla di una storia che non sembra riguardare il Kenya né tantomeno il suo popolo, che anche in quelle zone se ne stava ben nascosto e non parteggiava per nessuno.
Ma la storia è importante perché non solo può insegnare a non ripetere certi errori, ma è fonte di cultura e spiega tante sfumature dell’evoluzione dell’umanità anche in periodi ristretti come può esserlo un secolo. A Maktau, in mezzo alle rovine della vecchia stazione ferroviaria che fu riattivata dopo la fine del conflitto mondiale e dismessa all’inizio del 2000, resta solo un cimitero comune, con una sola grande lapide commemorativa e pochi nomi a fronte di migliaia di anime sconosciute che perirono per interessi di altre nazioni. Il sacrario è stato voluto dalla comunità indiana, perché molti discendenti dei soldati della Indian Army Espeditionary Force sono oggi cittadini keniani.
Aggirandoci per Maktau l’apparente calma secolare della savana, nel territorio compreso tra lo Tsavo Ovest, diviso in due dalla moderna strada asfaltata che oggi collega la Mombasa-Nairobi al confine con la Tanzania, come un secolo fa faceva solo la ferrovia, oltre a piste battute di terra rossa da percorrere con cavalli e carovane, più che con le prime automobili, occulta pagine di storia che potrebbero costituire non solo un interesse per appassionati, ma svelare particolari importanti per scrivere e capire meglio la genesi e lo sviluppo degli stati africani dell’Est Africa.
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