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Ambasciatore e italiani a Nyeri ricordano i nostri caduti

E' stata un'occasione per ricordare e ripudiare la guerra

07-11-2022 di Freddie del Curatolo

Essere italiani in Kenya vuol dire anche abbattere le differenze ideologiche, le distanze, le disparità sociali ed economiche e sentirsi semplicemente figli della stessa patria e della stessa storia, incontrandosi e partecipando.
La storia degli italiani in Kenya non può dimenticare i nostri connazionali caduti durante la prigionia imposta dal Regno Unito durante la seconda guerra mondiale, quando entrambe le nazioni erano schierate a difesa delle proprie colonie, i nostri nelle attuali Etiopia ed Eritrea e i britannici in Kenya e Uganda.
Finì come sappiamo (o dovremmo sapere, stendiamo un velo pietoso su chi oggi considera storia e cultura poco più di un’appendice di wikipedia…). Ogni anno ci ricordano cosa accadde in Africa Orientale, dove c’erano 15 campi di prigionia e morirono di stenti, fatica e malattie più di 700 connazionali, che hanno trovato degna sepoltura al sacrario di Nyeri. Ieri l’Ambasciatore d’Italia in Kenya Roberto Natali ha voluto puntualizzare che la nostra Costituzione ripudia la guerra e che in giorni drammatici come questi con un conflitto che ci riguarda da vicino e non solo come spettatori, bisognerebbe seguire come verbo l’indicazione dei nostri padri costituenti e allo stesso tempo onorare chi ha pagato sulla sua pelle questa aberrazione umana. A Nyeri, domenica 6 novembre, Natali non era solo: con lui quasi tutto l’esecutivo del Comites Kenya, molti residenti italiani oltre a religiosi e autorità militari italiane e keniane.
La messa in suffragio è stata celebrata da Monsignor Virgilio Pante, storico creatore della Diocesi di Maralal, pacificatore e personaggio singolare che ricorda anche come gli italiani siano stati in Kenya grandi missionari.

TAGS: nyerisacrarioprigioniericelebrazioniitaliani kenya

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