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10 luoghi comuni da smentire sul Kenya

Anti-vademecum del 'sentito dire' per il turista

15-07-2023 di Freddie del Curatolo

Che il Kenya sia uno dei paesi del mondo più chiacchierati è un buon segno. Significa che c'è interesse e non solo dal punto di vista degli affari o per fatti di cronaca, ma perché attrae con le sue proposte turistiche diversificate.
Però è vero che se sentono tante, forse troppe.
Da una parte non può che far piacere a chi tiene a questo Paese, agli italiani residenti che si sentono meno "soli" e a chi vive di turismo e campa grazie all'ingresso di stranieri. Dall'altra si spera sempre che le informazioni, anche al tempo delle "verità globalizzate", della paura a tutti i costi e dell'imperante superficialità, siano sempre il più corrette e precise possibili.
Ecco un esempio di luoghi comuni da spiegare, approfondire e smentire da parte di chi il Kenya lo conosce, verso chi ne parla per sentito dire.

1. IN KENYA C’E’ LA GUERRA
Nonostante i media italiani provino ad insinuarlo, neanche troppo tra le righe, il Kenya non ha mai vissuto una guerra civile, né un conflitto interno con Paesi confinanti. Le proteste di piazza di questi giorni hanno riportato alle cronache numeri di morti e feriti (esigui) e violenze e distruzioni (nulla, in confronto a quel che è accaduto nello stesso periodo in Francia, per fare un esempio)
Il Kenya è un paese indipendente da 60 anni, quando si emancipò dai colonizzatori dell’ex Impero Britannico. Quella è la prima ed ultima battaglia, estenuante e cruenta, combattuta dal popolo keniano. Il Kenya è una Nazione democratica e da vent’anni multipartitica. Gli scontri successivi alle elezioni del 2008 hanno causato 1200 morti nel paese, quasi tutti a nord per rivalità etniche.
La annosa crisi della Somalia ha invece portato l’esercito keniano, in missioni solitarie o affiancandosi all’Amisom (Paesi dell’Unione Africana), all’interno del tormentato Paese del Corno d’Africa.

2. IL KENYA E’ CARO
Non si può fare un’affermazione del genere se non si dice in precedenza che genere di soggiorno si intende. Se la destinazione sono i safari, a secondo delle riserve e dei parchi, la spesa può essere alta, ma chi conosce l’Africa sa che il Kenya offre comunque il miglior rapporto qualità-prezzo in tal senso. 
Se si parla di villeggiature lunghe a Malindi e dintorni, bisognerebbe evitare di acquistare prodotti italiani e già le spese calano. 
Perché fare colazione con i biscotti del Mulino Bianco e la Nutella costa dieci volte quella con i “Nice” e la marmellata Zesta. 
Ma soprattutto, avete mai mangiato a colazione una papaia da 20 centesimi di euro e un mango da 25? Dove noi italiani soffriamo, sicuramente è sull’olio extravergine d’oliva e sul vino, di cui sembra non riusciamo a fare a meno neanche in vacanza. E sul caffè.
Il discorso si può applicare anche a certi ristoranti, dove ad esempio gustare crostacei e pesce fresco locale costa molto meno che in Italia, ed è sacrosanto che il prosciutto crudo o la mozzarella sulla pizza abbia costi per il ristoratore, e di conseguenza prezzi, molto più alti. Ogni Paese, poi, ha i suoi talloni d’achille e chi lo frequenta da anni sicuramente lo troverà più caro di un tempo, ma questo appartiene all’epoca, non solo al Kenya.
Certo, l'inflazione galoppa e il carovita stringe nella morsa la popolazione locale, ma paradossalmente per chi arriva con gli euro il potere d'acquisto è aumentato del 50 per cento.

3. DI MALARIA SI PUO’ MORIRE
Questa è una verità che riguarda ormai quasi esclusivamente la popolazione locale delle fasce più basse. Da alcuni anni non si registrano in Kenya casi di turisti morti in conseguenza di malaria. C’è da premettere che si può morire di malaria se non la si cura bene, ovvero la si debella.
In ogni caso, quello che difficilmente i medici italiani e le agenzie di viaggio dicono, è che invece di fare la dannosa e non sicura profilassi, oggi la malaria si può tranquillamente curare come un’influenza grazie ad una combinazione di farmaci “del giorno dopo”, a base di artemisinina.
Farmaci che sono in vendita in Kenya a cifre abbordabili, rispetto alle medicine preventive in vendita in Italia. 

4. RAPINE E OMICIDI
I dati che riguardano rapine e omicidi nel Kenya civilizzato, ovvero quello frequentato da cittadini occidentali o comunque straniero, non sono peggiori di quelli dell’Italia.
Basti pensare che, facendo una media e considerando i diversi numeri, in Italia i turisti vittime di episodi di violenza sono tre volte quelli del Kenya (fonte Eures-Ansa). 
Oltre a considerare che in Kenya sono rarissimi (speriamo non imparino anche questo da noi) gli stupri e i rapimenti. Piuttosto, bisogna essere sinceri, è alta la media degli incidenti stradali. 

5. AL SHABAAB
Il Kenya non è un Paese islamico ma non è affatto contro la religione mussulmana, tanto che specialmente sulla costa, la convivenza tra cristiani e mussulmani è da sempre pacifica. Mai il Kenya ha avuto rivolte generate da faide religiose. Piuttosto i problemi e relativi attentati, dopo le tristi stagioni dell'attentato di Kikambala vicino Mombasa (2002) e di Nairobi, nei centri commerciali Westgate e Dusit, sono quasi esclusivamente concentrati al confine con la Somalia (il peggiore nel 2015 all'università di Garissa, 151 studenti morti). La Somalia resta uno stato ormai incontrollabile in mano a signorie ed integralisti, in conflitto con i propri governi che invece appoggiano la politica del Kenya nel Corno d’Africa. Negli ultimi tempi la situazione era talmente migliorata che i due governi hanno pensato di riaprire dopo 10 anni le frontiere, ma gruppi terroristici che evidentemente non sono dello stesso avviso hanno ripreso a colpire con piccoli ma mortali attentati. Sempre e comunque in zone dove un turista non si avventurerebbe mai. 

6. LA CORRUZIONE
Il Kenya è da anni nella disdicevole classifica dei primi dieci Paesi più corrotti del mondo. Anche l’Italia non è messa male in questa graduatoria, intendiamoci, ma la nazione africana ha sicuramente un problema grosso e radicato.
Un problema che però interessa soprattutto la politica, il business e la giustizia. Nella vita di tutti i giorni, e specialmente per quanto riguarda una vacanza, è importante sapere che questa abitudine solitamente si traduce in richieste di piccole mance che possono tranquillamente essere disattese, o di denaro in cambio di “chiudere un occhio”. Se non ci sono occhi da chiudere perché si è in regola, hakuna matata. 
I moralisti della domenica dimenticano che (purtroppo) la corruzione, per noi italiani, ha però anche dei suoi risvolti salvifici: se si sale in tre in moto senza casco, non si indossano le cinture di sicurezza in automobile o si commette qualche altra piccola infrazione, a quel punto quelle piccole mancette possono salvare dal comparire davanti al giudice, come la legge trasmessa dagli inglesi imporrebbe. E poco importa se la legge viene applicata soprattutto con gli stranieri. Impariamo a rispettarla, e non dovremo temere mai niente in questo Paese, rispondendo con un sorriso all’occhiolino di un agente o di un funzionario. 

7. IL TURISMO SESSUALE
Decidere di non recarsi in Kenya perché c’è il “turismo sessuale” sarebbe come decidere di non passare più dai viali e dalle circonvallazioni di ogni città italiana, e in parecchie strade provinciali della Penisola. Al di là dello sconcerto per chi non è abituato a vedere certe cose che appartengono da sempre all’umanità, tipo un ottuagenario mano nella mano con una ventenne, c’è da dire che almeno in Kenya non esiste lo sfruttamento della prostituzione, non ci sono i “papponi” e pagando una lucciola non si alimenta il racket della droga o qualche altra attività illecita, ma al massimo la retta scolastica di un piccolo ignaro figlio di zocc…pardon, di studentessa o qualche vestito firmato. Tristezza, al limite, ma anche un’abitudine radicata in Africa, dove i primi “utenti” del mestiere più antico del mondo sono gli stessi keniani.

8.  LA SPORCIZIA
Il keniani non sono “sporchi” e in genere il Kenya non è certo l’India, dove c’è una storica e consolidata tradizione di pratiche igieniche completamente diverse dalle nostre. Piuttosto, qualcosa di più simile potrebbe essere la nostra Campania (ma senza camorra) 
Il vero problema è la crescita del Paese, che deve fare i conti con il problema dello smaltimento dei rifiuti. E’ la cosa che salta più all’occhio, oltre all’urbanesimo galoppante, specie nelle periferie. Basta solo entrare nella realtà contadina appena fuori dai centri abitati, e si vedrà come tutto è più pulito e ordinato.
Anche il Governo keniano si è reso conto di questo problema e la svolta, dal 1 settembre 2017 di abolire la produzione e la distribuzione dei sacchetti di plastica, sicuramente migliorerà le cose, in attesa di una politica seria sullo smaltimento dei rifiuti. 

9. IL KENYA NON E’ UN PAESE “VEGAN FRIENDLY”.
Purtroppo ci è capitato di sentire anche questa…Vorremmo tranquillizzare tutti gli integralisti del gambo di sedano e del latte di soia. Data la buona presenza di indiani e di altre minoranze vegetariane per credo religioso, e la bontà di frutta e verdura, oltre che la presenza di elementi proteici come anacardi e fagioli, sicuramente in Kenya non morirete di fame. 

10. VOLETE EVITARE UN ALTRO LUOGO COMUNE? PRENDETE IL PRIMO AEREO E VENITE IN KENYA A RENDERVI CONTO DI PERSONA DI QUEL CHE ESPRIME QUESTO SPLENDIDO PAESE, NEL BENE E NEL MALE!

TAGS: luoghi comunikenyaturismocorruzione

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