LUTTO
25-07-2022 di Freddie del Curatolo
La professoressa di almeno tre generazioni di italiani in Kenya e di keniani che hanno voluto imparare la nostra lingua, ci ha lasciato alla veneranda età di 102 anni.
Si dice che l’Africa, per chi l’ha vissuta come un regalo, allunghi la vita.
Lo stesso si dice della cultura, della curiosità di apprendere e condividere nozioni.
Se è così, è naturale dover salutare la professoressa Giuliana Mollea Moretti dopo più di un secolo dalla sua nascita e quasi settant’anni di Kenya.
Se per tanti anni i figli degli italiani in Kenya hanno potuto studiare o perfezionare la loro madrelingua, lo devono a lei.
Arrivata al porto di Mombasa su una bananiera salpata dal porto di Genova nel 1955, quella donna sbarazzina ma allo stesso tempo coraggiosa e preparata, andava in Kenya per sposarsi.
Durante un viaggio allo Tsavo, dove il fratello costruiva ponti, aveva conosciuto l’ingegner Domenico Moretti, ex prigioniero di guerra italiano in Est Africa.
Il suo primo alloggio, come appunta in un preziosissimo diario, era composto da: “una lanterna e migliaia d’insetti, un tavolaccio in una capanna di foglie di palma, un letto duro ma ottimo per ascoltarvi ad occhi chiusi i ritmi battuti dai neri presso i fuochi sui loro rudimentali strumenti”.
Giuliana e Domenico si sposarono e si trasferirono a nord, in una verde ed immensa fattoria delle Highlands.
In quegli anni il Kenya stava lottando ferocemente per ottenere l’indipendenza dal Regno Britannico, sui monti intorno a Nairobi era scoppiata la rivolta dei Mau Mau, gli italiani spesso erano spettatori neutrali ma le fattorie erano spesso teatro di assalti e razzie e Giuliana Mollea Moretti frequentava indifferentemente espatriati d’ogni nazionalità e gli indigeni della zona.
“I britannici ci prendevano in giro, dicevano che noi italiani eravamo mezzi africani perché parlavamo più facilmente la lingua del Kenya piuttosto che l’inglese. Così io quando li incontravo, sorridendo li salutavo con un jambo – mi raccontò, durante un’intervista per il libro “Ritratti di Italiani in Kenya” - un giorno uscendo incontrai uno strano personaggio con lunghe trecce. Condivisi con lui un bel tratto di strada conversando amabilmente con lui. Venni poi a sapere che era uno dei capi della ribellione Mau Mau”.
Durante la guerra di liberazione, i Moretti si trasferirono per qualche anno in Uganda, dove Giuliana ebbe modo di perfezionare l’inglese. Qui, durante un ricevimento a Kampala, conobbe il neo eletto presidente del Kenya indipendente Jomo Kenyatta, che le fece i complimenti per la sua eleganza che, disse, “è tipicamente italiana”.
L’insegnante e il primo Presidente del Paese si sarebbero rivisti qualche anno più tardi, quando i Moretti fecero ritorno a Nairobi.
Con l’Indipendenza del Kenya, molti italiani diventarono utili se non necessari a costruire una nuova Nazione, lavorando fianco a fianco con la nuova classe dirigente locale.
Fu così che Giuliana realizzò il desiderio di tornare ad impartire lezioni d’italiano.
Dal 1964 decine e decine di connazionali di stanza in Kenya, dai figli dei prigionieri agli impiegati di Agip e Alitalia, avevano la loro “prof”. Così come indiani, inglesi e keniani poterono imparare una lingua importante per il loro lavoro.
Agli allievi con ambizioni universitarie insegnò anche il latino, ad altri fece amare i classici della nostra letteratura e la Divina Commedia.
Giuliana ha visto crescere l’attuale Presidente del Kenya, che frequentava lo stesso college dove lei insegnava italiano. Ancora oggi quando Uhuru Kenyatta la incontra, s’inchina davanti a lei rispettosamente e la ringrazia per la sua opera, per la quale nel 2017 è stata anche insignita dal Presidente della Repubblica Mattarella.
Con il commiato della professoressa Moretti, gli italiani non perdono una pagina della loro storia in Kenya, ma un intero libro. Fortunatamente era un libro aperto a cui decine e decine di connazionali hanno potuto attingere. La sua vita e le sue lezioni, non solo di lingua italiana, ma di incanto, purezza, rispetto e leggerezza (quella che il suo corregionale Italo Calvino definiva “planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore”) resteranno sempre impresse nella memoria di chi l’ha conosciuta e apprezzata.
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